Pandemia, i conti (etici) che non tornano
FOCUS Sperimentazione su linee cellulari da feti abortiti, approvazione senza trasparenza, informazione/propaganda e soppressione della libertà di coscienza: quali farmaci e quale bene comune?
Francesca Tuscano, 32 anni, insegnante, è morta nell’aprile 2021 per una trombosi cerebrale, in seguito alla somministrazione del vaccino AstraZeneca. L’indagine penale sembra destinata all’archiviazione, ma la consulenza del medico legale e dell’ematologo non lascia spazio a dubbi: «Il decesso della paziente è ragionevolmente da riferirsi a effetti avversi da somministrazione di vaccino anti Covid-19». Repubblica, la prima a darne notizia, scrive: «Gli indennizzi previsti dal Governo nemmeno si avvicinano lontanamente alla dimensione del dramma vissuto dai genitori dell’insegnante genovese deceduta nell’aprile del 2021 per colpa di una trombosi cerebrale. Poco più di 77.468,53 euro, ecco la cifra destinata “ai parenti aventi diritto che ne fanno domanda, nel caso in cui la morte del danneggiato sia stata determinata dalle vaccinazioni”, in base alla legge che ha stanziato un fondo da 150 milioni di euro destinato proprio a chi ha subito danni dalla vaccinazione anti Covid. Da qui, vista la risibile entità della cifra, la probabile futura causa civile contro la Stato». La storia di Francesca Tuscano impone di tornare sui problemi etici della campagna vaccinale di massa anti covid, problemi che in modo particolare in Italia sono stati censurati. Di seguito, una trattazione sintetica (nell’archivio di Notturno è possibile trovare tutti gli approfondimenti) dei principali conti etici che non tornano.
LA SPERIMENTAZIONE – I primi problemi etici della campagna vaccinale anti covid riguardano la fase di sperimentazione dei nuovi farmaci, fase nelle quali sono state utilizzate linee cellulari da feti abortiti (AstraZeneca e Johnson&Johnson hanno utilizzato queste linee anche nella fase di produzione). Milioni di persone nel mondo, credenti e non, hanno giudicato irricevibile il farmaco proprio per questo motivo. Il legame con l’aborto, seppur remoto (le case farmaceutiche dichiarano di utilizzare solo due linee cellulari, ingegnerizzate e clonate, provenienti da due aborti avvenuti negli anni ‘70), esiste e pone più di un dilemma etico. Ma non solo, apre a ulteriori domande: quale bene comune? Se la casa farmaceutica accetta una sperimentazione non etica, sulla base di quale etica valuterà i possibili effetti avversi sui pazienti? Posto che un’azione intrinsecamente malvagia rimane tale anche se fatta negli anni ‘70, perché il male non cade in prescrizione, è lecito dubitare anche di questo dato a fronte di un mercato dei tessuti fetali in continua espansione? Qual è il limite che ci si è posti nell’intervenire sulla vita umana? Se ci si arroga il diritto di manipolare la vita, utilizzando le linee cellulari da feti abortiti prima e manipolando il DNA poi, quali saranno le conseguenze?
L’INFORMAZIONE E LA PROPAGANDA – I problemi etici generano a loro volta problemi medici e problemi deontologici, dopo la sperimentazione arriva infatti l’immissione sul mercato dei nuovi farmaci anti covid, autorizzati in via emergenziale. Basta tornare al 27 dicembre 2020, al Vax Day europeo, celebrato come l’inizio della ripartenza, con i furgoncini Pfizer seguiti alla stregua di un viaggio papale: quale informazione sanitaria ha caratterizzato quei mesi? Quanto è stata informazione e quanto comunicazione, propaganda, marketing, manipolazione? Quante violazioni della deontologia giornalistica si sono registrate? Anche questi sono problemi etici, perché riportano alla domanda iniziale: quale bene comune? Quale bene comune da un’operazione di convincimento dell’opinione pubblica sulla base di slogan e non di notizie? Quale bene comune dalla delegittimazione di ogni voce contraria? Deontologia giornalistica, con la Carta di Perugia calpestata in ogni modo immaginabile, e deontologia medica, con il giuramento d’Ippocrate ridicolizzato da interessi economici e di potere.
LA DEONTOLOGIA MEDICA – Perché i medici vaccinatori sono coperti dallo scudo penale? Il loro compenso è calcolato anche in base al numero di iniezioni effettuate? Come può esserci una vera anamnesi se l’indicazione generale è stata “vaccinare tutti”? Perché i cittadini non sono stati informati del calcolo costi/benefici e dei possibili effetti avversi? Un problema etico e deontologico ancora più grande: il calcolo stesso costi/benefici era impossibile, perché i dati su sicurezza ed efficacia dei nuovi farmaci sperimentali non erano e non sono ancora oggi sufficienti. Nell’estate 2021, la Società italiana di pediatria, insieme ad altre società scientifiche dedicate alla salute della donna, ha rivolto un appello a Roberto Speranza, Ministro della salute, affinché si promuovesse la vaccinazione anti covid fra donne in gravidanza e bambini. Sulla base di quali dati, di quali garanzie, di quali evidenze scientifiche è stata fatta questa raccomandazione? Perché le stesse case farmaceutiche sconsigliavano nei loro foglietti illustrativi l’inoculazione dei nuovi farmaci a donne in gravidanza e minori? Sulla base di cosa i medici di medicina generale e gli specialisti hanno consigliato a tutti i pazienti di vaccinarsi? Sulla base di quali evidenze scientifiche hanno garantito che non ci sarebbe stata nessuna interazione con altre cure o altre patologie preesistenti? Sulla base di quali evidenze scientifiche le dosi sono diventate prima una, poi due, poi tre, ora quattro e forse domani cinque?
ESPERTI E INTERESSI – Sulla base di quali evidenze scientifiche è stata prorogata la scadenza dei nuovi farmaci sperimentali avanzati nei magazzini italiani? Perché sono state censurate, delegittimate e vietate le terapie domiciliari? Perché sono stati sospesi migliaia di medici che anche durante le fasi più dure della pandemia hanno continuato a girare per le case, prendendosi cura dei malati, calmando paure, evitando l’ospedalizzazione di migliaia di persone? Perché non sono stati sospesi i medici scomparsi nel 2020, i medici che ancora oggi non ricevono in studio per paura del covid, i medici che hanno fatto pressioni sui propri pazienti non vaccinati o addirittura li hanno discriminati? Quale bene comune alla base di queste decisioni? Perché sono stati firmati contratti secretati con le case farmaceutiche? Quali sono le clausole lì indicate? Perché né politici né giornalisti né medici possono visionare questi contratti? Cosa sta accadendo con la misurazione degli effetti avversi? Perché si è scelta solo la farmacovigilanza passiva? Come si può fare un reale calcolo costi/benefici se alcuni effetti avversi non vengono registrati? Dopo anni di convegni e conferenze sulla “medicina personalizzata”, perché si è reciso il rapporto di conoscenza e fiducia fra medico e paziente? Perché è stato reso quasi impossibile per un medico firmare un’esenzione per il proprio paziente, che magari segue da vent’anni?
CONSENSO LIBERO E INFORMATO – Sperimentazione, produzione, immissione sul mercato, informazione: se il consenso non è stato informato, è stato almeno libero? Le persone che hanno scelto di non ricevere i nuovi farmaci anti covid sono state inizialmente colpite da scomunica sociale, giudicate pericolose per la salute collettiva, equiparate a parassiti che succhiavano risorse pubbliche pretendendo di essere curate in caso di malattia. Infine, sono state punite direttamente. Prima con l’esclusione dalla vita sociale, poi dal lavoro e persino dalla visita dei propri cari ricoverati in ospedale. Quale bene comune dalla discriminazione di milioni di persone che hanno esercitato la propria libertà di coscienza, diritto cardine di ogni Stato che vuole definirsi democratico? La Costituzione italiana, «la più bella del mondo» (cit. Benigni), è stata scritta per impedire il ritorno di regimi in grado di anteporre un presunto bene collettivo al bene del singolo. La salute collettiva non esiste senza il rispetto dei diritti fondamentali del singolo individuo, il diritto al lavoro non esiste senza il rispetto dei diritti fondamentali del singolo individuo, la libertà stessa non esiste se milioni di persone ne sono private fra il silenzio e l’approvazione della maggioranza. L’equilibrio fra lavoro, salute e libertà personale non è parte di un gioco da tavola, è un meccanismo delicatissimo che va maneggiato avendo a cuore il rispetto della dignità umana. Come si giustifica la promozione di un conflitto orizzontale che ha diviso famiglie e lacerato amicizie e rapporti di lavoro, arrivando quasi a disumanizzare chiunque avanzasse dubbi sulla narrazione dominante? Come si giustifica il danno arrecato all’immagine stessa della scienza, presentata come una comunità di esperti mossi più dall’egocentrismo che dall’amore per il sapere? Una scienza fortemente condizionata dalle pressioni delle case farmaceutiche, incapace di porre un freno agli interessi delle multinazionali, incapace di fare discernimento fra ciò che è bene e ciò che è male?
I PAESI POVERI – Come scritto più volte, i problemi etici in Italia sono stati completamente censurati dal dibattito pubblico, fatta eccezione per la questione “Vaccini in Africa”. L’unico dilemma etico presentato all’opinione pubblica è stato: è giusto che America ed Europa si accaparrino tutte le scorte dei nuovi farmaci, escludendo così i Paesi in via di sviluppo? Si tratta però di un falso problema etico. È eticamente sbagliato privare qualcuno di un farmaco etico, sicuro ed efficace, lasciandolo così in balia di una malattia mortale dalla quale invece ci si mette al riparo grazie all’acquisto di dosi eccessive dell’antidoto. Ma in questo caso l’oggetto del contendere è un farmaco sperimentale non pienamente etico, del quale non si conoscono appieno sicurezza ed efficacia, pertanto su quali basi si può definire un’ingiusta appropriazione a scapito dei Paesi più poveri? L’invio di grandi scorte di farmaci sperimentali in scadenza (o già scaduti) verso l’Africa è stata sì un gesto eticamente inaccettabile, oltre che manifesto del peggior classismo possibile. Curiosa poi la preoccupazione americana ed europea per la salute dei popoli africani, anzi, inedita. Si ricorda solo il dimenticato “Contenzioso Kano”, sperimentazione portata avanti da Pfizer in Nigeria a partire dal 1996, somministrando un farmaco sperimentale a bambini nigeriani senza alcun consenso libero e informato e con la complicità degli enti regolatori.
LA NARRAZIONE DOMINANTE – Le istituzioni hanno scelto la strada della paura e della rassicurazione: un nemico, una soluzione, un disertore. La narrazione istituzionale ha ipersemplificato ogni aspetto della questione, riducendo ai minimi termini gli spazi per un sano dibattito pubblico. I talk show hanno fatto la loro parte anche se condotti da giornalisti, dunque tenuti a rispettare regole deontologiche ferree, ricreando in televisione teatrini nei quali tutto era scritto e deciso a tavolino, dalle inquadrature alle risse alle espressioni da meme (fenomeno appena nato e già abusato nella speranza di catturare pubblico giovane dai social). Lo spettatore, e così il cittadino, diventa burattino eccitabile a comando: lo si fa indignare (un ospite dice una cosa fuori dal coro) e poi lo si rassicura (conduttore e altri cinque ospiti lo zittiscono), lo si terrorizza (immagini di morte e distruzione) e lo si rassicura (immagini di farmaci miracolosi e uomini stimabili al comando). Qual è l’obiettivo di questa imponente operazione mediatica? Perché si insiste ogni giorno con la lotta alla disinformazione e poi persino le principali testate giornalistiche accettano di calpestare la deontologia giornalistica? Non esiste democrazia senza giornalismo, non esiste libertà se i cittadini non hanno accesso alle notizie, a tutte le notizie, anche a quelle scomode. Non esiste comunità partecipata senza dibattito pubblico libero: su cosa possono basarsi i legami di solidarietà fra cittadini se al posto della realtà vi è una costruzione ideologica, tenuta in vita da una costante propaganda? (Riproduzione riservata)
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