Pavia, 27 settembre 1983 – Andreevka, 24 maggio 2014
«La storia di Andy Rocchelli continua ogni volta che giornalismo e opinione pubblica si ritrovano dalla stessa parte della barricata per chiedere risposte a chi detiene il potere»
Le Volpi Scapigliate mi hanno chiesto di scrivere un pezzo in memoria di Andy Rocchelli, che oggi avrebbe compiuto 39 anni. Con le Volpi ci siamo incontrati per la prima volta alle udienze del processo: il comune desiderio di cercare la verità ha fatto il resto. Ecco il nostro omaggio a Andy, in edicola sul quotidiano la Provincia Pavese di oggi (martedì 27 settembre 2022, anno 153, n. 266, pag. 28).
Cercare la verità, combattere la disinformazione, dare voce a chi non ha voce. Oggi Andy Rocchelli avrebbe compiuto 39 anni e noi vogliamo ricordarlo perché crediamo che queste parole non siano solo slogan. Vogliamo ricordarlo dalle pagine del quotidiano di Pavia, perché Andy era pavese ed era giornalista.
Andy era un fotoreporter: con la macchina fotografica al collo osservava il mondo e andava là dove la Storia si scrive. Lo ha fatto a Beslan, nell’Ossezia del Nord, repubblica autonoma nel Caucaso Settentrionale, una città schiacciata da un passato di conflitti e un presente minacciato dall’estremismo islamico. Lo ha fatto a Osh, città che si trova a sud del Kirghizistan, dove la popolazione kirghisa e la minoranza uzbeca hanno intrapreso uno scontro violento. E ancora in Libia, dove la Primavera araba ha portato migliaia di persone a cercare di fuggire dal Paese, e in Calabria, dove la criminalità organizzata non perdona chi dice “no” ai suoi ricatti. Andy partiva, si immergeva in quelle realtà ferite per comprenderle prima e immortalarle poi. Per farle conoscere all’opinione pubblica, per rendere noti fatti che non trovavano e non trovano spazio nelle edizioni delle 20 dei telegiornali nazionali.
Cercare la verità, combattere la disinformazione e dare voce a chi non ha voce non erano per Andy la scritta perfetta per un post da rilanciare sui social, erano semplicemente la quotidianità. È con questo spirito che nel maggio del 2014 Andy arriva in Ucraina, in un Donbass straziato dalla guerra fra esercito ucraino e separatisti filorussi. Lì fotografa le famiglie ucraine che si nascondono negli scantinati per sfuggire ai terribili colpi di mortaio che tutto distruggono. A guardare gli scatti di Andy, che faranno il giro del mondo, sembra di sentire il sibilo dei mortai e le voci concitate dei civili che cercano riparo. Ecco, i civili. Sono proprio loro le prime vittime di ogni conflitto, di ogni sopruso, di ogni abuso di potere. È proprio su di loro che Andy puntava l’obiettivo, per raccontare storie che la propaganda incrociata delle guerre cancella o strumentalizza.
Il 24 maggio del 2014 i colpi di mortaio dell’esercito ucraino hanno rotto per sempre la sua macchina fotografica, ma la storia di Andy continua ogni volta che giornalismo e opinione pubblica si ritrovano dalla stessa parte della barricata per chiedere risposte a chi detiene il potere. Anche oggi, ne siamo certi, l’Andy 39enne sarebbe in giro per il mondo a raccogliere voci che altrimenti non avrebbero voce. Buon compleanno Andy, Pavia non ti dimentica. (Riproduzione riservata)
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