Pensavo fosse libertà, invece sono catene
IL COMMENTO Sui social diventano virali gli sfoghi dei giovani che piangono per la vittoria di Giorgia Meloni. Star e starlette si garantiscono lo stipendio, ma la sofferenza dei loro fanclub è reale
Sarebbe facile, troppo facile, ironizzare sugli sfoghi social di tanti adolescenti che si sciolgono in lacrime davanti alla fotocamera dello smartphone commentando i risultati delle elezioni politiche. Sarebbe giusto, molto giusto, chiedere perché quando i diritti costituzionali sono stati calpestati per milioni di cittadini nessuna lacrima è scesa sui loro giovani volti. Sarebbe tutto corretto, ma non si risolverebbe il problema. Perché la verità è che dietro a questa isteria collettiva c’è tanta sofferenza reale.
L’ironia è la prima reazione: quanto può essere staccata dalla realtà di tutti i giorni una persona che decide di realizzare un video nel quale inizia a piangere parlando della presunta futura cancellazione di non meglio precisati “diritti civili”? Come può avere così poco spirito critico da credere a tutto ciò che gran parte della stampa mainstream e la quasi totalità degli influencer diffondono quotidianamente?
L’esempio più banale è: «Giorgia Meloni cancellerà il diritto all’aborto perché è contro le donne». Ebbene, a parte che la questione “diritto all’aborto” è eticamente e legislativamente più complessa, l’impegno a togliere la possibilità di abortire in Italia non c’è nel programma del partito che ha raccolto più voti domenica scorsa. La leader di Fratelli d’Italia, parlando di aborto, ha detto che non toccherà mai la legge 194 (per non infastidire gli abortisti) e che si impegnerà per promuovere il diritto di non abortire (per accarezzare i cosiddetti “pro vita”).
Trattasi di “cerchiobottismo”, antichissima abilità utilizzata dai politici su temi particolarmente scomodi; non a caso Giorgia Meloni è spesso criticata da chi promuove il riconoscimento dell’inviolabilità della vita umana e non si accontenta degli slogan. Quando sanno che parte degli elettori potrebbe essere d’accordo, ma proposte radicali farebbero sull’argomento insorgere l’intellighenzia che conta, i politici scelgono di oscillare. Spesso a seconda della location nella quale tengono il comizio.
Nonostante la fumosità, qualche editorialista raccoglie la frase più esplicita, la ritaglia e ci cuce attorno un pezzo da 5mila battute nel quale lancia l’allarme sui diritti negati. Allora il politico reagisce con forza, gli animi si surriscaldano e gli elettori si schierano: l’editorialista ha venduto qualche copia in più, il politico ha guadagnato qualche voto in più. Il tema però non è stato affrontato, il tema non sta a cuore a nessuno dei due (apparenti) contendenti.
Il fastidio è la seconda reazione: quanto può essere in malafede chi piange oggi per probabili (ma probabili per chi?) violazioni dei diritti (ma diritti per chi?) ed è rimasto sul divano a guardare Netflix quando milioni di suoi concittadini (anche parenti e amici e colleghi e insegnanti e medici) sono stati esclusi dalla vita sociale prima e da quella lavorativa poi perché hanno detto “no” a un farmaco sperimentale e all’esibizione di un lasciapassare che dimostrava adesione alle linee guida governative (coraggio, basta frottole, la maschera sanitaria è caduta ancora prima di indossarla)? “Il mio collega è stato privato del diritto al lavoro (articolo 1 della Costituzione) perché la pensa diversamente da chi ci governa, però siccome io ho obbedito agli ordini e ho avuto in premio questo codice verde ora lo escludo a mia volta, perché è lui che mette in crisi l’ordine raccontato dalla televisione”: quante persone hanno ragionato così?
Tutto questo però non basta. Perché se è vero che star e starlette con queste polemiche si guadagnano posti nei reality show e nelle competizioni canore, se è vero che gli editorialisti coi loro allarmi sul fascismo finiscono in prima pagina, è anche vero che i loro fanclub sono composti da persone in carne e ossa. Persone con sentimenti. Persone che piangono vere lacrime perché credono che i loro beniamini abbiano detto loro la verità.
Perché credono che negli ultimi due anni non sia avvenuta nessuna violazione dei diritti fondamentali (in primis la libertà di coscienza), perché credono che chi ha detto “no” a obblighi e ricatti sia un subumano (se non ti considero come me possono anche escluderti dal consesso civile e io non mi opporrò, anzi approverò), perché credono che occupare una scuola contro Giorgia Meloni futura premier agitando una bandiera arcobaleno restituirà loro la serenità e la pace. Ma la serenità e la pace non possono abitare nella stessa casa della menzogna. La serenità e la pace non possono arrivare con un decreto, non possono essere garantite con una manifestazione, per di più acclamata dalla stampa mainstream.
Sarebbe bello concludere con “cari giovani”, ma la formula è ormai logora e farebbe pensare al lettore che l’autore di Notturno sia ormai lontano dalla gioventù. No, niente formule, solo un invito: cercare la verità. Pretendere di più. Qui non si chiede che l’influencer in cerca di collaborazioni per monetizzare discetti del senso della vita, si pretende però che non giochi con i sentimenti dei suoi ammiratori. Soprattutto se indifesi come i più giovani. Che non parli alla loro pancia (per l’età è emotivamente instabile, ed è normalissimo), per trasformarli in truppe cammellate da mandare al macello contro un nemico immaginario. Che non trasformi il naturale desiderio di amare ed essere amati dei giovani in uno specchietto per le allodole con il vetro deformante. Un vetro che promette nuovi fantasmagorici diritti, ma intanto riduce la visuale e porta via tutti i diritti fondamentali. Quando l’obiezione di coscienza viene combattuta con la censura e la perdita della libertà, nessun diritto è al sicuro. E nessun cittadino, giovane o vecchio che sia, può essere sereno e in pace. (Riproduzione riservata)
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Purtroppo i giovani di oggi son molto confusi, sono stati bombardati x troppo tempo da postazioni che han predicato solo menzogna, a cominciar dalla scuola x finire con i social, non sempre vagliati. C'è stata poca vigilanza e poca educazione. Ognuno si batti il petto.