Più realisti del re
Basta varcare i confini per scoprire locali dove consumare senza green pass e centri storici dove passeggiare senza mascherine. A sorpresa, i luoghi con le regole più severe sono le chiese
Sono le 16 di un sabato pomeriggio quasi primaverile. La città è invasa da un fiume di persone composto ma imponente. Sul lungolago c’è un via vai continuo di volti, sorrisi e chiacchiere. I tavolini esterni dei bar sono pieni, sembra sia in corso una gara per decretare chi riesce a gustare meglio cibo e primi raggi del sole di febbraio. Sotto i colonnati adibiti a sale esterne e nelle verande dei bar si accede normalmente, servono solo due condizioni: che ci siano posti liberi e che si abbia intenzione di consumare. Queste sono le uniche cose che il cameriere chiede, quando ci si avvicina ai tavolini. Forse per mangiare all’interno è necessario un lasciapassare, ma con questo clima e questa vista nessuno chiede di essere chiuso nei locali interni.
Per la strada i volti sono tutti scoperti, quando s’incontra qualcuno che indossa la mascherina lo si guarda con stupore, anche con una punta di sospetto, perché automaticamente s…