Quando il Papa gridò: “Pace, pace”
Il 25 ottobre del 1962, mentre 25 navi sovietiche con armi nucleari navigavano verso Cuba, Giovanni XXIII pronunciò il “Radiomessaggio per l’intesa e la concordia tra i popoli”
Il 22 ottobre del 1962 il mondo si trovò sull’orlo di una guerra nucleare. Erano le ore 19: John Fitzgerald Kennedy comunicò alla nazione che a Cuba era stata individuata una base sovietica con missili di media portata. «Il costo della libertà è sempre alto – disse il presidente degli Stati Uniti d’America, pronunciando quello che lui stesso avrebbe definito come “il discorso più grave della mia vita” –, ma gli americani lo hanno sempre pagato. E c’è una via che non sceglieremo mai, ed è quella della sottomissione e della resa». Kennedy annunciò il blocco navale attorno all’isola e chiese all’Unione Sovietica l’immediato ritiro delle armi. Nonostante il diktat americano, venticinque navi sovietiche cariche di testate nucleari continuavano ad avanzare facendo rotta su Cuba. Il mondo tratteneva il fiato e osservava attonito il degenerare della situazione geopolitica. Secondo le ricostruzioni degli storici, il Vaticano stava lavorando nell’ombra, muovendo con precisione il proprio imponente braccio diplomatico, ma papa Giovanni XXIII sentì l’urgenza di fare qualcosa di più. Prese una penna e buttò su carta un discorso che in realtà era un appello, che in realtà era una preghiera. Poi lo registrò, e alle ore 12 del 25 ottobre 1962 il “Radiomessaggio per l'intesa e la concordia tra i popoli” uscì dai ripetitori di Radio Vaticana per arrivare fino ai confini del mondo. Quel giorno, papa Giovanni XXIII contribuì a impedire lo scoppio di un conflitto atomico. Le sue parole vibrano oggi come allora, mentre il mondo sembra scivolare verso un nuovo conflitto mondiale. Un conflitto che potrebbe scrivere la parola “fine” sulla realtà fino ad oggi conosciuta. Di seguito, le parole di papa Giovanni XXIII.
«Signore, ascolta la supplica del tuo servo, la supplica dei tuoi servi, che temono il tuo nome. Questa antica preghiera biblica sale oggi alle nostre labbra tremanti dal profondo del nostro cuore ammutolito e afflitto.
Mentre si apre il Concilio Vaticano II, nella gioia e nella speranza di tutti gli uomini di buona volontà, ecco che nubi minacciose oscurano nuovamente l'orizzonte internazionale e seminano la paura in milioni di famiglie.
La Chiesa – e noi lo affermavamo accogliendo le ottantasei missioni straordinarie presenti all'apertura del Concilio – la Chiesa non ha nel cuore che la pace e la fraternità tra gli uomini, e lavora, affinché questi obbiettivi si realizzino.
Noi ricordiamo a questo proposito i gravi doveri di coloro che hanno la responsabilità del potere. E aggiungiamo: Con la mano sulla coscienza, che ascoltino il grido angoscioso che, da tutti i punti della terra, dai bambini innocenti agli anziani, dalle persone alle comunità, sale verso il cielo: pace! pace!.
Noi rinnoviamo oggi questa solenne implorazione. Noi supplichiamo tutti i governanti a non restare sordi a questo grido dell'umanità. Che facciano tutto quello che è in loro potere per salvare la pace. Eviteranno così al mondo gli orrori di una guerra, di cui non si può prevedere quali saranno le terribili conseguenze.
Che continuino a trattare, perché questa attitudine leale e aperta è una grande testimonianza per la coscienza di ognuno e davanti alla storia. Promuovere, favorire, accettare i dialoghi, a tutti i livelli e in ogni tempo, è una regola di saggezza e di prudenza che attira la benedizione del cielo e della terra.
Che tutti i nostri figli, che tutti coloro che sono segnati dal sigillo del battesimo e nutriti dalla speranza cristiana, infine che tutti coloro che sono uniti a noi per la fede in Dio, uniscano le loro preghiere alla nostra per ottenere dal cielo il dono della pace: di una pace che non sarà vera e duratura se non si baserà sulla giustizia e l'uguaglianza.
Che a tutti gli artigiani di questa pace, a tutti coloro che con cuore sincero lavorano per il vero bene degli uomini, vada la grande benedizione che Noi accordiamo loro con amore al nome di Colui che ha voluto essere chiamato Principe della pace». (Riproduzione riservata)
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Allora, facciamo risuonare ancora una volta questo accorato appello di Papa Giovanni XXIII, dalle radio, dai social. Ci sarà pur una registrazione