Quelli che “aspettano una telefonata”
Se l’arte rivela le passioni distruttive aiuta lo spettatore a purificarsi, se le confeziona prolunga l’agonia dell’errore. Riascoltiamo “Minuetto” (Mia Martini) e “Gli amanti” (Ornella Vanoni)
La catarsi è la «purificazione o rasserenamento delle passioni prodotto dalla poesia e specialmente dalla tragedia, secondo l’estetica di Aristotele» (Zingarelli, 1970, Bologna, p. 296). Quando una passione violenta, incontrollata o mal direzionata viene riconosciuta nella rappresentazione teatrale, lo spettatore non vede la propria immagine riflessa come in uno specchio, vede invece se stesso in azione, ritrova così l’origine dell’incendio che lo tormenta e scopre come domarne le fiamme. Aristotele limitava la catarsi alla tragedia, con il passare del tempo il raggio d’azione dell’effetto catartico è stato esteso a tutte le arti (letteratura, musica leggera, cinema), ma c’è il pericolo di confondere la purificazione con l’immedesimazione (e con il conforto che essa comporta). Parentesi: ci sarà un giorno in cui analizzeremo i confini dell’arte, ma non è questo il giorno (semicit.).
Prendiamo come esempio di passione una relazione sbagliata e come forme artistiche due canzoni. “Minuetto”, brano scritto da Franco Califano e Dario Baldan Bembo, interpretato da Mia Martini, pubblicato il 10 maggio 1973 per la Ricordi. La canzone, rimasta in classifica per sette mesi, è il soliloquio di una donna schiava per amore di un uomo che non ricambia i suoi sentimenti, ma che la va a trovare ogni tanto, «e vieni a casa mia / quando vuoi / nelle notti più che mai». Questa donna si strugge nell’attesa, si ritrova ad «aspettarti nelle sere per elemosinare amore». È dentro una spirale distruttiva, una spirale fatta di uso e abuso, e se ne rende conto, infatti canta: «E la vita sta passando su noi / di orizzonti non ne vedo mai / ne approfitta il tempo e ruba come hai fatto tu / il resto di una gioventù che ormai non ho più». Sembra di vederla alla finestra, mentre spera nell’arrivo di fanali conosciuti. Ma è sempre un arrivo temporaneo, è sempre un furto lungo una notte.
Franco Califano non doveva ignorare la condizione di questa donna, avendola vissuta (infinite volte, si dice) dall’altra parte della finestra, ma l’incontro con Mia Martini gli ha permesso di cristallizzare nelle note una situazione tanto comune quanto soffocante. La canzone mette i brividi. Mia Martini infonde in ogni esibizione tutto il dolore sordo che il testo evoca (qui sopra il video con un’incisione dal vivo). Chi ascolta, se vive una situazione simile, si ritrova con gli occhi lucidi. Ma nessuna catarsi è possibile qui. «Ora ammetto che la colpa forse è solo mia / avrei dovuto perderti e invece ti ho cercato – sussurra questa donna in perenne attesa, ma dopo poco aggiunge – pensieri vanno e vengono / la vita è così». Mentre «minuetto suona per noi» la ferita viene anestetizzata, ma rimane lì, pronta a riaprirsi con la prossima «notte a casa mia».
“Gli amanti”, brano scritto da Pierluigi Scarpellini - Ornella Vanoni - Roberto Pacco, interpretato da Ornella Vanoni, pubblicato nel 2007 all’interno dell’album “Una bellissima ragazza” per la Sony. La canzone svela le ombre di «storie d’amore con un passaporto falso». Ogni strofa è uno spillo per chi ascolta con il cuore proteso verso una persona già impegnata. Gli amori degli amanti sono «lunghi come un batter di ciglia / secchi come un colpo di tosse», eppure sopravvivono «strisciando i muri della vita».
Chi ascolta, se abita una storia da abusivo, si ritrova la pelle d’oca sulle braccia. Ma anche qui, nessuna catarsi è possibile. Perché la musica invece di prendere le distanze dalle passioni distruttive, come fa la tragedia, le culla. Le rende più accettabili. Fa scattare quell’immedesimazione citata all’inizio: non sono l’unico o l’unica in questa situazione, altri soffrono come me, altri «aspettano una telefonata / aspettano una telefonata / aspettano una telefonata», e qui scatta il conforto. Ma il conforto non è purificazione, è barbiturico che mitiga i sintomi ravvivando la causa primaria.
Le canzoni finiscono così per cementare sulla sabbia «amori fatti di stracci», allungando un’agonia di sentimenti «che nei giorni di festa» trasforma in «naufraghi soli». Il problema è che più il disco suona, soprattutto nei fine settimana, più diventa difficile cambiare canzone. (Riproduzione riservata)