Re Baldovino, il coraggio di un “no”
Papa Francesco visita il Belgio e si ferma a pregare davanti alla tomba del sovrano che nel 1990 abdicò al trono contro la depenalizzazione dell'aborto: «Non firmò una legge omicida»
È il 1990, siamo alla fine di gennaio, in Belgio il parlamento federale si appresta a votare una legge per depenalizzare l'aborto entro le prime dodici settimane dal concepimento. Il re Baldovino è contrario, ma politica e stampa premono: pare strano, ma persino il sovrano sembra costretto a obbedire a ordini calati dall'alto. Baldovino e Fabiola del Belgio partono dalla residenza reale di Laekene e, dopo 1.400 chilometri percorsi di notte e senza scorta, giungono all'alba sul loggiato deserto di piazza della Madonna, a Loreto, in Italia. Entrano in basilica accolti da padre Stanislao Santachiara da San Severino, l'allora rettore del santuario. Il re si inginocchia davanti all'immagine della Vergine e lì rimane in preghiera per tre ore. Poi confida a padre Stanislao: «Avrei voluto essere padre e non ho potuto esserlo ed ora dovrei firmare una legge che interrompe una vita che si strada. Sono inoltre la guida del mio Paese e dovrei indicargli proprio questo orizzonte, varando la legge sull’aborto. Non credo che lo farò. Nelle mani di Maria io e mia moglie Fabiola oggi poniamo i nostri destini, chiedendo coraggio e forza per sostenere questa grande prova».
Passano i mesi e si arriva al 3 aprile, la legge è stata approvata a maggioranza da Camera e Senato: in qualità di monarca costituzionale, Baldovino è formalmente vincolato a promulgare il testo. Ma il re abdica, rinuncia ai poteri regali pur di non apporre la propria firma su quella legge. Legge che passa, grazie anche al sostegno del premier democristiano Wilfried Mertens, ma senza il nome del sovrano.
Baldovino, che era molto amato dal popolo, riprese le proprie funzioni settantadue ore dopo. Sarebbe potuto accadere di tutto in quelle infinite settantadue ore, il monarca avrebbe potuto perdere la corona per sempre, ma la coscienza imponeva di dire no. Quel gesto, ancora oggi ricordato come il “gran rifiuto”, è stato citato da papa Francesco che sabato 28 settembre 2024 si è fermato a pregare sulla tomba di re Baldovino, nella cripta reale della Basilica di Koekelberg. Papa Francesco ha elogiato «il coraggio di Baldovino», quando scelse di «lasciare il suo posto da Re per non firmare una legge omicida». Domenica 29 settembre il Papa ha comunicato: «Al mio rientro a Roma avvierò il processo di beatificazione di re Baldovino: che il suo esempio di uomo di fede illumini i governanti».
Il 7 giugno 1995, ricordando la visita in Belgio appena conclusasi, papa Giovanni Paolo II disse: «Il Belgio è una monarchia costituzionale e i Reali belgi si sono iscritti in modo indelebile nella storia della loro nazione, ed anche in quella dell’Europa. Penso ai monarchi del periodo della prima e della seconda guerra mondiale. In modo particolare, penso al re Baldovino recentemente scomparso, che ebbi la fortuna di incontrare alcune volte, non soltanto durante la mia precedente visita in Belgio, ma anche a Roma. Il suo ricordo è impresso nella memoria dei connazionali e di tutti noi. È stato un grande custode dei diritti della coscienza umana, pronto a difendere i comandamenti divini, e specialmente il V comandamento: “Non uccidere!”, in particolar modo per quanto riguarda la tutela della vita dei bimbi non ancora nati. La sua eredità spirituale, custodita con premura dalla vedova, la regina Fabiola, costituisce un tesoro comune per la nazione e per la Chiesa». (Riproduzione riservata)
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