Roberto Burioni contro Alessia, due considerazioni
Il tweet della vergogna è uscito dai social e ha raggiunto le principali testate giornalistiche online. Ma una cosa va precisata: il problema non è lo stato di salute dell’utente colpita dall'insulto
Lo squallido sberleffo postato da Roberto Burioni contro una utente di Twitter, colpevole di aver preso le difese del deputato leghista Alex Bazzaro, ha rotto la bolla social ed è finito sulle principali testate giornalistiche online. Il Corsera, il Messaggero, il Giorno, il Fatto Quotidiano: tutti danno notizia del terremoto social provocato dall’ennesimo tweet aggressivo del docente dell’università San Raffaele. Notturno è stato uno dei primi siti a pubblicare un resoconto e un commento dell’accaduto questa mattina, con la consapevolezza che ogni limite di decenza fosse stato superato. Il dibattito si è esteso anche al mondo politico, in particolare alla Lega e a Fratelli d’Italia, ma questo elemento richiederà alcuni giorni di analisi per comprendere quanto ci sarà di concreto oltre l’indignazione. C’è un aspetto però che va rimarcato dopo la lunga giornata di reazioni: la fragilità di Alessia.
Ebbene, Alessia è fragile in primis perché ragazza sconosciuta contro medico famoso. Perché utente privato contro utente professionale e verificato. Perché possibile paziente contro possibile medico curante. Perché sola contro un profilo che conta oltre 350mila follower. La fragilità di Alessia non sta nei dati della sua tessera sanitaria, che Notturno non conosce e non è interessato a visionare, la fragilità sta nella singola cittadina che viene sbeffeggiata da una persona nota, da una persona che, per la sua sovraesposizione mediatica, rappresenta ormai le istituzioni sanitarie italiane. Se non, per alcuni, la comunità scientifica mondiale.
Quando Roberto Burioni ha dato del cretino al sottoscritto, la prima reazione è stata ovviamente di rabbia e di stizza. Prima l’insulto, poi il blocco per impedirmi di rispondere, poi un altro insulto dal suo profilo che io non potevo più vedere. È l’arroganza tipica del bambino dell’asilo che ancora crede di avere tutto il mondo nelle proprie mani, per questo la rabbia ha lasciato presto il posto a una lunga, lunghissima risata. Il mio, inoltre, è un lavoro pubblico: ho potuto reagire, preparare un articolo, far sapere quanto accaduto esponendo le mie argomentazioni. Ho potuto ripetere ancora una volta quelle domande che pongo dalla primavera del 2021, e che mi sono costate insulti, delegittimazione e censura anche da parte di alcuni colleghi e di alcuni cosiddetti esperti. Domande, sui problemi etici della campagna vaccinale, che non smetterò di porre finché non avrò risposte.
Alessia questo non lo può fare, non è il suo lavoro, non è la sua vita. Gli attacchi social fanno sempre male, lasciano sempre piccole ferite, ma le ferite faticano ancora di più a rimarginarsi quando sono inflitte a una persona che non è preparata a gestire tutto questo caos virtuale. Ricevere insulti, prese in giro, a volte addirittura velate minacce, significa essere travolti da un’ondata che può destabilizzare. Questa è la prima e più importante fragilità di Alessia: l’essersi trovata dentro a uno scontro come Davide contro Golia senza neanche la fionda. Il resto sono note a margine, che possono solo aggravare la posizione di Roberto Burioni in questo infelice duello.
Alessia non ha bisogno di essere agitata come una bandierina da un partito politico, Alessia non ha bisogno di essere ospitata da qualche televisione a caccia di un punto in più di share. Alessia ha bisogno di scuse sincere, di pentimento profondo da chi ha pubblicato quell’orribile messaggio. Poi deve poter tornare alla sua vita normale, magari con qualche amico in più, di certo con tante nuove persone che la ricorderanno nelle loro preghiere. (Riproduzione riservata)
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