Sarah Brightman, il mistero di una voce
Oltre trenta milioni di dischi venduti per il soprano capace di passare dal teatro, con “The Phantom of the Opera”, alla musica leggera, con “Time to Say Goodbye”. Magia, ma solo in sala d'incisione
Canto lirico ma repertorio pop, oltre trenta milioni di dischi venduti, immagine tanto teatrale da risultare a volte artefatta. Classe 1960, in attività dal 1978, Sarah Brightman è l'indiscussa protagonista del genere “operatic pop”, nota per aver interpretato Christine Daaé al debutto di “The Phantom of the Opera” e per aver fatto conoscere nel mondo “Con te partirò” nella versione inglese “Time to Say Goodbye”. La carriera di Sarah Brightman nel mondo dello spettacolo inizia nel 1976, quando entra a far parte del gruppo di danza Pan's People, due anni più tardi però scopre la propria vocazione di cantante prendendo parte allo spettacolo “Hot Gossip”. Inizia a pubblicare alcuni singoli, ma nessuno di questi entra in classifica. Nel 1981 ottiene il ruolo di Jemima nel musical “Cats” e conosce Andrew Lloyd Webber, compositore che tre anni più tardi divorzia dalla moglie per sposarla. Il sodalizio artistico con Lloyd Webber trasforma la cantante nella star di “Aspects of Love” e, soprattutto, di “The Phantom of the Opera”, che diviene presto un classico della produzione teatrale contemporanea.
La Brightman interpreta Christine Daaé, ballerina di fila dell'Opéra Populaire cresciuta in teatro, convinta che il Fantasma sia un angelo inviatole dal padre morto prematuramente. Il suo ruolo richiede estrema duttilità vocale e grandi capacità interpretative, due caratteristiche che la critica del tempo non vide in Sarah Brightman, definendo lo spettacolo eccessivamente barocco, vacuo, a tratti grottesco. Secondo la critica “The Phantom of the Opera” sembrava mirare più a colpire lo spettatore che a raccontare una storia, ma l'effetto funzionò: a Londra l'Her Majesty's Theatre ha offerto a oggi oltre 9mila rappresentazioni dello spettacolo, tutto esaurito anche per l'edizione di Broadway. In totale, nel 2008, lo spettacolo contava 65mila repliche nel mondo e oltre 5 miliardi di dollari d'incasso.
Nel 1990 Sarah Brightman e Andrew Llyod Webber divorziano e l'anno seguente la cantante conosce e sposa Frank Peterson, produttore discografico che la porterà in vetta alle classifiche mondiali. Il primo frutto di questa unione artistica è “Dive” del 1993, un album onirico dedicato al mare. “Captain Nemo”, primo singolo estratto, presenta al pubblico una Sarah diversa, che sembra sussurrare storie provenienti da altri mondi. Questo aspetto diventerà centrale anche per la produzione successiva: pur mantenendo l'impostazione lirica di soprano leggero, Sarah Brightman giocherà con la voce rendendola spesso poco più di un sussurro, come a richiamare l'attenzione dell'ascoltatore verso misteri non udibili nel frastuono quotidiano.
L'anno della svolta è il 1995, quando Sarah Brightman incide “Time to Say Goodbye”, versione inglese di “Con te partirò”, brano portato da Andrea Bocelli al Festival della canzone italiana di Sanremo. Se “Con te partirò” è oggi una delle canzoni italiane più famose al mondo, lo si deve anche alla versione inglese del brano interpretata dalla Brightman, versione che a oggi ha venduto oltre dodici milioni di copie. Per questo, il 2 giugno del 2016, Sarah Brightman ha ricevuto l'onorificenza di Cavaliere nell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Frank Peterson capisce che l'operatic pop è il genere perfetto per la Brightman, e con questa linea produce i successivi album “Eden” (1998), “La Luna” (2000) e “Harem” (2003).
Ai dischi, che vendono milioni di copie, si sommano tour imponenti con scenografie epiche, che ricordano le origini teatrali dell'artista e contribuiscono a creare il mito attorno al personaggio. Riguardo l'Harem World Tour del 2004, il New York Times lo definì «involontariamente inquietante, un'affascinante discussione sul vuoto». Da questo periodo, per gli amanti della commistione fra generi musicali, si consiglia di ascoltare “A Question of Honour”.
Uno degli album più interessanti arriva nel 2008, si intitola “Symphony” e contiene la canzone che meglio rappresenta lo stile espressivo della Brightman: “Fleurs du Mal”. Per scoprire questa canzone si segnala la versione eseguita il 16 gennaio 2008 nella cattedrale di Santo Stefano a Vienna (l'architettura gotica diventa scenografia perfetta del singolo), durante un concerto esclusivo. La Brightman compare in fondo alla grande basilica, circondata da centinaia di candele, seguendo la melodia inizia ad avanzare verso l'altare in un crescendo di pathos che la location, l'orchestra e il coro moltiplicano all'infinito. Attualmente la cantante è impegnata nel “A Christmas Symphony”, holiday tour con il quale regala al pubblico le più grandi hit della carriera e alcune cover natalizie.
Le critiche che hanno segnato il suo debutto in “The Phantom of the Opera” sono lontane nel tempo, ma forse c'era qualcosa di vero negli articoli negativi su questa stella nascente. C'è infatti un filo rosso che lega la maggior parte delle esibizioni di Sarah Brightman: il playback. A volte puro, con le versioni incise per i dischi, a volte sotto forma di tracce pre-registrate appositamente per i concerti. Sono sempre stati in pre-rec i vocalizzi più difficili della Sarah-Christine, è in pre-rec l'intensa “Fleurs du Mal” portata in scena nella cattedrale di Vienna nel 2008, ed è in playback gran parte del tour natalizio.
Cosa spinge un cantante a esibirsi in playback? La linea critica che abbiamo sempre tenuto per i focus musicali di Notturno è semplice: il playback è comprensibile nelle apparizioni televisive durante la promozione di un nuovo singolo, ma non è accettabile nei concerti, dove il pubblico paga per vivere un'esperienza unica. Il talento di un cantante si misura non solo in sala d'incisione, ma anche (anzi, soprattutto) nella capacità di eseguire e interpretare un brano più sere di seguito, con uno stato vocale differente, affrontando il tempo che passa e in contesti completamente diversi.
Il pubblico che segue Sarah Brightman devotamente si è via via ridotto, eppure la cantante può ancora contare su un fanclub fedele che puntualmente acquista i biglietti delle nuove date annunciate. L'ultimo disco che ha avuto eco mediatica è stato “Hymn”, del 2018, dal quale si consiglia “Fly to Paradise”. Sempre piacevole da ascoltare, il tocco di Frank Peterson ha saputo infatti cucire attorno alla sua voce brani maestosi, la Brightman rimane oggi più forma che sostanza, immagine immortalizzata di una cantante che continua a esibirsi, ma a sipario chiuso. (Riproduzione riservata)
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