Sciacalli
Nulla sembra rallentare la macchina della propaganda, neanche la morte di una giovane ragazza. Eppure, c’è ancora spazio per la speranza
C’è un confine che il giornalismo non dovrebbe mai superare, si chiama deontologia. Riguardo l’informazione sanitaria, la Carta di Perugia afferma: «L’informazione e la divulgazione devono contenere tutti gli elementi necessari a non creare false aspettative nei malati e negli utenti, e devono essere distinte in maniera evidente e inequivocabile da ogni possibile forma di pubblicità sanitaria».
Riguardo l’informazione che coinvolge minori e soggetti fragili la Carta di Treviso afferma: «In tutte le azioni riguardanti i minori deve costituire oggetto di primaria considerazione “il maggiore interesse del bambino”, perciò tutti gli altri interessi devono essere a questo sacrificati».
Come sono stati raccontati gli open day AstraZeneca e Johnson&Johnson organizzati dalle Regioni? Come il trionfo della scienza, dell’altruismo, della speranza.
Con la stessa retorica adottata per il Vax Day del 27 dicembre 2020, con la cronaca che lascia il posto a una critica mascherata, con una linea editoriale allargatasi a macchia d’olio sulla quasi totalità delle testate giornalistiche italiane. Grandi firme, politici, virostar e influencer: un unico coro impegnato in un’esecuzione senza chiaroscuri né controcanti.
E come potevano reagire giovani e giovanissimi? Dopo oltre un anno di libertà ridotte, di paure e, peggio ancora, di apatia? Dopo la censura dei problemi etici dei vaccini, la sottovalutazione dei problemi medici, dopo la denigrazione pubblica dei medici che hanno adottato, in presenza e senza sosta, le terapie domiciliari, dopo l’obbligo mascherato da lasciapassare per le vacanze o, peggio ancora, da gesto altruistico in difesa dei più fragili? Sono corsi, in massa, a prenotarsi. Come si fa quando si è ragazzini e ci si fida più facilmente dei pari. Non delle figure istituzionali, verso le quali c’è una quasi naturale repulsione, ma dei compagni, degli amici, del gruppo.
E la narrazione a senso unico ha saputo parlare a loro in modo particolare, contando sull’alleanza silente di scuola e Chiesa. La moda macina miliardi con questa strategia da decenni, la musica pop uguale, ma l’informazione no, l’informazione non doveva cedere a questo. Perché il giornalista ha il diritto/dovere di cercare la verità e diffonderla. Anche quando è scomoda, controcorrente, difficile. Il giornalista non può accettare la velina del governo e il comunicato stampa delle case farmaceutiche senza ribattere con una lunga serie di domande. Il giornalista non può trasformarsi in comunicatore, pagato dai lettori per fare gli interessi dei poteri forti.
Con il racconto della morte di Camilla, deceduta a seguito del vaccino, si è superato però un nuovo confine. Si chiama decenza. Scrive Rai News: «Camilla Canepa, la ragazza di 18 anni morta dopo la vaccinazione volontaria con AstraZeneca, secondo quanto appreso soffriva di piastrinopenia autoimmune familiare e assumeva una doppia terapia ormonale».
Prima il covid come malattia incurabile, poi il vaccino come strumento salvifico, poi il mantra «i benefici sono superiori ai rischi», poi l’open day alla moda, al quale partecipano anche gli influencer che contano. Poi, però, compaiono i primi effetti avversi, allora ecco le distanze, «era una volontaria», infine il colpo di grazia: «era già malata». Dopo la vuota retorica sulla difesa delle persone fragili, sui giovani untori, sulle case farmaceutiche pie missionarie di carità, questo cinismo ideologico la professione non se lo meritava.
L’abbraccio della propaganda alle redazioni non sorprende, non ha nulla di inedito né di creativo, ma deve far preoccupare, perché è l’abbraccio del pitone. Eppure, per questi maledetti giornali tanti giornalisti hanno perso la vita, hanno subito e subiscono intimidazioni, lottano contro querele pretestuose e affrontano gavette inaccettabili in assenza di sogni. Basta leggere le storie verificate da Ossigeno per l’informazione: quanti cronisti, magari di provincia, spesso precari, sfidano ogni giorno i potenti di turno perché la verità sia svelata e accessibile a tutti.
Nel silenzio, lontano dai riflettori e dai grandi compensi, la penna di un giornalista corre ancora veloce su un taccuino stropicciato. Quindi, cari poteri forti (o apparentemente tali), giù le mani dal giornalismo. Nonostante tutto, non l’avrete. (Riproduzione riservata)
Per restare sintonizzato su “Notturno” clicca su “Subscribe” e iscriviti. “Notturno” vive grazie ai lettori: se ti abboni sostieni il lavoro giornalistico della newsletter e ottieni l’accesso completo all’archivio. Riceverai inoltre, ogni settimana, un contenuto riservato agli abbonati.