Settimana Santa, le parole del vescovo di Pavia
Durante la Via Crucis cittadina e la Messa delle Palme monsignor Corrado Sanguineti ha invitato a vigilare contro il pensiero unico e ha ricordato: «Non sono più i giorni della pandemia»
I capi dei sacerdoti gridano: «Crocifiggilo», gli scribi gridano: «Crocifiggilo», il popolo grida: «Crocifiggilo», Pilato se ne lava le mani. La Domenica delle Palme, con la processione degli ulivi e la lettura della Passione, apre le porte della Settimana Santa, cuore pulsante dell’anno liturgico e della vita cristiana. E la Passione pone l’uomo del 2023, credente e non, di fronte al racconto di una brutale ingiustizia: la crocifissione di un uomo innocente, la manipolazione dell’opinione pubblica, la persecuzione della fede. Nell’ineffabile speranza del più grande gesto d’amore, vi è anche tutta la miseria dell’uomo: nella malvagità dei capi dei sacerdoti, nella superficialità della folla, nella debolezza di Pilato.
Domenica 2 aprile monsignor Corrado Sanguineti, vescovo di Pavia, ha voluto sottolineare proprio la velocità con cui la folla passa dall’acclamazione: «Osanna al figlio di Davide!» (Mt 21,9), al grido feroce, sempre più forte: «Sia crocifisso» (Mt 27,22.23). Dall’ingresso trionfale di Gesù nella Città Santa alla salita al Calvario passano solo pochi giorni, eppure l’atteggiamento della folla è mutato radicalmente: «La storia c’insegna quanto siano volubili le masse, quanto sia facile accodarsi alla corrente dominante, al “pensiero unico” che si afferma, a volte sotto un’apparenza di libertà e di democrazia. Anche i regimi totalitari e autocratici, di ieri e di oggi, sanno pilotare, condizionare, dominare le folle, asservirle, creando un clima di controllo e di paura – ha detto il vescovo Corrado durante l’omelia in cattedrale –. Generalmente, è per l’ignavia dei “buoni”, per il conformismo dei bravi cittadini, che diventano sudditi silenziosi e obbedienti, che si afferma il potere, nelle sue forme più dure e inumane, o nelle sue espressioni formalmente corrette: perciò è bene essere vigilanti nel custodire la piena libertà del pensiero, la capacità di essere critici, di essere uomini e donne dalla coscienza viva, ed è giusto far sentire la nostra solidarietà e vicinanza, il sostegno nella preghiera a coloro che vivono in nazioni oppresse da regimi che soffocano la libertà e il cuore dei popoli e delle persone».
Venerdì 31 marzo, al termine della Via Crucis cittadina, partita dalla basilica di San Pietro in Ciel d’Oro e terminata in duomo, il vescovo Corrado ha evidenziato invece la disaffezione crescente alla Messa, una lontananza iniziata durante il lockdown e la sospensione delle Messe con concorso di popolo e mai più sanata. Così monsignor Sanguineti: «Non inventiamo scuse o giustificazioni, non lasciamoci vincere dalla pigrizia, dalla “comodità” di seguire a casa le celebrazioni, per TV o per radio o in streaming: non sono più i giorni della pandemia, usciamo dalle nostre case, ritroviamo il gusto e la bellezza d’incontrare il Signore, crocifisso e risorto, vivo nella Parola proclamata, nell’Eucaristia celebrata, nella comunità che in suo nome si raduna».
Secondo il vescovo di Pavia la Messa è la vera sorgente della fede: «Certo, la vita cristiana, come amicizia con Cristo, nella concretezza della comunità credente, nell’abbraccio della Chiesa, non è solo preghiera e liturgia: è una vita che si esprime anche in altre dimensioni, come l’ascolto e la lettura della Bibbia, la catechesi e la formazione, la carità e il servizio, la fraternità e la testimonianza negli ambienti e nella società, la cultura e l’espressività umana in ogni forma. Ma senza preghiera, senza celebrazione dei misteri, nei sacramenti e nella liturgia, senza la partecipazione fedele e non formale all’Eucaristia ogni domenica, senza i gesti della pietà e della fede, come la Via Crucis di questa sera, non illudiamoci di generare cristiani autentici, uomini e donne, ragazzi e giovani che vivono una reale familiarità con Gesù e ne diventano così testimoni nella loro esistenza, nel modo d’essere, di pensare e di agire». Durante il lockdown il vescovo di Pavia si è speso da un lato per raggiungere tutti i fedeli tramite i mass media, dall’altro per far terminare il prima possibile la sospensione delle Messe con concorso di popolo. (Riproduzione riservata)
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Fossero tutti così i nostri vescovi!! Come anche Monsignor Crepaldi a Trieste, che peròa breve verrà sostituito. Peccato. Preghiamo lo Spirito Santo che susciti ministri veramente santi.