“Sospesa, forse per sempre. Ma serena”
SPECIALE Notturno incontra una veterinaria che ha detto “no”: «Dopo lo sconcerto e la rabbia, ora voglio solo prepararmi per quando la battaglia finirà e ci sarà da ricostruire tutto»
«Eppure, nella mia personale evoluzione tutto funziona. Tutto si sistema al suo posto, e io sono solo un piccolissimo elemento di questo scontro epocale che avviene sopra le nostre teste». Sono le parole di una veterinaria sospesa senza stipendio da mesi, esclusa dal proprio posto di lavoro fino al 31 dicembre 2022, forse anche in seguito.
Da quando sono stati introdotti obbligo vaccinale per il personale sanitario e green pass, Notturno ha intrapreso un viaggio per cercare quelle voci che rimanevano escluse dalla narrazione cosiddetta “mainstream”. Per ascoltarle, prima ancora di raccontarle. Lo ha fatto seguendo le manifestazioni di piazza a Milano, dove oltre diecimila persone hanno attraversato la città ogni sabato, per tutta l’estate 2021. Lo ha fatto seguendo il lavoro di Iustitia in Veritate, collaborando con l’avvocato Maria Rita Mottola per il primo ricorso italiano basato sui problemi etici dei vaccini anti covid, sollecitando la Conferenza Episcopale Italiana e la Congregazione per la dottrina della fede sulla tutela dell’obiezione di coscienza, e con altre azioni (che continuano anche oggi) e che non sempre hanno preso poi la forma di articoli pubblici. Moltissimi gli incontri fatti di persona, verificando direttamente le istanze di persone etichettate come “no vax”, le cui storie sono automaticamente imbrattate con la vernice della delegittimazione. Questi incontri sono stati fatti con la convinzione che le etichette, le semplificazioni e le generalizzazioni siano veleno mortale per il giornalismo.
Così oggi Notturno dà voce a una veterinaria appassionata dello studio, della ricerca, una professionista che all’improvviso si è vista tagliata fuori dal lavoro. Data la delicatezza della situazione, che Notturno ha verificato nel dettaglio, questa voce avrà un nome di fantasia: Giovanna. Tutto ha avuto inizio a dicembre 2020: «Il consenso in bozza recitava all’incirca ‘non sappiamo quanto dura l’effetto, sembra che copra un tot ma gli studi sono in corso, comunque in più aderite e prima ci faremo un’idea di come va’. È stato in quel momento che ho deciso che no, non sarei accorsa alle fila dei colleghi questuanti, che mendicavano una dose fingendo di dispiacersi per nonna 98enne che si sarebbe vaccinata dopo di loro, nipoti giovani e sani – racconta Giovanna a Notturno –. Ma ho commesso un’ingenuità. Non avevo ancora compreso gli enormi schieramenti del Bene e del Male che si stavano disponendo a dare battaglia nel mondo, quindi nelle prime settimane del 2021 mi sono esposta con dei commenti dubbiosi sul siero, che ancora non era considerato ‘sacro’ ma lo stava per diventare per plebiscito popolare. ‘Ma quanto dura l’mRNA una volta entrato nella cellula?’ chiedevo - silenzio. ‘Ma come mai non si è mai affrontata un’epidemia di coronavirus tramite vaccinazione a tappeto?’ - silenzio. ‘Ma lo sapete che dai primi articoli in preprint c’è il dubbio che il virus possa essere stato ingegnerizzato? E che la protezione dall’infezione sembra essere piuttosto bassa? D’altronde come mai negli animali non abbiamo mai sviluppato vaccini per dei coronavirus?’. Ma dopo il silenzio, sono arrivate le battute alle mie spalle, che pure nel frattempo mi ero fatta prudente come serpente e tacevo senza mai replicare».
A dare fastidio sembra proprio la professionalità di Giovanna, che di fronte agli slogan ripetuti da tutti i media va oltre le parole e cerca di approfondire, legandosi tenacemente al metodo scientifico: «Essendo io ricercatore in ambito medico, farmi domande e “compulsare” bibliografia mi viene naturale, una sorta di deformazione professionale votata al dubbio – spiega –. Non che non sapessi già che la ricerca non è libera, ma pilotata dai fondi messi a disposizione (da UE, Stato e grande industria) su argomenti predeterminati, o che il processo di peer-review è pieno di zone d’ombra,... ma gli ultimi due anni mi hanno definitivamente aperto gli occhi su questi malsani meccanismi».
Quando viene pubblicato il decreto legge del 1° aprile 2021, Giovanna inizia a intravedere le nuvole nere. La campagna vaccinale infatti si avvia senza considerare la storia medica della singola persona, ma neanche il suo ruolo professionale: «A nulla è valso sottolineare con la Asl prima e con l’Ordine poi che non lavoro con pazienti fragili, e che i miei ‘pazienti’ sono pelosi e, soprattutto, li vedo solo attraverso un microscopio. Nulla hanno potuto le richieste di consenso informato, di prescrizione del sacro prodotto, le paginate di fonti bibliografiche, l’oggettiva pragmatica evidenza che nel mondo reale, fuori dalle stanze dei bottoni del CTS, i contagi si muovessero indipendentemente dalle quote di popolazione vaccinata (o anzi, inversamente). L’estate, l’autunno e l’inverno sono trascorsi scrivendo PEC alle quali nessuno si degnava di rispondere».
Inizia così l’emarginazione, che sfocia nella sospensione senza stipendio. A nulla servono i dati scientifici opposti, compreso l’allarme sull’assenza di dati a supporto di sicurezza ed efficacia dei vaccini anti covid, a nulla serve parlare di libertà di coscienza, principio cardine di ogni Stato di diritto: «Sospesa due volte, sono passata dallo sconcerto, alla rabbia, al desolante senso di solitudine che il mio nuovo status di ‘invisibile’ porta con sé. La voglia di portare puntualizzazioni scientifiche è morta, man mano che aumentava in me la consapevolezza che la sostanza del rifiuto vaccinale fosse in primis di natura etica e che, questo sì, fosse il vero tabù nelle conversazioni. Amici di una vita che non ti rivolgono più la parola. Amici che continuano a sentirti ma solo se eviti l’argomento tu-sai-cosa (il fatto che tu sia senza lavoro e non possa prendere un autobus, cade nella categoria del ‘è colpa tua’). Colleghi di tante avventure, turni, salvataggi, viaggi e congressi, che scompaiono per non farsi contaminare dalla tua caduta in disgrazia. Il tuo nome, in rosso, campeggia col suo marchio di infamia nella pagina web dell’albo nazionale iscritti, così che i tuoi clienti possano evitarti meglio, o i curiosi possano monitorare chi indossa le orecchie d’asino (per l’occasione aggiornate a cappellino di stagnola). Mi è stato tolto il sostentamento per la mia famiglia. Mi sono stati tolti i supporti alla maternità con due figlie piccole. I contributi, la malattia».
Eppure proprio in quel momento, dopo oltre un anno di battaglia per la propria e altrui libertà di coscienza, Giovanna scopre nella consapevolezza una serenità nuova. I problemi etici alla base di tutta la campagna vaccinale diventano fuochi d’allarme, trombe di guerra di una battaglia escatologica che sovrasta il singolo. Quale bene comune? Quale idea di persona? Quale idea di società? Quale tutela dei soggetti fragili? Quale libertà di coscienza, pensiero e stampa?
«Non giudico chi ha capitolato di fronte all’orrido ricatto, perché per resistere serve essere in una posizione (spirituale in primis, economica poi) da cui la resistenza sia effettivamente possibile. Ma a me, adesso, di scrivere altre lettere, di scalare gli ordini in una cordata di dissidenti, di aspettare che gli dèi giudici tornino a veder la luce,… non importa più nulla. In un quadro globale che vira sempre più verso uno scontro aperto, fra il piano del great reset del WEF e le forze dei resistenti, i miei obiettivi sono diventati minimali, pragmatici, a livello di mera sopravvivenza fisica e spirituale».
Le nuvole nere che prima occupavano una porzione limitata d’orizzonte si fanno più vicine, ma Giovanna racconta serena a Notturno: «Io sono già altrove, non mi sento più ‘un veterinario’, non è più la mia identificazione ma solo un qualcosa che so fare, e che forse prima o poi mi tornerà utile nel mondo nuovo – forse. Ma adesso ancora la tempesta perfetta deve compiersi, una grande distruzione ci attende, e io mi voglio preparare per esserci quando ci sarà da ricostruire». (Riproduzione riservata)
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