“Stop all’invio di armi in Ucraina”
FLASH La Comunità Giovanni XXIII chiede al Governo di rinunciare ad armare i combattenti: «L'Europa non può alimentare una escalation militare che rischierebbe di sfociare in un conflitto nucleare»
«Revocare la decisione di fornire armi all’Ucraina e far pressione in Europa perché nessuno Stato invii armi al Paese». È questa la richiesta numero uno che la Comunità Giovanni XXIII, assieme alla Rete Italiana Pace e Disarmo, fa al Governo italiano. La Comunità, fondata nel 1968 da don Oreste Benzi, ha inviato una delegazione di tre membri in Ucraina per monitorare la situazione e comprendere come poter essere vicini alla popolazione civile.
«Ce lo ripete continuamente Papa Francesco: non si può dire no alla guerra (come recita con chiarezza inequivocabile la nostra Costituzione) alimentandola, né si può dire che è sbagliato uccidere e al contempo si arma uno dei due combattenti – si legge nella nota consegnata alla stampa –. Come già accaduto in altri scenari internazionali, armare uno dei combattenti ha delle ripercussioni nefaste e non prevedibili, portando a un’escalation senza ritorno. Armare dei civili può voler dire aprire la strada alla creazione di gruppi di milizie paramilitari e mercenarie fuori controllo, che una volta creati sono difficilmente smantellabili: si pongono così le basi per le guerre dei prossimi decenni. Inoltre questo conflitto ci fa toccare con mano il fallimento di politiche fondate sulla crescita continua delle spese militari (quasi 26 miliardi in Italia e 233 miliardi in Europa nel 2022), le quali non hanno sortito ad oggi nessun effetto di deterrenza».
La Comunità Giovanni XXIII si offre inoltre come guida per una delegazione politica europea, che possa recarsi in Ucraina per vedere di persona cosa sta accadendo e studiare così soluzioni concrete che mettano la parola “fine” a ogni azione militare: «L'Europa non può alimentare una escalation militare che rischierebbe di sfociare in un conflitto nucleare. Pertanto la sola possibilità è un forte e coraggioso intervento civile. Proponiamo che ogni paese europeo mandi in una missione coordinata in Ucraina i suoi migliori rappresentanti dei cittadini: parlamentari, europarlamentari. Chiediamo ai rappresentanti dei cittadini di impegnarsi in prima persona in un intervento politico, non armato e civile». (Riproduzione riservata)
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