TikTok o la foresta di rovi
IL COMMENTO Quando arriva il momento di scegliere fra ciò che è giusto e ciò che è facile, non basta amare una persona o un’idea per sopportare la battaglia. Occorre saper vedere attraverso e oltre
I malefici finiscono sempre. Ritorna il sole sulle vetrate della Sala Grande di Hogwarts, riprendono vita i boschi della Terra di Mezzo, si riscopre libero dai rovi il castello della Bella Addormentata. La magia oscura però non se ne va da sola. Serve un eroe, serve un gruppo di amici legati da rapporti sinceri, serve una guida saggia. Serve, più di ogni altra cosa, avere qualcosa per cui valga la pena combattere. L’amore? Certo, il principe si addentra nella foresta di rovi per amore, ma è un amore lontano da quello che occupa abusivamente le canzonette radio-friendly odierne. Il principe non sfida Malefica per un’avventura, per una storiella.
Grazie a Flora, Fauna e Serenella, le fate buone, Filippo galoppa verso il castello di Aurora armato della magica Spada della Verità e dello Scudo della Virtù. Non annuncia la battaglia su TikTok, non fa tappa dall’estetista, non affronta Malefica cantandole “Imagine”.
Frodo non si immerge in un’avventura più grande di lui con la mente fissa su una persona amata, ma risponde all’imperativo morale di una missione. Una missione che potrebbe danneggiarlo, quasi certamente lo farà, ma che è fondamentale per fermare l’avanzata del Male. Così piccolo e fragile (royalties a Drupi), Frodo sfida il potere più grande che c’è per salvare un mondo che quasi non si accorge della sua impresa.
E che dire di Harry Potter? Prima acclamato come Il Ragazzo Che È Sopravvissuto, poi additato come bugiardo e assetato di fama per aver lanciato l’allarme sul ritorno di Voi-Sapete-Chi. Perché combattere per chi rifiuta la tua compagnia, per chi ti diffama pubblicamente, per chi calpesta la tua libertà? Perché scegliere ciò che è giusto al posto di ciò che è facile? Non basta l’amore umano per una persona, occorre un passo in più, occorre la consapevolezza che oltre c’è altro. Che non si resiste, non si combatte solo per se stessi o per gli altri, si resiste perché è giusto. Perché è ciò che avvicina al Bene. È giusto dire “no” al potere se offerto da Voi-Sapete-Chi, è giusto non indietreggiare neanche di fronte ai Nazgûl, è giusto lanciarsi nella foresta di rovi piuttosto che fermarsi a sorseggiare un infuso nell’aiuola fiorita se oltre le spine vi sono vite da salvare.
Il problema è che le grandi storie (mi si consenta l’accostamento di Filippo a Harry e Frodo per fini esplicativi) non si raccontano più. Il problema è che è stata presentata come unica possibile una realtà diversa, nella quale alla foresta di rovi manco ci si arriva, perché alla prima vespa si gira il cavallo e si fa marcia indietro. Perché l’aiuola fiorita è tanto bella e comoda, ci sono tutti gli influencer che contano e oltre agli infusi ecco una selezione di toast salmone e avocado. Perché preoccuparsi di ciò che accade più in là? Se il Ministero della Magia, la Gazzetta del Profeta e la preside di Hogwarts dicono che Voi-Sapete-Chi non è tornato e Harry Potter è un pazzo, perché fare la fatica di ascoltarlo?
La voce dominante è suadente come il canto delle sirene, è indicazione precisa per un balzo di carriera, è garanzia di quieto vivere. Non ci sono spingitori di cavalieri (royalties a Corrado Guzzanti) dietro alla Compagnia dell’Anello, c’è la consapevolezza che le bugie di Saruman portano dritte a Mordor. Servire lo stregone bianco concede un’apparente sicurezza, una tregua momentanea, ma condanna all’infelicità e trasforma in pedine grigie, intercambiabili, manipolabili. Sostituibili. Allora sì, i malefici finiscono sempre. Ma serve una meta, che non può essere una narrazione dominante sbianchettata.
Il mondo dopo il bacio del vero amore, dopo la battaglia di Hogwarts, il mondo dopo Mordor può essere costruito: non è il sogno folle di qualche sognatore complottista, è l’unica strada percorribile per custodire l’umano. La Compagnia dell'Anello non è rimasta a Gran Burrone sperando che una forte congiuntivite allergica costringesse Sauron alla resa, l’Esercito di Silente non si è nascosto nella Stanza delle Necessità sperando che un attacco d’asma mettesse Voi-Sapete-Chi fuori gioco e neanche il principe Filippo ha aspettato a sfidare la foresta di rovi nella speranza che la cocciniglia facesse il lavoro per lui. C’è una prospettiva da riorientare: oltre c’è altro. (Riproduzione riservata)
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