Turismo verde in città
Apertura straordinaria degli Orti botanici lombardi. Visite libere e guidate, eventi e laboratori per entrare in contatto con la natura e la storia. Notturno ha esplorato l’Orto botanico di Pavia
Camminare immersi nel verde, fra alberi antichi e fiori di mille specie diverse, senza allontanarsi dal cuore della città? Si può. L’oasi verde in centro è l’Orto botanico di Pavia, sito in via Sant'Epifanio al civico 14, che per l’estate 2022 lancia un orario speciale di apertura, pensato per regalare qualche ora di fresco ai visitatori: fino al 28 agosto, tutti i fine settimana, l’Orto sarà aperto dalle ore 10 alle 13 e dalle 17 alle 20. L’apertura straordinaria non è un’esclusiva di Pavia: per tutto il mese di agosto anche l’Orto botanico di Brera a Milano, l’Orto botanico di Bergamo “Lorenzo Rota”, l’Orto botanico “G.E. Ghirardi” di Toscolano Maderno e il Giardino botanico alpino “Rezia” di Bormio resteranno aperti. Come scrive la Rete degli Orti botanici della Lombardia: «Per chi resta e per i turisti, quale occasione migliore per riscoprire una connessione con l’elemento naturale e trovare refrigerio all’ombra della rigogliosa vegetazione degli Orti?».
Ed è proprio una connessione speciale con la natura e con la storia la sensazione che si prova entrando nell’Orto botanico di Pavia. I primi Orti botanici italiani furono realizzati presso le università di Pisa, nel 1543, e di Padova, nel 1545. Nella storia di Pavia si trova traccia dell’esistenza di un Orto botanico già nel 1500, è possibile vederne una raffigurazione in un libro di Leonardo Leggi, lettore di “Medicina Pratica Ordinaria”: il primo Orto botanico a Pavia dunque potrebbe essere stato realizzato addirittura nel 1520, proprio nel giardino personale di Leonardo Leggi.
Ma è solo nel 1773 che, su indicazione del conte Firman, plenipotenziario degli Asburgo per la Lombardia, iniziarono i lavori di costruzione dell’Orto nell’area della chiesa di S. Epifanio e del convento dei Canonici Lateranensi. Si legge nella storia dell’Orto curata dall’università di Pavia: «Dal 1777 al 1778 la cattedra di Botanica passò a Giovanni Antonio Scopoli; sotto la sua direzione furono compiuti lavori di regolarizzazione della superficie del giardino, furono insediati due arboreti (uno a est dell’edificio e uno a nord delle serre) e fu adottata una ripartizione delle porzioni rimanenti in aree rettangolari con angoli smussati separati da viali o suddivise regolarmente in aiuole. In una delle opere maggiori dello Scopoli, Deliciae Florae et Faunae Insubricae, compare un’immagine dell’Orto più o meno idealizzata che mostra un assetto simile a quello attuale, soprattutto per gli edifici e la perimetrazione».
Fu proprio Giovanni Antonio Scopoli, nel 1778, a seminare un platano che oggi ha raggiunto i 45 metri di altezza, con una circonferenza a 1 metro dalla base di 7,30 metri. Inserito nell’elenco degli alberi monumentali italiani, il “platano di Scopoli” merita una sosta silenziosa sotto la sua immensa chioma. L’Orto botanico fu il primo istituto scientifico dell’ateneo pavese, e fu costruito per volontà dell’imperatrice Maria Teresa d’Austria. Le serre, nelle quali oggi è possibile vedere le piante tropicali, furono costruite (inizialmente in legno) su progetto di Giuseppe Piermarini, che lavorava come progettista al teatro La Scala di Milano, e del suo allievo Leopoldo Pollack.
Si legge ancora sulla storia dell’Orto: «Dopo la morte di Scopoli, Domenico Nocca, direttore dell’Orto fino al 1826, promosse il rifacimento delle già citate serre, dette di Scopoli. Vennero anche costruite, davanti alle serre, aiuole coperte dette “pulvilli”. Nei primi anni del XIX secolo la chiesa di S. Epifanio, chiusa nel 1790, fu abbattuta e in parte integrata nell’edificio universitario che fu così completato nell’ala nord». Nel 1871 fu aperto il laboratorio Crittogamico, che forniva anche assistenza agli agricoltori nella lotta contro le malattie delle piante. Qui iniziò la sua attività di ricerca Camillo Golgi, Nobel per la Medicina nel 1906.
Accedendo all’Orto dalla biglietteria, voltando a destra, si giunge davanti alla facciata dell’edificio, decorata da una scalinata che sembra abbracciare un’imponente fontana. Lì sono presenti decine di specie diverse di rose, dalle più antiche alle più recenti. Ma la visita continua con l’area dedicata alle piante officinali, con le felci autoctone e alloctone, con i fiori di campo e i fiori più pregiati, in un fresco percorso coperto da alberi secolari e decorato con numerose statue. Superando le serre si giunge poi al Vigneto Proibito, con una storia affascinante tutta da scoprire, per concludere la visita davanti all’imponente platano.
Certo, in alcune aree dell’Orto botanico di Pavia sarebbe necessaria maggiore manutenzione, maggiore cura: non mancano le infestanti che tentano di invadere le aiuole, alcune piante non vengono potate da tempo e appaiono disordinate, confuse, rendendo più difficile per il visitatore riconoscerle e apprezzarle. Nel complesso però l’atmosfera è quella di un piccolo scrigno verde nel quale i rumori del traffico vengono attutiti fino a scomparire. Un giardino fuori dal tempo e dallo spazio, nel quale la natura è la vera protagonista, a volte anche con la sua verde irruenza. Visioni crepuscolari, da gustare fino all’ultima foglia.
Per ulteriori informazioni è possibile contattare l’Orto botanico di Pavia scrivendo una mail a orto.botanico@unipv.it o telefonando direttamente in biglietteria al numero 0382/984846. In biglietteria è possibile anche acquistare alcune talee delle piante presenti nell’Orto. A Pavia, nel periodo dal 1° al 31 agosto 2022, nelle zone a sosta regolamentata (strisce blu) gestite da ASM Pavia, la sosta è gratuita. (Riproduzione riservata)
Per restare sintonizzato su “Notturno” clicca su “Iscriviti”. “Notturno” vive grazie ai lettori: se ti abboni sostieni il lavoro giornalistico della newsletter e ottieni l’accesso completo all’archivio. Riceverai inoltre, ogni settimana, un contenuto riservato agli abbonati.