“Un cuore che batte”: il suono della vita
Far ascoltare il battito cardiaco del bambino alla donna che sta decidendo se abortire o no, la proposta di legge. Gli organizzatori: «Dare piena applicazione alla norma sul consenso informato»
C’è tempo fino a martedì 7 novembre 2023 per sostenere con una firma “Un cuore che batte”, proposta di legge di iniziativa popolare che introduce nell’art.14 della legge 194 del 22 maggio 1978 il comma 1-bis: «Il medico che effettua la visita che precede l’interruzione volontaria di gravidanza ai sensi della presente legge, è obbligato a far vedere, tramite esami strumentali, alla donna intenzionata ad abortire, il nascituro che porta nel grembo e a farle ascoltare il battito cardiaco dello stesso». Perché questa proposta di legge arrivi in parlamento deve essere sottoscritta da almeno 50.000 cittadini entro il 7 novembre.
Il comitato promotore di “Un cuore che batte” spiega: «La proposta di legge obbliga il medico che effettua la visita prima dell’aborto a far vedere alla donna intenzionata ad abortire il nascituro che porta nel grembo e a farle ascoltare il battito cardiaco. Si intende così dare piena applicazione alla legge sul consenso informato. La donna ha il diritto di essere resa consapevole della vita che porta nel grembo, una vita con un cuore che pulsa. Solo in tal modo può essere realmente libera e responsabile delle sue azioni».
Monsignor Francesco Antonio Soddu, vescovo di Terni, ha scritto una lettera ai fedeli invitandoli a partecipare alla raccolta firme. Così il vescovo: «La finalità è quella di accrescere la consapevolezza della donna affinché possa decidere più liberamente e più consapevolmente se ricorrere o no all’aborto. Il suo senso è aiutare la donna a rendersi conto che ciò che ha nel grembo non è un “grumo di cellule” ma una persona umana. Per l’esattezza, la persona di suo figlio. È un fatto che, laddove questa pratica sia stata adottata, il numero degli aborti è crollato drasticamente. Si tratta di un provvedimento che quindi dovrebbe trovare il favore di chiunque sostenga di avere a cuore le donne e la natalità».
Domenica 15 ottobre il cardinal Angelo Bagnasco, arcivescovo emerito di Genova e già presidente della Conferenza episcopale italiana, ha firmato la proposta di legge popolare “Un cuore che batte” durante la raccolta firme nella piazza di Albino, in provincia di Bergamo.
Monsignor Antonio Suetta, vescovo di Ventimiglia-San Remo, in merito all’iniziativa “Un cuore che batte” ha affermato: «Questa iniziativa, da taluni giudicata un po’ forte e quasi “brutale” - ma domando: non è forse assoluta violenza l’uccisione volontaria di un essere innocente nel grembo della madre? -, corrisponde al lancio di un sasso nella stagnante passività in cui accade il dramma dell’aborto in Italia e nel mondo intero con cifre da capogiro e con una disinvolta leggerezza da parte di tutti i soggetti coinvolti». E ancora: «L’arma peggiore della mentalità abortista è quella di favorire l’indifferenza e la privatizzazione della vicenda e, di conseguenza, il migliore antidoto è l’informazione corretta e la sollecitazione costante all’approfondimento e all’iniziativa di prevenzione».
Costanza Miriano, giornalista e scrittrice, da anni in prima linea nella promozione dei principi non negoziabili, ha scritto: «È un tentativo più che altro simbolico, senza nessuna speranza concreta di effetti pratici, di non far spegnere i riflettori su questa strage quotidiana, e questo è sicuramente un bene. A volte sentire il battito funziona, in molti Stati americani questo ha fatto diminuire gli aborti, e in ogni caso qualunque tentativo per non spegnere i riflettori su questa strage quotidiana è benvenuto. 26 milioni di aborti all’anno nel mondo e 26 milioni di donne che rimangono distrutte da questa tragedia valgono qualsiasi tentativo».
È possibile aderire a “Un cuore che batte” firmando la proposta di legge nel proprio comune di residenza entro il 7 novembre 2023. (Riproduzione riservata)
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