Una scuola libera dagli smartphone è possibile
IL COMMENTO Il ministro Valditara dice no ai cellulari e sì a penna e diario cartaceo. Per utilizzare in sicurezza il digitale servono pensiero critico e fantasia: schermi spenti e occhi sul mondo
Liberate i giovanissimi dalla dipendenza digitale. Salvateli dall'ossessione del like, dall'immediatezza del clic, dall'onniscienza di Google. Proteggeteli dal mito dell'apparenza, dalla sfida dei follower, dagli schermi che imprigionano la fantasia. La rivoluzione annunciata da Giuseppe Valditara, ministro dell'Istruzione e del Merito, che ha vietato gli smartphone in classe fino alle medie, è una boccata d'aria fresca nell'afa della scuola 4.0. Sarà questa la soluzione definitiva all'abuso tecnologico che gli studenti bramano e subiscono? No, ovviamente, ma è un primo passo per dire ai giovani che lo smartphone non è tutto. In quella scatoletta nera, che lampeggia insistentemente sulla scrivania (o sul banco) segnalando notifiche finora ignorate, non c'è il mondo. Non c'è l'autostrada di accesso al sapere, non c'è il Paese dei Balocchi, non c'è la soluzione ai problemi quotidiani. Contro la circolare del ministro Valditara sono state mosse critiche: come faranno i nostri giovani a governare un futuro sempre più digitale, se saranno stati privati dello smartphone a scuola?
La domanda suscita altre domande, in primis: chi ha deciso che il futuro sarà sempre più digitale? E chi ha detto che un futuro sempre più digitale sarà automaticamente un futuro migliore? A chi giova un futuro sempre più digitale? In soldoni, chi ci guadagna (e chi ci perde)? I bambini del 2024 sono i bambini più allenati della Storia a interfacciarsi con la tecnologia. Entrano in contatto con gli smartphone quando ancora non sanno parlare, spesso il device è un diversivo per tenerli occupati durante le attività a misura di genitori. Ristorante, tavolata di adulti, a capotavola il bambino sul seggiolone: davanti a lui uno smartphone, o un tablet, trasmette a ripetizione cartoni animati e canzoncine. Il bambino non sa dire “mamma” né “papà”, ma sa quali parti dello schermo toccare per far ripartire la melodia o per interagire con i personaggi.
I bambini del 2024 si iscrivono in autonomia a diversi social, preparano e postano contenuti multimediali, giocano in virtuale con persone connesse da ogni parte del mondo, hanno accesso a informazioni (raramente notizie) e realtà infinite volte più grandi di loro. Tutto ciò i bambini lo sanno già fare, da un punto di vista meramente tecnico/logistico non hanno alcuna difficoltà ad apprendere il funzionamento di smartphone, tablet e piattaforme digitali. I corsi proposti a scuola sull'uso degli smartphone rischiano di essere anni luce indietro rispetto alle effettive competenze digitali degli studenti.
Ai giovanissimi però mancano due cose: il pensiero critico e la fantasia. L'apparente intuitività di smartphone e piattaforme digitali (clicca qui per questo, clicca là per quello) censura le domande di senso: se clicco qui ottengo questo, ma perché? Chi ha preparato per me questo contenuto? Perché mi viene offerto gratuitamente? Vengono raccolti dati durante la mia navigazione? Come vengono utilizzati? Si perde la sospensione del giudizio, la capacità cioè di fare un passo indietro e valutare il contesto. Si nega la possibilità di inserire un dato nella complessità del reale per verificarlo e analizzarlo. Ho un dubbio, lo scrivo su Google, clicco sul primo link proposto, risolvo il dubbio: ma quel primo risultato è vero? Chi lo ha deciso?
Sarebbe bello che ai giovanissimi si raccontasse che il mondo digitale è un mondo, ma non è il mondo. Non si può passeggiare in sicurezza per il mondo digitale senza pensiero critico e fantasia, ma non si può coltivare pensiero critico e fantasia camminando sempre nel mondo digitale. Per imparare a utilizzare bene gli smartphone bisogna imparare a spegnerli. (Riproduzione riservata)