Vaccini e aborto: domande senza risposta
Lettera alla Congregazione per la dottrina della fede e alla Conferenza episcopale italiana sui problemi etici dei sieri anti covid-19
Problemi etici dei vaccini? Non pervenuti. Si potrebbe riassumere così la linea editoriale delle principali testate italiane riguardo l’utilizzo di linee cellulari da feti abortiti per la sperimentazione (Pfizer e Moderna) e la produzione (AstraZeneca e Johnson & Johnson) dei vaccini anti covid-19. Un silenzio imposto che ha trovato, in un’interpretazione parziale della Nota della Congregazione per la dottrina della fede, l’occasione definitiva per cancellare dal dibattito pubblico i problemi etici dei sieri, problemi oggi acuiti dall’imposizione (seppur indiretta) di un obbligo vaccinale di massa. Proprio l’attività giornalistica, però, ha portato alla luce contraddizioni e domande ancora senza risposta, che richiamano in campo la Chiesa e che alla Chiesa sono state poste. Di seguito, un ampio stralcio della lettera da me inviata in data 14 aprile 2021 alla Congregazione per la dottrina della fede, all’attenzione del segretario monsignor Giacomo Morandi, e alla Conferenza episcopale italiana, all’attenzione del cardinal Gualtiero Bassetti. Ad oggi, la lettera non ha ricevuto risposta, pertanto se ne decide la pubblicazione su questa newsletter.
Le scrivo in merito alla posizione della Chiesa rispetto alla campagna vaccinale. Ho letto con particolare attenzione la Nota della Congregazione per la dottrina della fede del 21 dicembre 2020, nella quale si afferma che in momenti di grave emergenza «è moralmente accettabile utilizzare i vaccini anti-Covid-19 che hanno usato linee cellulari provenienti da feti abortiti nel loro processo di ricerca e produzione». Per la mia attività professionale (giornalista professionista) sono impegnato da settimane nel verificare e approfondire notizie sul tema “vaccini”, e desidero esporLe alcuni dubbi.
Pendio scivoloso: la Nota della Congregazione segna un netto distacco da tutti i documenti precedenti della Chiesa sul tema (ad esempio “Carta dei diritti della famiglia”, “Donum Vitae”, “Dichiarazione sull’aborto procurato”, etc). Sarà ancora possibile intervenire, in futuro, per porre freno alle sperimentazioni eticamente inaccettabili, che molte case farmaceutiche e cosmetiche desiderano portare avanti per puro profitto? Quanto è saldo il confine fra l’utilizzo di linee cellulari da feti abortiti negli anni ‘70 e ‘80 (già eticamente discutibile) e un sistema che sfrutta le donne povere per costringerle ad abortire e a vendere il feto? Non è fantascienza, purtroppo: uno scandalo simile, avvenuto a Mosca, è raccontato da Repubblica del 17 maggio 1994, mentre l’inchiesta del Center for Medical Progress sull’Advanced Bioscience Resources (negli Stati Uniti) è ancora in corso oggi. Quanto è chiaro che l’accettazione di queste linee cellulari è legata alla situazione di emergenza e non può diventare una prassi per l’industria farmaceutica e cosmetica? Quanto è chiaro che l’utilizzo di queste linee cellulari è la punta di un iceberg che preme per la deregolamentazione completa? La «cultura dello scarto» denunciata da Papa Francesco passa anche da ricerca e produzione senza limiti etici.
Johnson & Johnson: i vescovi americani hanno invitato i cattolici a rifiutare questo vaccino, perché utilizza linee cellulari da feti abortiti anche per la produzione. La diocesi di Bismarck (il 3 marzo 2021), per fare solo un esempio, ha definito questo siero «moralmente compromesso e quindi inaccettabile per i cattolici». Quanto è remota la «cooperazione al male» del paziente che sceglie di ricevere questo vaccino? Che dire poi della narrazione a senso unico che silenzia ogni voce dissonante (inspiegabile il silenzio sulle cure domiciliari)? La questione non è difendere posizioni antiscientifiche o soffiare su paure irrazionali (una strategia che ha colpito, e lo dico con dolore, le principali testate giornalistiche), bensì rifiutare un atteggiamento fideistico nei confronti di un siero che presenta numerose zone d’ombra. Etiche, prima di tutto, e mediche, con l’incapacità di prevenire l’infezione (l’OMS ha detto “no” al passaporto vaccinale per questo motivo - l’Istituto Superiore di Sanità ha imposto mascherine e distanziamento anche per i vaccinati) e l’assenza di dati sugli effetti a medio e lungo termine.
Verità: la Chiesa oggi, proprio come il buon giornalismo, ha il dovere di verificare, approfondire, cercare la verità anche e soprattutto quando è scomoda. Non ha solo il diritto di farlo, un diritto che va difeso ogni giorno, ma ha l’imperativo categorico di farlo. Non è compito dei giornalisti dare le soluzioni, non lo farò certo io. Compito dei giornalisti però è fare le domande, e troppe domande sulla liceità dei vaccini sono ad oggi senza risposta.
Profezia: Dopo oltre un anno di paura (chi di noi non ha avuto e non ha paura?) e di dolore, si sente forte il bisogno della profezia della Chiesa. Il bisogno di una voce che non guarda alle prossime elezioni, che non si lascia piegare dalle pressioni delle multinazionali dell’industria farmaceutica, che cerca il vero bene dell’uomo. Perché, come ha ricordato Papa Francesco il 18 maggio 2017: «Nessuna finalità, anche in sé stessa nobile, come la previsione di una utilità per la scienza, per altri esseri umani o per la società, può giustificare la distruzione di embrioni umani». Giacomo Bertoni (Riproduzione riservata)
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