Vaccini, presentata la Dichiarazione di Betlemme
Il documento, firmato da vescovi, medici e giornalisti, chiede lo stop della campagna vaccinale di massa contro il covid: «Questi farmaci non sono etici e non sono sicuri da un punto di vista medico»
È «moralmente illecito facilitare, promuovere o imporre la somministrazione di massa di queste terapie anti covid-19 pericolose, non sufficientemente testate, non sufficientemente monitorate e contaminate dall'aborto». Così si legge nella Dichiarazione di Betlemme, documento già firmato da 52 personalità pubbliche tra vescovi, medici e giornalisti e rilanciato da LifeSiteNews, sito d’informazione americano vicino al mondo pro life.
«Facciamo rispettoso appello al Santo Padre, alla CDF, a tutti i Cardinali, Vescovi, Sacerdoti, fedeli laici e a tutte le persone di buona volontà – scrivono i firmatari – affinché si oppongano con veemenza alla somministrazione di questi prodotti moralmente contaminati, pericolosi e inefficaci, insieme agli obblighi di legge gravemente ingiusti che ne impongono l’accettazione a milioni di studenti e lavoratori in tutto l'Occidente cristiano».
Il documento, ricorda LifeSiteNews, è stata approvato dai vescovi Marian Eleganti, Rene Henry Gracida, Athanasius Schneider e dall'arcivescovo Carlo Maria Viganò, insieme a dieci sacerdoti e altri studiosi come i dott. Peter Kwasniewski degli Stati Uniti, Berthold Wald della Germania e Caroline Farey del Regno Unito.
Cuore della Dichiarazione di Betlemme sono i problemi etici della campagna vaccinale di massa, problemi che nascono dall’utilizzo di linee cellulari da feti abortiti per la sperimentazione (Pfizer, Moderna e Novavax) e la produzione (AstraZeneca e Johnson&Johnson) dei vaccini: secondo i firmatari è moralmente inaccettabile ricevere vaccini contaminati dall’aborto.
La giustificazione fornita dalla Nota del 21 dicembre 2020 della Congregazione per la dottrina della fede (grave emergenza, assenza di alternative etiche, opposizione pubblica all’aborto, pressione alle case farmaceutiche per far spostare la produzione verso farmaci etici) vacillerebbe ora a fronte di una campagna vaccinale che si estende ogni giorno di più, comprendendo prime dosi anche per i bambini e sempre più dosi per gli anziani (in Israele è già partita la somministrazione della quarta dose).
I problemi etici non si fermano all’utilizzo di linee cellulari (e dunque alla spinta che questo comporta per il mercato dei tessuti fetali), ma comprendono anche l’eticità della somministrazione di una terapia genica a persone che non corrono particolari rischi dal contrarre il virus.
Nella Dichiarazione si ricorda che il covid-19 presenta un’età media dei deceduti: «che è superiore a quella della popolazione generale dimostrando la sua natura lieve, compreso un tasso di sopravvivenza globale del 99,74%». E ancora: «I tassi di sopravvivenza segnalati per i minori di diciotto anni sono del 99,998%, per quelli tra i diciotto e i cinquanta anni, 99,95%, da cinquanta a sessantacinque, 99,4% e per quelli sopra i sessantacinque anni, 94%, pari a quelli sotto i 70 anni, che hanno maggiori possibilità di morire di influenza rispetto al covid-19 che presenta una minaccia complessiva paragonabile alle pandemie influenzali medie del 1936 e del 1957».
Dunque, secondo i firmatari della Dichiarazione di Betlemme: viene a mancare la grave emergenza, viene a mancare anche l’assenza di alternative etiche data la presenza di protocolli basati su antinfiammatori, antibiotici e integratori naturali testati, sicuri e in commercio da anni, viene a mancare la possibilità di opporsi pubblicamente all’aborto e alle sperimentazioni sugli embrioni nel momento in cui si accetta questa campagna vaccinale di massa che pare ormai senza limiti di tempo e di dosi.
Compaiono inoltre nuovi rischi, come la generale accettazione di una sperimentazione scientifica senza limiti etici («l'assunzione di prodotti contaminati dall'aborto incoraggia l'industria dell'aborto e l'industria della ricerca farmaceutica e biomedica pro-aborto a continuare ad abusare di linee cellulari rubate a bambini uccisi») e l’incognita degli effetti avversi: «Le segnalazioni dei decessi improvvisi, attualmente 48 volte superiori nel 2021 rispetto al 2020, continuano a essere soppresse dai media insieme ai resoconti di quasi 106.000 ricoveri e oltre 33.700 persone con disabilità permanente post vaccino. Uno studio sottoposto a revisione paritaria ha rivelato una probabilità di morte "cinque volte" maggiore per i vaccini rispetto al covid-19 "nella fascia demografica 65+ più vulnerabile", compreso un aumento del rapporto rischio/beneficio con i gruppi di età più giovani. Centinaia di medici insistono che queste iniezioni sperimentali basate sui geni sono "pericolose" e "non più sicure" del covid-19 stesso».
Problemi etici che si legano così a problemi medici, indagati con rigore dai firmatari del documento che allegano numerosi studi pubblicati su riviste scientifiche e notizie verificate da testate giornalistiche (nel documento in lingua originale tutti i link). Più di un passaggio della Dichiarazione è infine dedicato alle sempre maggiori pressioni che i governi impongono ai cittadini per obbligarli a sottoporsi alla vaccinazione anti covid, spesso con l’utilizzo di passaporti vaccinali che «uccidono la libertà e non proteggono nessuno dal virus».
Atteggiamenti, legati all’uniformità del messaggio trasmesso dai media mainstream, che secondo i firmatari hanno portato milioni di persone a ricevere «queste iniezioni con scarsa conoscenza o libertà, essendo vittime della propaganda o della violenza di obblighi criminali». (Riproduzione riservata)
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