Vaccini, un anno dopo
Dodici mesi dopo il “Vax Day”, in quale situazione si trova l’Italia? Per un bilancio, ecco alcune notizie sulla campagna vaccinale e sulle nuove restrizioni imposte per fermare il contagio
È passato quasi un anno dal 27 dicembre 2020, il “Vax Day”, giorno d’inizio della campagna vaccinale in Europa. Per l’occasione, tutti i media italiani seguirono il furgone Pfizer che attraversava l’Italia per raggiungere la capitale con la prima fornitura di vaccini. Il premier Giuseppe Conte twittava «Oggi l’Italia si risveglia», medici e infermieri intervistati ribadivano la loro fiducia nei nuovi vaccini e i ripetuti appelli agli italiani, affinché si sbrigassero a prenotare la propria dose, iniziavano a mostrare la possibilità di un graduale allargamento della platea di somministrazione. Non più solo personale sanitario, non più solo grandi anziani e pazienti fragili, ma anche altre categorie considerate fortunate, come gli insegnanti e gli iscritti ad associazioni di volontariato, in una caccia alle prime fiale che ha presto confermato l’italica furbizia (ci furono insegnanti 30enni in Dad vaccinati settimane prima di anziani e pazienti fragili). Oggi, quasi un anno dopo, quale situazione si verifica?
Molte cose sono successe, ed è importante ricordarne almeno alcune. Come prevedibile dai primi segnali, la campagna vaccinale in Italia si è effettivamente allargata, passando da personale sanitario e grandi anziani a tutti i cittadini di età superiore ai 12 anni (dal 16 dicembre 2021 l’età minima scenderà a 5 anni). È stato imposto l’obbligo di vaccinazione, pena la sospensione dal lavoro, prima a tutto il personale sanitario e poi anche a insegnanti e forze dell’ordine. Tutti i lavoratori, per poter lavorare, devono esibire ogni mattina il green pass, ovvero un lasciapassare che attesta l’avvenuta vaccinazione, la recente guarigione dal covid-19 o la negatività a un tampone (che può avere validità di 48 o 72 ore). Lo stesso lasciapassare deve essere mostrato anche per accedere alla quasi totalità delle attività sociali, dai musei ai cinema ai teatri ai concerti alle conferenze alle palestre.
Dal 6 dicembre 2021 è stato introdotto il cosiddetto super green pass, o green pass rafforzato, che restringe ulteriormente le possibilità di accesso alla vita sociale per chi ha scelto di non vaccinarsi contro il covid. La durata del lasciapassare è comunque limitata (ed è già stata variata più volte) anche per chi ha scelto di vaccinarsi, perché se dopo nove mesi si decide di non ricevere una nuova dose, ad oggi la terza, la luce verde diventa rossa e la vita sociale viene impedita anche al vaccinato.
Quasi un anno dopo il 27 dicembre 2020, secondo il sito del Governo, in Italia l’87,74% della popolazione over 12 ha ricevuto almeno una dose di vaccino anti covid. Osservando i titoli delle principali testate giornalistiche italiane, si ritrovano gli allarmi che nel dicembre 2020 campeggiavano su tutte le prime pagine: il covid rappresenta ancora la notizia di apertura di tutti i giornali online, che oggi (lunedì 6 dicembre 2021) si concentrano sui controlli per il super green pass, con le forze dell’ordine mobilitate nelle stazioni. Il Corsera ricorda che si rischiano sanzioni fino a 1.000 euro se si sale su un mezzo pubblico senza il green pass.
Chiara Campo il 6 dicembre 2021 su IlGiornale.it racconta invece i primi effetti del super green pass, presentato come strumento per non chiudere più, sull’economia: «Come effetto del pass rafforzato i ristoratori stanno ricevendo parecchie disdette per cene e pranzi natalizi aziendali o di famiglia. Le aziende ci chiamano per annullare prenotazioni perché qualche collega è solo tamponato e non vogliono escluderlo dai festeggiamenti al ristorante».
Verona Sera il 26 novembre 2021 raccoglie le voci dell’Associazione Ristoratori Veneto: «Con il super green pass ci viene tolta anche una percentuale di clientela che stava scendendo al compromesso del tampone, e stiamo iniziando a registrare anche l’effetto delle grandi cene sotto le feste cancellate per solidarietà verso le due persone su dieci non vaccinate che non potrebbero parteciparvi».
Nonostante oltre il 90% dei docenti si sia vaccinato contro il covid, continuano i focolai nelle scuole, con gli studenti che si ritrovano ancora una volta chiusi in casa in Dad. Brescia Today il 4 dicembre 2021 racconta: «Si aggrava il bilancio del contagio da coronavirus scoppiato all'interno della elementare Ugolini di Brescia. Da venerdì la scuola è di fatto deserta, in quanto 15 classi su 15 sono finite in quarantena».
Situazione delicata anche negli ospedali (focolai fra medici, in molte strutture visite ai ricoverati consentite solo previa esibizione del green pass, in altre sospese del tutto) e nelle Rsa (nuovi focolai tra pazienti vaccinati con terza dose e ancora visite sospese in molte strutture). Sara Ferreri il 27 ottobre 2021 sul Resto del Carlino scrive: «Sono le 4 di notte e lui, che poche ore prima ha visto sua moglie uscire dalla casa di riposo con una forte crisi respiratoria, viene a sapere che è deceduta al pronto soccorso del Carlo Urbani di Jesi. E’ devastato dal dolore e dalla paura, avendo contratto anche lui, ottantenne, il Covid, nonostante la doppia dose di vaccino».
L’11 novembre 2021 Gabriele Fusar Poli sul Corriere del Veneto scrive: «È stato davvero un martedì nerissimo per la casa di riposo «Beggiato» di Conselve nel Padovano: in tarda serata, infatti, è venuta a mancare all’ospedale di Schiavonia un’anziana positiva al Covid ma gravata da importanti patologie pregresse, la cui scomparsa ha seguito di poche ore quella di un’altra ospite con gravi problemi cardiaci, spentasi all’interno della struttura nel primo pomeriggio e anch’essa affetta da Coronavirus. Salgono quindi a cinque i decessi da quando è scoppiato il maxi-focolaio nella Rsa. Il virus continua a circolare: stando all’ultimo bollettino fornito dalla «Beggiato» all’interno della Rsa ci sono al momento 60 positivi su 105 anziani presenti. Migliora invece leggermente la situazione per quanto riguarda il personale dato che si contano 21 casi tra gli operatori socio-sanitari sui 55 attualmente in servizio, mentre gli infermieri positivi sono due su dieci».
Davide Piol il 5 novembre 2021 sul Gazzettino scrive: «I nove positivi, scoperti nella struttura nei giorni scorsi, sono un pugno nello stomaco. È un déjà-vu che nessuno avrebbe voluto rivivere. Invece il covid è tornato nelle case di riposo del territorio come un incubo. In quella di Lamon, in particolare, sono rimasti contagiati 5 ospiti e 4 operatori sanitari. Tutti e nove risultano vaccinati con la terza dose di vaccino anti-covid. Il trend è in salita, quasi ovunque. A livello provinciale sono emerse 48 nuove positività nelle ultime 24 ore e il totale dei bellunesi con il virus ha superato quota 250». L’obbligo di mascherine al chiuso non è mai stato tolto, in questi giorni viene però reintrodotto anche all’aperto in diverse città italiane.
Dal dibattito pubblico sono stati censurati i problemi etici dei vaccini anti covid attualmente in commercio, che prevedono l’utilizzo di linee cellulari da feti abortiti per le fasi di sperimentazione (Pfizer e Moderna) e per le fasi di produzione (AstraZeneca e Johnson&Johnson), negando così la possibilità dell’obiezione di coscienza, la sensibilizzazione dei cittadini sul tema e scongiurando le pressioni sulle case farmaceutiche affinché spostino la produzione verso alternative etiche. La cancellazione dei problemi etici ha portato alla sottovalutazione anche dei problemi medici: negli ultimi mesi si rincorrono le notizie di morti sospette (in questi giorni fa discutere il caso di Giada Furlanut) e malori improvvisi, la cui verifica oggettiva viene minata da pressioni più ideologiche che scientifiche.
A scuotere maggiormente l’opinione pubblica è stato il caso di Camilla Canepa, la giovane ragazza morta a seguito della vaccinazione con AstraZeneca; sul caso, il 21 ottobre 2021 Il Giorno scrive: «Camilla Canepa, la studentessa di 18 anni di Sestri Levante, morta nel giugno scorso all'ospedale San Martino di Genova dopo essere stata vaccinata con Astrazeneca a un open day, "non aveva alcuna patologia pregressa e non aveva preso alcun farmaco". La morte per trombosi "è ragionevolmente da riferirsi a un effetto avverso da somministrazione del vaccino anti Covid". E' quanto hanno scritto il medico legale e l'ematologo nella relazione depositata in Procura ai pm che indagano sul caso. La morte per trombosi, si legge, "è ragionevolmente da riferirsi a un effetto avverso da somministrazione del vaccino". Camilla era stata vaccinata il 25 maggio e si era sentita male il 3 giugno». I problemi etici e medici dell’allargamento della campagna vaccinale ai bambini non sono stati affrontati nei dibattiti televisivi e nelle pagine dei commenti dei principali giornali italiani. Agli effetti avversi dei vaccini anti covid il quotidiano online La Nuova Bussola Quotidiana ha dedicato un dossier, intitolato “Mal di vaccino”.
Quasi un anno dopo il 27 dicembre 2020, la tenuta sociale del Paese mostra alcune crepe: da una prima fase, caratterizzata dallo slogan “Andrà tutto bene”, nella quale tutti i cittadini erano uniti nella lotta contro il virus, si è passati a una seconda fase, caratterizzata dallo slogan “Non ti vaccini, ti ammali, muori e fai morire gli altri”, nella quale i vaccinati sono uniti contro i non vaccinati. Un cambio di narrazione che sta producendo un crescente conflitto orizzontale reso palese da colpevolizzazione fra cittadini, delegittimazione di dubbi e opinioni estranee al mainstream, riduzione di diritti costituzionali sulla base di affermazioni non supportate dai dati scientifici.
A ciò si somma un disagio crescente, visibile nell’aumentato consumo di ansiolitici, come conferma Ansa Salute&Benessere il 15 marzo 2021: «La pandemia ha fatto crescere il consumo dei medicinali in grado di ridurre l'ansia. Nel 2020, infatti, si è registrato l'aumento del 12% dell'acquisto di tali farmaci. Il picco c'è stato soprattutto nelle regioni del Centro Italia, tra cui Marche (+68%) e Umbria (+73%). E' quanto si legge in una nota del Monitoraggio sull'uso dei farmaci durante l'epidemia Covid-19 realizzato dall'Aifa, l'Agenzia italiana del farmaco. In generale, spiega l'Aifa, la cosiddetta fase 2 dell'epidemia ha visto aumentare l'acquisto di ansiolitici in misura maggiore rispetto all'incremento già osservato durante la prima fase». Storie e dati che non possono essere dimenticati mentre si analizza il 2021 e si progetta il 2022. (Riproduzione riservata)
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