Via i giornalisti per uscire dalla crisi
GEDI prepensiona 33 cronisti e annuncia l’ingresso in redazione di esperti per la transizione digitale della Stampa. Ma i giornali si salvano tornando a riempirli di notizie
Saranno 3 i «soggetti a supporto della redazione e in possesso di competenze professionali coerenti con lo sviluppo e l’accelerazione della transizione al digitale» assunti a La Stampa, a fronte di 33 prepensionamenti e di 13 nuove assunzioni di giornalisti. La notizia è rilanciata da Professione reporter il 29 giugno 2021. Fuori dal burocratese? Nel sancta sanctorum del giornalismo, per la prima volta, sarà possibile trovare tre scrivanie occupate da non giornalisti.
La spiegazione dell’editore, GEDI, è la seguente: «La riorganizzazione permetterà di gestire al meglio le risorse giornalistiche e di migliorare la tempestività di erogazione delle notizie attraverso l’utilizzo integrato dei diversi mezzi a disposizione». Fuori dal burocratese? Viene superata la divisione fra redazione per l’edizione cartacea e redazione per l’edizione online (sarà interessante osservare i nuovi equilibri fra edizione online ed edizione digitale), puntando sulla velocità e sulla gestione dei flussi informativi virtuali.
Può ripartire da qui il giornalismo, che oggi affronta la sua crisi più grande? No. La decisione di GEDI, che potrebbe essere presto imitata da altri editori, segna l’ennesima rincorsa dei cambiamenti epocali (innegabili), senza il tentativo di governarli. Le redazioni (leggi “i contratti di chi vi lavora”) sono ormai un film nel quale il sonoro arriva con due minuti di ritardo rispetto alle immagini? Può darsi. Ma la soluzione non può essere l’eliminazione dei giornalisti.
Le redazioni si sono appesantite anche a causa di un turnover bloccato almeno dal 2008, che ha escluso giovani giornalisti in grado di portare un rinnovamento deontologico, ideologico e tecnologico. Sciocco pensare che un giornale si possa salvare puntando sulla «tempestività di erogazione delle notizie», terreno sul quale i comunicatori social batteranno sempre i giornalisti (salvo per reportage e inchieste, ma chi li fa più?).
Il giornale si salva tornando a erogare notizie. Ovvero, sopra al chiacchiericcio social, all’attività sempre più pervasiva degli uffici stampa e ai finti scoop copiati e incollati da siti e blog di ogni genere, ricominciando a verificare, vagliare, decidere cosa pubblicare. Tornando ad avere una linea editoriale trasparente, libera dall’ideologia dominante e dalle tendenze social. Riscoprendo la deontologia professionale, nella quale è contenuta anche la ricetta per uscire da questa crisi.
Può cambiare il formato, può cambiare l’abbonamento, ma sempre sarà necessario pagare un professionista perché cerchi e diffonda notizie verificate. Ed è sul professionista, sulla sua preparazione deontologica che bisogna investire, non sulla grafica (quante rivoluzioni grafiche e quante copie perdute), non sulla velocità (vogliamo davvero fare a gara con i siti “acchiappa clic”?), non sulla prontezza nel riconoscere le tendenze dettate da Google News o dai trending topic di Twitter (ci sono già abili influencer, ma il giornalista fa un altro lavoro).
Non si salva il giornalismo snaturandolo, bensì riportandolo alle origini. A competenze tipiche del giornalista, che solo lavorando in una redazione si possono acquisire e che nessun altro professionista ha.
Ciliegina sulla torta? I 33 prepensionamenti forzati andranno a pesare sulle casse dell’Inpgi, che attualmente rischia il commissariamento con un debito di 240 milioni di euro. Parliamo di 33 giornalisti di cui numerosi articoli 1 (7500 euro lordi) e articoli 2 e 12 (3750 euro lordi). In barba ai tanti giovani giornalisti freelance che 7500 euro lordi li vedono dopo un anno di lavoro. Houston, il problema c’è. Ma non si risolve con la transizione digitale. (Riproduzione riservata)
Per restare sintonizzato su “Notturno” clicca su “Subscribe” e iscriviti. “Notturno” vive grazie ai lettori: se ti abboni sostieni il lavoro giornalistico della newsletter e ottieni l’accesso completo all’archivio. Riceverai inoltre, ogni settimana, un contenuto riservato agli abbonati.