Voto, monsignor Suetta: “Scegliere i principi non negoziabili”
Il vescovo di Ventimiglia – San Remo scrive ai fedeli in vista delle elezioni politiche: «Ci sono programmi elettorali in assoluta contrapposizione con la dottrina cattolica e con la Chiesa»
«Mi sta a cuore ribadire che il cattolico non può sostenere con il proprio voto – meno ancora con la militanza politica diretta – candidati, partiti, programmi e proposte in contrasto con i cosiddetti e famosi “valori non negoziabili” e i principi fondamentali della dottrina cattolica circa la morale, quali i temi legati alla dignità della persona, alla vita, alla famiglia e alle varie questioni antropologiche». Monsignor Antonio Suetta, vescovo di Ventimiglia – San Remo, prende carta e penna e scrive ai fedeli in vista delle elezioni politiche del 25 settembre 2022. Citando la “Nota Dottrinale circa alcune questioni riguardanti l’impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica”, documento della Congregazione per la dottrina della fede, il presule richiama lo sguardo dei cattolici ai principi non negoziabili, considerati come il primo elemento di valutazione e discernimento nella scelta elettorale.
Un intervento che potrebbe essere criticato, ma questo monsignor Suetta lo sa bene e infatti premette: «Ben consapevole che un intervento sulla questione elettorale susciterà inesorabilmente qualche critica e polemica, soprattutto da parte di chi – anche nella Chiesa – ritiene che l’argomento non debba essere neppure sfiorato dalla sollecitudine pastorale, mancherei ad un richiamo della mia coscienza se non lo facessi».
Il vescovo di Ventimiglia – San Remo si dice consapevole della delicata situazione che il Paese sta attraversando e proprio in vista delle nuove sfide che attendono cittadini e istituzioni scrive: «Esorto ogni cattolico ad esaminare e valutare programmi e candidati alla luce delle considerazioni sopra esposte evitando di avvallare in nome di una generica “complessiva bontà della proposta o della visione politica” posizioni incompatibili con la dottrina cattolica: esigenze etiche irrinunciabili in materia di aborto e di eutanasia, circa i diritti dell’embrione umano, in ambiti riguardanti la famiglia e l’educazione dei minori».
Le questioni etiche saranno centrali nei prossimi mesi, perché sono le fondamenta dell’idea di società che si vuole costruire, ricorda monsignor Suetta, che pertanto richiama: «Non può e non deve sfuggire come alcuni programmi elettorali proposti per la consultazione del prossimo 25 settembre siano in assoluta contrapposizione con la dottrina cattolica e con la Chiesa per la presenza di punti come, ad esempio, le istanze della ideologia gender, il suicidio assistito o l’eutanasia, il cosiddetto riconoscimento dei diritti sessuali e riproduttivi delle donne (sotto quest’ultima espressione spesso si intende l’appoggio e la diffusione della pratica dell’aborto e la lotta all’obiezione di coscienza dei medici e degli infermieri): tali argomenti esigono un’oggettività di valutazione morale e, da parte del cattolico, non possono essere valutati in relazione a parametri accessori dipendenti dalla contingenza delle situazioni oppure da una considerazione soggettiva di un ipotetico “male minore”».
Esistono pressioni sovranazionali che mirano a cancellare le questioni etiche dal dibattito dell’opinione pubblica, imponendo un pensiero unico che cancella la verità e, di conseguenza, la libertà: «La situazione può sembrare molto complicata da decifrare – scrive ancora il vescovo –, ma in realtà è molto semplice da comprendere in una prospettiva capace di sollevarsi un poco dai giochi di convenienze e di equilibri determinati da una sorta di sistema sovranazionale aggressivo e resistente, desideroso di imporsi sempre di più e di inibire il dissenso».
Proprio quando ogni umana speranza sembra vana è il momento di seminare con maggior perseveranza, sembra dire monsignor Suetta, che richiama indirettamente l’immagine del “piccolo resto”: «Non dimentichiamo che una grande fortuna nasce da pochi spiccioli, una valanga talvolta da modeste quantità di neve e che, sempre nella storia, i grandi e duraturi cambiamenti di civiltà sono stati preparati e prodotti non dall’impiego di ingenti risorse, ma dal coraggio tenace di uomini onesti e liberi». Un’immagine, quella del “piccolo resto”, cara a papa Benedetto XVI, che ne parlò per la prima volta in un ciclo di conferenze radiofoniche nel 1969, quando era un giovane teologo. Fu sempre lui, da prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, a firmare la Nota del 2002 dedicata all’impegno dei cattolici in politica. (Riproduzione riservata)
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