Andy Rocchelli, un promemoria
Alla conferenza stampa di fine anno, con la premier Giorgia Meloni, il presidente dell’Ordine dei giornalisti si è presentato con una spilla dedicata al fotoreporter ucciso in Ucraina nel 2014
Giovedì 4 gennaio 2024 Carlo Bartoli, presidente del Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti, ha moderato la conferenza stampa di fine anno con la premier Giorgia Meloni indossando una spilla dedicata ad Andrea (Andy) Rocchelli. Un gesto per ricordare alla politica e all’opinione pubblica che il 24 maggio del 2014 un fotoreporter italiano è stato ucciso nel Donbass, in Ucraina, mentre documentava le condizioni dei civili travolti da un conflitto senza fine.
Elisa Signori, la mamma di Andy, scrive su Articolo 21: «Cosa ha pensato la Presidente del Consiglio quando, parlando con Carlo Bartoli alla Conferenza di fine anno con la stampa, ha visto sul bavero del suo interlocutore una spilletta con una macchina fotografica che piange? L’ha notata? Ha pensato a un generico omaggio al fotogiornalismo? Al governo esiste qualcuno minimamente informato del fatto che la magistratura italiana in tre gradi di giudizio ha qualificato l’uccisione di Andrea Rocchelli come un crimine di guerra e ne ha attribuito la responsabilità alle forze armate ucraine?».
La denuncia di Elisa Signori è chiara: i riflettori su Andy si sono progressivamente spenti, fino al buio completo sceso dopo il 22 febbraio 2022. Così la mamma di Andy: «Dall’inizio della sciagurata guerra in Ucraina, la vicenda è diventata un vero tabù, proprio nel momento in cui l’appoggio politico e militare all’Ucraina invasa, e ora la prospettiva del suo ingresso nella casa comune europea, consentirebbero invece di chiedere conto al governo ucraino della sorte di un cittadino italiano, europeo, ucciso in un attacco mirato e prolungato, nel quale cadde un altro attivista dei diritti umani Andrei Mironov, ben noto e stimato in Italia, e fu ferito un fotografo francese, William Roguelon, sopravvissuto fortunosamente a raccontare la dinamica del plurimo omicidio».
La storia di Andrea Rocchelli pare oggi troppo scomoda per essere raccontata. È scomoda perché mostra che la guerra in Ucraina non è iniziata il 22 febbraio 2022, che già nel 2014 i civili erano costretti a nascondersi nelle cantine per sfuggire ai colpi di mortaio, che già nel 2014 le famiglie venivano straziate da una guerra di sangue e radici, che le prime vittime dei conflitti sono gli innocenti e la verità, puntualmente sommersa dalla propaganda.
La storia di Andrea Rocchelli è scomoda anche perché ricorda che il giornalismo non può fermarsi agli slogan, non può fare da megafono al potere, non può accontentarsi delle veline. Si chiede Elisa Signori: «Quando nelle stanze della politica – politica estera, giustizia – si vorrà uscire dall’imbarazzo e affrontare su questo caso un confronto con il governo ucraino?». (Riproduzione riservata)
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