Colei Che Non Deve Essere Nominata
J. K. Rowling, autrice della saga di Harry Potter, è stata bandita dal Museum of Pop Culture di Seattle per le sue parole “transfobiche”. Ma la transfobia della scrittrice non esiste
Vietato nominare J. K. Rowling. Vietato utilizzare le sue citazioni. Vietato ricordare il suo ruolo di autrice nelle esposizioni dei cimeli legati alla saga di Harry Potter. Lo ha deciso Chris Moore, project manager del Museum of Pop Culture con sede a Seattle (Stati Uniti). Ne dà notizia il quotidiano francese Le Figaro il 7 agosto 2023, con un articolo di Lise Tavelet. Moore ha pubblicato un lungo comunicato sul sito del museo nel quale spiega di essere una persona trans e di sentirsi pertanto ferita e offesa dalle dichiarazioni “transfobiche” della scrittrice britannica.
Chris Moore scrive: «C'è un’entità fredda, senza cuore e che succhia la gioia nel mondo di Harry Potter e, questa volta, non è in realtà un Dissennatore». J. K. Rowling è così paragonata a un Dissennatore, temibile presenza a guardia dell’inespugnabile prigione di Azkaban. Una creatura spaventosa, il Dissennatore, capace di assorbire tutta la gioia e la speranza delle persone fino a sottrarre loro l’anima con il suo bacio. È una vita da dannati quella che rimane ai prigionieri che finiscono vittime del bacio dei Dissennatori.
Ma Chris Moore non si ferma qui, e arriva a definire la Rowling “Colei-Che-Non-Deve-Essere-Nominata”, intitola infatti il comunicato: “She-Who-Must-Not-Be-Named”. Questa espressione è utilizzata nella saga di Harry Potter per indicare Lord Voldemort, il Signore Oscuro. Il mago più cattivo e potente (forse), che in anni bui ha seminato il terrore uccidendo chiunque non si piegasse al suo volere. Un ricordo tanto pesante che la maggior parte dei maghi e delle streghe nella saga non vuole pronunciare il suo nome, chiamandolo solo “Voi-Sapete-Chi”. Saranno proprio Albus Silente e Harry Potter i primi a infrangere questo primo silenzio omertoso.
Moore racconta di aver amato molto la saga quando era giovane e di aver apprezzato i valori positivi che racconta. Ma non può accettare le posizioni transfobiche della sua autrice, pertanto ogni riferimento a J. K. Rowling sarà rimosso dal museo. Non ci sarà il suo nome, non ci saranno le sue citazioni, non ci saranno targhe che la ricordano davanti a oggetti presi dai set dei film. Un comunicato distopico, che pare uno sfogo di rabbia fuori controllo più che il comunicato ufficiale di un importante museo.
Sembra così avverarsi la cappa mortifera narrata nella saga, quando il Signore Oscuro cerca di riprendere il potere e lavora sull’opinione pubblica per spegnere le coscienze, per dipingere chi gli si oppone come un pazzo, come una persona pericolosa. Tanto che l’Ordine della Fenice e l’Esercito di Silente, due realtà che combattono per impedire la nuova ascesa di Lord Voldemort, sono costrette a ritrovarsi di nascosto, perché minacciate non solo dai sostenitori del Signore Oscuro bensì dallo stesso Ministero della Magia.
A tutto ciò va aggiunta la notizia più importante di tutte: la transfobia di J. K. Rowling è una bufala, una fake news, un’etichetta ideologica appiccicata per censurare le sue parole scomode rispetto alla narrazione dominante. L’autrice si è detta contraria alle terapie per il cambio di sesso nei minorenni e si batte con fermezza in difesa della libertà di espressione. Non solo, ha più volte denunciato che l’ideologia gender finisce col danneggiare in primis le donne, che si ritrovano uomini accanto persino nelle competizioni sportive e negli spogliatoi. La transfobia di J. K. Rowling non esiste. La narrazione dominante che vuole negare la realtà e tacitare ogni voce dissonante invece sì, ed è ogni giorno più forte. (Riproduzione riservata)
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