Nascita di una dittatura
La saga di J. K. Rowling svela l’ascesa al potere del Signore Oscuro, un’ascesa fatta di ricatti e menzogne. Ma racconta anche la resistenza: di fronte al Male, c’è chi sceglie «ciò che è giusto»
Quando Voi-Sapete-Chi ritorna, non prende il potere con la forza. Non assalta il Ministero della Magia con i Mangiamorte, non attacca la redazione della Gazzetta del Profeta, non invade Hogwarts. Se così facesse, il mondo magico si sveglierebbe. Ricorderebbe gli anni terribili durante i quali Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato spadroneggiava, torturando e uccidendo chiunque non lo servisse con devozione. Ricordando, il mondo magico si unirebbe, metterebbe da parte divisioni e rancori e combatterebbe per la libertà.
No, questo il Signore Oscuro non può permetterselo, così trama nell’ombra: come ogni dittatore che si rispetti allunga le mani sul Ministero e sulla stampa. E trova, come la banalità del male insegna, ferventi e al contempo inconsapevoli aguzzini. Come Dolores Umbridge, l’”Inquisitore supremo di Hogwarts”, così descritta nel capitolo quindicesimo del quinto libro. Una persona totalmente votata alla causa della burocrazia, si potrebbe dire, che lavora negli ingranaggi del potere per garantire la sopravvivenza degli ingranaggi stessi. Che ha sepolto l’umanità sotto una maschera (impenetrabile) fatta di routine asfissiante e codici.
La dittatura di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato s’instaura così dolcemente, seminando menzogne rassicuranti giorno dopo giorno. Il Ministero della Magia fa arrivare un gufo alla redazione della Gazzetta del Profeta (nel mondo babbano si chiamano “veline”), il messaggio viene lanciato in prima pagina non come comunicazione del Ministero ma come notizia, i giornali che non accettano questa prassi subiscono pesanti intimidazioni (vedi cosa accade a “Il Cavillo”), a scuola viene ripetuta la narrazione imposta dal Ministero (Dolores Umbridge è a Hogwarts per questo), nelle chiacchiere fra amici e conoscenti chi osa criticare la comunicazione ufficiale diventa un sospettato.
Così, un passettino per volta, la verità non ha più spazio. La verità diventa scomoda, fastidiosa, impopolare, tanto che alla fine anche chi la riconosce sceglie di tacerla. Come ci si può opporre a un nemico così pervasivo, a un nemico che può dare e togliere il lavoro, che può dare e togliere la stabilità economica, che può dare e togliere l’accesso all’istruzione? Che può dare e togliere la libertà. Quando combattere per la libertà significa rischiare di perdere carriera, amici, privilegi, molti decidono di arrendersi. Pur riconoscendo il male, scelgono un compromesso, un accordo. La speranza di continuare a vivere una pseudo normalità, a patto di chiudere la bocca di fronte all’orrore, è sempre l’ultima a morire.
L’Ordine della Fenice è quello spiraglio di speranza che salva, perché ricorda che c’è sempre qualcuno che anela al Bene. Anche quando tutti i cuori sembrano ubriacati dalle menzogne, una scintilla di verità resiste e continua a fare luce. E nel quinto capitolo della saga la sfida è sovrumana, perché il nemico non è Voi-Sapete-Chi che si aggira nella notte uccidendo i maghi che gli si oppongono: tutti sarebbero d’accordo sull’origine del Male.
Ora invece le menzogne vengono dal Ministero della Magia e dal principale quotidiano del mondo magico. Ora il rifiuto pubblico delle menzogne significa la perdita del posto di lavoro, significa subire vessazioni, significa assistere al vuoto d’affetti che si crea tutto attorno alla propria vita. Perché nessuno se la sente più di stare accanto a chi osa criticare la narrazione del pensiero unico.
Ed è qui che l’Ordine della Fenice arriva in soccorso, tenendo viva quell’umanità che rischia di spegnersi di fronte al compromesso come unica possibilità di salvezza. È qui che nasce, inaspettatamente, l’Esercito di Silente, quando l’impulso naturale alla verità regala il coraggio di sfidare il mondo. Pagando di tasca propria, perché i giovani che entrano nell’Esercito hanno tutto da perdere.
Neville Paciock non fa un calcolo utilitaristico quando sfida il Signore Oscuro. Hogwarts è quasi distrutta, Harry Potter giace morto tra le braccia di Hagrid, i resistenti sono decimati e sfiancati dalla lunga battaglia, fuori dai confini della scuola il mondo magico è già caduto. Eppure Neville sguaina la spada di Grifondoro e combatte. Folle? No. Razionale. Perché è profondamente razionale scegliere il Bene. Scegliere di proteggere gli amici. Scegliere ciò che è giusto al posto di ciò che è facile.
Le bugie, la paura e l’odio non hanno intaccato il suo cuore: Neville ha visto un frammento di verità e lotta per custodirlo. È la sua volontà di Bene che mette in moto forze apparentemente inimmaginabili. Così come il sacrificio di Lily e James Potter, come il sacrificio di Severus Piton, come tutte le lacrime versate da Molly e Arthur Weasley, come tutte le fatiche sopportate da Harry, Ron e Hermione durante il loro vagare alla ricerca degli Horcrux.
Per quanto il Male sia forte, ci sono magie che solo l’amore può compiere. Joseph Ratzinger (01/02/09) direbbe «Siamone certi: nessuna lacrima, né di chi soffre, né di chi gli sta vicino, va perduta davanti a Dio». E questo Voi-Sapete-Chi proprio non riesce a comprenderlo. (Riproduzione riservata)
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