Dieci anni senza Andy Rocchelli
Pavia ricorda il fotoreporter ucciso in Ucraina il 24 maggio 2014 mentre documentava le condizioni dei civili nella guerra del Donbass. Il padre: «Vicenda ostaggio della polarizzazione mediatica»
«Lo scellerato attacco russo all’Ucraina di due anni fa ha generato la quasi impossibilità di procedere verso i comandanti ucraini responsabili. L’estrema polarizzazione dei media, della politica e delle opinioni ha portato a considerare “filoputiniano” tutto ciò che è avverso all’Ucraina. Questa vicenda, seppure avvenuta 8 anni prima della invasione russa, è ora ostaggio di questo bipolarismo». Così si legge nel messaggio che Rino Rocchelli ha inviato a Ossigeno per l’informazione in occasione della Giornata mondiale per la libertà di stampa 2024. Il 24 maggio sono dieci anni esatti dall’uccisione di Andrea, Andy per gli amici, Rocchelli. Dieci anni fa Andy si trovava nel Donbass, stava documentando le condizioni dei civili travolti da un conflitto feroce, quello tra le forze governative ucraine e le forze separatiste filorusse. Ogni giorno centinaia di persone venivano uccise dai proiettili e dai colpi di mortaio, eppure l’Europa non sembrava interessata al chiasso delle armi. Andy invece arriva in Ucraina e, dopo aver seguito le proteste di piazza Maidan, comincia a esplorare queste regioni straziate dalla guerra. Si rende subito conto di una cosa: le prime vittime sono i civili. Se già si parla poco degli eserciti, ancora meno l’opinione pubblica sembra rendersi conto delle migliaia di morti tra i cittadini. Così Andy intervista, fotografa, raccoglie e diffonde storie che squarciano il velo del silenzio. Le sue fotografie fanno il giro del mondo, vengono pubblicate da importanti testate internazionali e scuotono l’Europa.
Il 24 maggio Andy si trova con Andrej Mironov, giornalista russo, e con William Roguelon, fotoreporter francese, quando il gruppo viene preso di mira dai colpi di mortaio in dotazione all’esercito ucraino. L’attacco dura più di venti minuti. I soldati dell’esercito ucraino e della guardia nazionale non si fermano né di fronte alle insegne del taxi, né di fronte agli abiti civili e all’assenza di armi, né di fronte alle grida “press”, “stampa”. Anzi, affinano via via la mira per non lasciare alcuna via di fuga ai loro obiettivi. A terra rimangono Andy e Andrej. William Roguelon, gravemente ferito, riesce a fuggire. Il processo celebratosi tra il 2018 e il 2021 accerterà le responsabilità ucraine per l’uccisione di Andy e Andrej e per il ferimento di William, ma l’unico imputato verrà assolto per un vizio di forma durante l’appello.
Ancora Rino Rocchelli, il papà del fotoreporter: «Il 24 maggio 2024, all’inizio della crisi nelle regioni separatiste del Donbass, mio figlio Andrea (Andy) e il collega russo Andrej Mironov vengono attaccati e uccisi in Donbass dai militari ucraini. Nonostante l’omertà e i depistaggi della parte ucraina si arriva ad un processo che in tre gradi di giudizio rùbrica l’omicidio come un “crimine di guerra” e ne identifica i responsabili nelle milizie ucraine. Un vizio procedurale durante le acquisizioni di alcune testimonianze non consente l’incriminazione del miliziano italo ucraino condannato in primo grado. Le indagini hanno quindi portato a ricostruire con precisione i fatti , i tempi, le armi e i comandanti responsabili. Abbiamo la verità, manca ancora la giustizia».
Pavia, la città natale di Andy Rocchelli, ricorda il suo fotoreporter con una serie di iniziative intitolate “Maggio Scapigliato”. Le Volpi Scapigliate, associazione fondata dagli amici del fotoreporter, raccontano: «Insieme al ricordo di Andy vogliamo riflettere sulle problematiche della libertà d’informazione e la difesa dell’indipendenza e incolumità di giornalisti e fotografi, mai come ora a rischio e insidiate sotto tutte le latitudini, in contesti di pace e di guerra, di democrazia e di dittatura. Il caso di giustizia negata per le uccisioni di Rocchelli e del suo amico Andrej Mironov, perpetrate dalle forze armate ucraine, vuole diventare così l’occasione per una messa a fuoco della violazione dei diritti nel mondo contemporaneo».
Dal 13 maggio è iniziata una mostra diffusa per le strade di Pavia, spiegano gli amici di Andrea Rocchelli: «Una mostra diffusa di alcuni iconici scatti di Rocchelli allestita in diverse vie e piazze grazie alla collaborazione della cittadinanza pavese, di scuole, biblioteche e istituzioni. La città si vestirà di immagini di luoghi lontani e di volti e si aprirà a situazioni varie e disparate».
Venerdì 24 maggio alle ore 11 nella sala conferenze del Museo Kosmos conferenza con Stefano Ferrari, Volpi Scapigliate, Anna Dichiarante, giornalista de l’Espresso, gli amici e colleghi del collettivo Cesura e Giuseppe Borrello, giornalista autore dell’inchiesta “La disciplina del silenzio”. Modera Giacomo Bertoni, giornalista, inviato di Ossigeno per l’informazione a tutte le udienze del processo per l’uccisione del fotoreporter.
Nel pomeriggio di venerdì 24 secondo incontro alla Casa circondariale di Torre del Gallo, alle ore 16 Messa nel seminario vescovile di Pavia celebrata da monsignor Andrea Migliavacca, e dalle 18.30 alle 24 nei giardini del Museo Kosmos (in piazza Botta 9) conferenze, presentazioni e musica dal vivo. Tra gli ospiti Alessandra Ballerini, avvocato della famiglia Rocchelli, Carlo Bartoli, presidente dell’Ordine nazionale dei Giornalisti, Vauro Senesi, vignettista, e Nello Scavo, inviato di Avvenire.
Si tratta di tenere accesa una luce, ricorda infine Rino Rocchelli: «Non ci facciamo illusioni che la politica italiana o europea possano contribuire a sciogliere questo muro di gomma ucraino, né pensiamo che i media “mainstream” riprendano fattivamente a interessarsi alla vicenda. Per ora manteniamo viva l’attenzione e auspichiamo che la fine delle ostilità ripristini le condizioni per ricominciare a chiedere, come lecito, giustizia per questo crimine». (Riproduzione riservata)
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