«Mentre si decide la sorte della bimba inglese, CL è vicina a lei e alla sua famiglia e sostiene le loro richieste anche alla luce della possibilità del trasferimento in Italia». Lo comunica Davide Prosperi, presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione. In una nota diffusa pochi minuti fa, Prosperi scrive: «In queste ore di trepidazione, di mobilitazione e di preghiera per la piccola Indi Gregory, ore nelle quali in tanti e giustamente si battono affinché i suoi genitori possano vedere accolto il loro desiderio di accompagnarla con tutto il loro amore e col supporto di una adeguata struttura sanitaria, per il tempo che le è dato di vivere, emerge drammaticamente quella domanda radicale che è alla base di ogni pur necessaria discussione sulle implicazioni etiche, educative e giuridiche della vicenda. Ed è la domanda su quale senso abbia il dolore e in particolare, come in questo caso, il dolore innocente. Il giudice inglese che si occupa del caso sostiene infatti che è “nell’interesse di Indi” non prolungare la sua sofferenza. Un “interesse” che i genitori della bimba, secondo il giudice, non sarebbero in grado di vedere. Il dolore e il limite sono dunque una obiezione che “deve” avere la meglio sulla vita e sull’amore? Andando al fondo della questione: perché Dio permette il dolore innocente? Credo che solo lasciandosi ferire dall’aculeo di questa domanda si possa guardare ciò che sta accadendo a Indi e ai suoi genitori con speranza, e si possa essere al loro fianco senza lasciarsi sovrastare dalla sofferenza, dalla fatica, dall’incomprensione del mondo, “l’inferno” di cui ha parlato il padre di Indi uscendo dal tribunale. E comprendere perché in questo caso il giudice ha torto e i genitori di Indi hanno ragione: se la sofferenza ha un significato, allora è giusto spendersi in ogni modo possibile per accompagnare chi soffre, con quell’amore e quella cura che ogni persona, nel suo grande mistero, merita». Proprio in questi istanti è in corso l’udienza di appello dei genitori di Indi che chiedono, in caso di estubazione forzata, di poter almeno portare la bambina a casa. Il governo italiano intanto sta esplorando tutte le strade possibili, diplomatiche e giudiziarie, per salvare Indi. (Riproduzione riservata)
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FLASH: Comunione e Liberazione accanto a Indi Gregory
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«Mentre si decide la sorte della bimba inglese, CL è vicina a lei e alla sua famiglia e sostiene le loro richieste anche alla luce della possibilità del trasferimento in Italia». Lo comunica Davide Prosperi, presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione. In una nota diffusa pochi minuti fa, Prosperi scrive: «In queste ore di trepidazione, di mobilitazione e di preghiera per la piccola Indi Gregory, ore nelle quali in tanti e giustamente si battono affinché i suoi genitori possano vedere accolto il loro desiderio di accompagnarla con tutto il loro amore e col supporto di una adeguata struttura sanitaria, per il tempo che le è dato di vivere, emerge drammaticamente quella domanda radicale che è alla base di ogni pur necessaria discussione sulle implicazioni etiche, educative e giuridiche della vicenda. Ed è la domanda su quale senso abbia il dolore e in particolare, come in questo caso, il dolore innocente. Il giudice inglese che si occupa del caso sostiene infatti che è “nell’interesse di Indi” non prolungare la sua sofferenza. Un “interesse” che i genitori della bimba, secondo il giudice, non sarebbero in grado di vedere. Il dolore e il limite sono dunque una obiezione che “deve” avere la meglio sulla vita e sull’amore? Andando al fondo della questione: perché Dio permette il dolore innocente? Credo che solo lasciandosi ferire dall’aculeo di questa domanda si possa guardare ciò che sta accadendo a Indi e ai suoi genitori con speranza, e si possa essere al loro fianco senza lasciarsi sovrastare dalla sofferenza, dalla fatica, dall’incomprensione del mondo, “l’inferno” di cui ha parlato il padre di Indi uscendo dal tribunale. E comprendere perché in questo caso il giudice ha torto e i genitori di Indi hanno ragione: se la sofferenza ha un significato, allora è giusto spendersi in ogni modo possibile per accompagnare chi soffre, con quell’amore e quella cura che ogni persona, nel suo grande mistero, merita». Proprio in questi istanti è in corso l’udienza di appello dei genitori di Indi che chiedono, in caso di estubazione forzata, di poter almeno portare la bambina a casa. Il governo italiano intanto sta esplorando tutte le strade possibili, diplomatiche e giudiziarie, per salvare Indi. (Riproduzione riservata)