Francia: il “diritto all’aborto” in Costituzione
IL COMMENTO L’interruzione volontaria di gravidanza come «libertà irreversibile», soddisfazione di Planned Parenthood. La vita umana diventa un bene a disposizione del potere, ogni diritto è eroso
Lunedì 4 marzo 2024 (salvo improbabili sorprese) in Francia all’articolo 34 della Costituzione sarà aggiunta la frase: «La legge determina le condizioni in cui si esercita la libertà garantita per la donna di ricorrere all'interruzione volontaria della gravidanza». Gabriel Attal, primo ministro francese dal 9 gennaio 2024, commenta: «In un momento in cui i diritti della donna sono minacciati in tutto il mondo, la Francia si alza e si pone all'avanguardia del progresso». Emmanuel Macron, presidente della Repubblica francese a partire dal 14 maggio 2017, aggiunge: «Mi sono impegnato a rendere irreversibile la libertà delle donne di ricorrere all'interruzione volontaria di gravidanza iscrivendola nella Costituzione. Dopo l'Assemblea Nazionale, il Senato compie un passo decisivo di cui mi felicito». Planned Parenthood, colosso americano degli aborti, dice: «Messaggio di speranza, in Francia e nel mondo intero il diritto all'aborto è ancora gravemente minacciato».
Inserire l’aborto nella Costituzione come un diritto che deve essere garantito per legge significa certificare che il potere vuole rendere la vita un bene disponibile. Non è una novità, e la Francia lo aveva già dimostrato con sconcertante cinismo l’11 luglio 2019, quando decretò la morte per Vincent Lambert. Francese, infermiere, in stato di coscienza minima dopo un grave incidente automobilistico, nell’estate 2019 Vincent Lambert fu al centro di una straziante battaglia tra il favor vitae e il favor mortis. Da un lato la moglie, i medici, i giudici, la politica e la stampa che lo ritenevano un vegetale e chiedevano per lui la morte. Dall’altro gli anziani genitori, da anni quotidianamente accanto al suo letto d’ospedale, che volevano continuare a offrirgli cure amorevoli fino al risveglio o alla morte naturale.
L’imponente macchina del favor mortis vinse: il 2 luglio 2019 la stanza d’ospedale dove si trovava il 43enne in stato di coscienza minima iniziò ad essere presidiata dagli uomini del servizio d’ordine e al paziente furono sospese l’idratazione e la nutrizione. L’11 luglio, dopo nove giorni di agonia senza acqua né cibo, Vincent Lambert morì. Per nove giorni rimase tenacemente aggrappato alla vita, ma medici, giudici, politica e stampa avevano ormai deciso: Vincent era una vita non degna di essere vissuta, Vincent doveva morire. Il paziente più fragile e indifeso veniva così ucciso, per legge, all’interno dell’ospedale che avrebbe dovuto prendersene cura fino al risveglio o alla morte naturale.
Oggi il “diritto all’aborto” messo nero su bianco nella Costituzione francese segna l’erosione definitiva di ogni residuo diritto dei cittadini. La vita del più fragile diventa a disposizione del più forte, che decide chi ha il diritto di vivere e chi questo diritto non lo ha. Il potere sentenzia: quella vita non è desiderata, quella vita è troppo costosa, quella vita è inutile. E medici, giudici, politica e stampa eseguono gli ordini. L’opinione pubblica pare il pubblico dei talk show: tace e applaude a comando, incapace di reazione. La propaganda alza il volume e copre i dubbi con la retorica della libertà femminile (decisione che arriva a pochi giorni dalla Giornata internazionale della donna – 8 marzo), con la menzogna del diritto a decidere quando morire, con l’inganno del progresso scientifico e sociale.
Non vi è alcuna libertà quando la vita è a disposizione del più forte, vi è solo la possibilità di eseguire ordini ingiusti celando i fatti dietro l’ideologia. Nessuno è al sicuro quando il potere si arroga il diritto di porre fine alle vite che ritiene non degne di essere vissute. Siano esse nascenti, piccole, grandi, fragili, forti, malate, sane, morenti. Nessuno è al sicuro. (Riproduzione riservata)
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