Il papà di Indi: “In tribunale ho visto l’inferno”
Intervistato da La Nuova Bussola Quotidiana, Dean Gregory racconta: «Il servizio sanitario nazionale, gli avvocati e i medici si spalleggiano a vicenda, si comportano come amici»
«Un medico e un'infermiera ci hanno chiamato in una stanza per dirci che il Trust (l’ente amministrativo che gestisce l’ospedale) ci avrebbe portato in tribunale e che si sarebbe trattato dell'udienza finale. L'infermiera ha aggiunto che l'avvocato del tribunale le aveva detto di dirci che dovevamo mantenere il riserbo sulla questione e di non diffondere la storia sui social media. Se lo avessimo fatto, avrebbero fatto applicare delle restrizioni per imporci il silenzio». Così Dean Gregory racconta oggi, in un’intervista esclusiva rilasciata a Patricia Gooding-Williams per La Nuova Bussola Quotidiana, come è iniziata la battaglia per la vita di sua figlia Indi. L’intervista merita lettura integrale. Il racconto di Dean Gregory mostra come il filo rosso dell’operato dei medici sia sempre stato il favor mortis. La piccola Indi Gregory è stata considerata da subito una malata incurabile, una spesa per il servizio sanitario britannico. Vi sono anche altri elementi sui quali riflettere: la situazione di Indi è infatti peggiorata dopo aver ricevuto cure sbagliate e dopo aver contratto infezioni proprio in ospedale.
Emerge da questa intervista (prezioso esempio di giornalismo in settimane di deserto per la stampa italiana) il capovolgimento totale della professione medica: non più impegnata a curare in modo particolare le vite più fragili, bensì incaricata di selezionare quali pazienti sono meritevoli di cure e quali no. Al centro di tutto una presunta “qualità della vita”, che consente al personale sanitario di scartare vite umane con l’approvazione quasi automatica dei tribunali. Non esiste più alcun patto medico-paziente a difesa della persona fragile, non esiste più alcuna istituzione a cui appellarsi per chiedere aiuto. I genitori di Indi Gregory si sono trovati in un vortice infernale completamente soli, fatta lodevole eccezione per il Christian Legal Centre.
Menzione particolare per la Chiesa, chiusa in un silenzio cinico e sconcertante. Sabato 4 novembre il cardinal Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, è intervenuto in video collegamento al 43° Convegno della Vita organizzato dal Movimento per la Vita: quale giorno e quale luogo migliore per parlare di Indi? Invece, neanche una parola è stata pronunciata per questa bambina. Non una parola neanche dal Movimento per la Vita italiano. Domenica 5 novembre monsignor Joseph McKinney, vescovo di Nottingham, ha partecipato a un convegno diocesano dedicato al tema “Giustizia&Pace”. Neanche una parola per la bambina che oggi, nella sua diocesi, riceverà l’eutanasia.
Ciò che è cresciuta in queste ore è la catena di preghiera dei monasteri di clausura per Indi. Dopo l’idea lanciata da una lettrice di Notturno, la proposta ha iniziato a girare sui social e diversi monasteri sono già stati coinvolti in questa rete di preghiera per la vita. In questo preciso momento in tante parti d’Italia un popolo, vario per storie personali ma legato da un principio non negoziabile, sta pregando per Indi Gregory. Aspettando le ore 14 (15 in Italia), quando la vita di questa bambina, colpevole di essere malata, sarà spezzata.
Così Dean Gregory: «Quando ero in tribunale mi sembrava di essere stato trascinato all'inferno. Ho pensato che se l'inferno esiste, allora deve esistere anche il paradiso. Era come se il diavolo fosse lì. Ho pensato che se esiste il diavolo allora deve esistere Dio». (Riproduzione riservata)
Per restare sintonizzato su “Notturno” clicca su “Iscriviti”. “Notturno” vive grazie ai lettori: se ti abboni sostieni il lavoro giornalistico della newsletter e ottieni l’accesso completo all’archivio. Riceverai inoltre, ogni settimana, un contenuto riservato agli abbonati. Puoi cancellare la tua iscrizione in qualsiasi momento cliccando su “Unsubscribe”.