Giornali italiani, vendite a picco
Gli ultimi dati elaborati da Primaonline.it mostrano l’ennesimo tonfo per la carta stampata. Le copie in edicola sembrano destinate a scomparire entro breve. Colpa della rivoluzione digitale? Non solo
Meno 12,25% per il Corsera. Meno 11,55% per Repubblica. Meno 12,50% per la Gazzetta. Meno 13,34% per La Stampa. Meno 11,38% per il QN-Il Resto del Carlino. Meno 7,43% per Il Messaggero. Precipitano, ancora, le copie cartacee dei quotidiani italiani. Il 10 maggio 2023 Primaonline.it ha diffuso le classifiche elaborate sui dati Ads (Accertamenti diffusione stampa): riguardo le sole vendite cartacee, la tabella che mostra i venti quotidiani più venduti d’Italia si presenta completamente rossa, fatta eccezione per Libero, che dal marzo 2022 al marzo 2023 segna un più 6,45%.
Qualche bollino verde compare se nel confronto si inseriscono anche le copie digitali: La Gazzetta vola con un più 61,02%, Repubblica rialza la testa con un più 9,77%, il Fatto Quotidiano registra un più 1,05%. Numeri drammatici, che mostrano una ormai irrefrenabile perdita di fiducia dell’opinione pubblica nelle testate giornalistiche tradizionali. Se il problema fosse solo del contenitore infatti, gli abbonamenti digitali dovrebbero compensare le copie cartacee, quando non addirittura superarle. Se il contenuto, gli articoli di cronaca e critica, fosse ancora attrattivo, le vendite crescerebbero. Magari meno in edicola, ma il segno “più” sul digitale dovrebbe essere diffuso.
Va anche ricordato che le copie digitali hanno un diverso peso economico rispetto a quelle cartacee: la classica copia del proprio quotidiano preferito acquistata in edicola porta un guadagno alla testata, all’edicola, al distributore, a tutta la rete insomma che lavora dietro al giornale di carta. E la maggior parte delle grandi redazioni è ancora strutturata secondo questo schema, oggi drammaticamente obsoleto.
Chi legge Notturno da un po’ conosce già la proposta: tornare alla deontologia, rinnovare le testate giornalistiche tradizionali facendo un passo indietro verso l’essenza del giornalismo. Verso la ricostruzione del rapporto di fiducia con i lettori, vero motore e difesa dei giornalisti sempre più vittime di precariato e intimidazioni. La caotica corsa in avanti fatta di caccia all’ultimo clic e di adesione alla narrazione dominante ha forse garantito qualche entrata pubblicitaria e qualche fondo governativo, ma rischia di demolire definitivamente la professione. (Riproduzione riservata)
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Io mi auguro venga fatta una selezione da parte del pubblico, scegliendo un giornalismo schietto, trasparente e veritiero, che induca anche alla logica, al ragionamento e alla presa di coscienza. .