La stampa italiana scopre Indi
«No al trasferimento in Italia di una bimba incurabile», scrivono oggi i giornali. Ma la malattia non è incurabile e c’è ancora un appello da presentare: la battaglia dei Gregory non è finita
Oggi diverse testate giornalistiche italiane annunciano il “no” al trasferimento in Italia di Indi Gregory sentenziato dal giudice Robert Peel. Ma dimenticano di dire che gli avvocati del Christian Legal Centre sono al lavoro per presentare un appello urgente. Le speranze sono deboli, ma la battaglia per la vita di Indi non è ancora finita.
«Gb, giudici negano il trasferimento in Italia a una neonata con una patologia incurabile», titola TGcom24, e nel catenaccio aggiunge: «I genitori volevano portare a Roma la piccola Indi Gregory per continuare a mantenerla in vita tramite il supporto delle macchine». Il Quotidiano Nazionale titola: «Il caso di Indi Gregory, bimba incurabile. No al trasferimento in Italia, i giudici inglesi: stop al supporto vitale». Il Fatto Quotidiano si discosta in parte e titola: «Londra nega a bimba incurabile di 8 mesi il trasferimento in Italia: il caso di Indi Gregory». Positivo l’interesse (tardivo) della stampa italiana al caso di Indi Gregory, ma alcune precisazioni sono d’obbligo.
Primo: Indi soffre di una rara patologia mitocondriale, una malattia in parte sconosciuta ai medici stessi che l’hanno in cura. Con le conoscenze attuali, la sua malattia è inguaribile. Ma non è incurabile. L’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma ha già avanzato una proposta di cura che consentirebbe di migliorare alcuni sintomi causati dalla malattia, tra gli obiettivi ci sarebbe anche quello di renderla indipendente dal ventilatore meccanico che la aiuta a respirare.
Secondo: i genitori non vogliono «continuare a mantenerla in vita tramite le macchine», vogliono semplicemente che la loro bambina sia curata nel modo migliore. Sono pronti ad accettare la morte di Indi per la sua patologia (un genitore è mai veramente pronto ad accettare la morte del figlio?), ma non sono disposti ad accettare che siano i medici a sopprimere Indi mediante un atto eutanasico.
Terzo: il giudice Robert Peel si è opposto al trasferimento in Italia di Indi, ma c’è tempo fino alle 14 di oggi (le 15, ora italiana) per presentare appello. E gli avvocati del Christian Legal Centre stanno lavorando senza sosta per tentare ogni strada possibile in difesa della vita.
Ora, la cronaca impone l’onestà intellettuale: le speranze sono poche. I casi di Charlie Gard e Alfie Evans raccontano l’ostinazione mortifera di medici e giudici inglesi, disposti a far morire per soffocamento due bambini pur di dimostrare al mondo che si trattava di “vite non degne di essere vissute”. Solo i genitori di Tafida Raqeeb riuscirono a portare in Italia la loro bambina, ma decisivo fu l’intervento del Consiglio islamico d’Europa. I genitori di Indi Gregory sono stati lasciati soli dalla Chiesa e dalla politica, ora anche la stampa racconta questa vicenda come una storia passata, finita. “C’era una bambina che, ma ormai” sembrano dire i titoli dei giornali oggi. Non sia mai che l’opinione pubblica italiana si scuota dal torpore.
Alle ore 14 oggi scade il tempo utile per presentare appello. Come già accaduto nelle ultime settimane, Notturno continuerà a seguire la vicenda di Indi Gregory e, dopo le opportune verifiche, fornirà tutti gli aggiornamenti. (Riproduzione riservata)
Per restare sintonizzato su “Notturno” clicca su “Iscriviti”. “Notturno” vive grazie ai lettori: se ti abboni sostieni il lavoro giornalistico della newsletter e ottieni l’accesso completo all’archivio. Riceverai inoltre, ogni settimana, un contenuto riservato agli abbonati. Puoi cancellare la tua iscrizione in qualsiasi momento cliccando su “Unsubscribe”.
È appurata la criminalità di questi giudici anglosassoni in questo decennio. È una vergogna che accusa chi ne avesse il potere di agire e fare qualcosa.