Le mascherine e la paura
IL CASO Dopo i commenti social per l’obbligo di mascherine nel duomo di Pavia, a Notturno parla il parroco: «Decisione in linea con l’Avvocatura di Milano, vogliamo tutelare la serenità di chi prega»
Ha generato una valanga di commenti il cartello esposto pochi giorni fa sul portone d’ingresso del duomo di Pavia riguardante l’uso delle mascherine. Vi si legge che: «I fedeli indossano sempre la mascherina nei luoghi sacri, sia durante le celebrazioni che al di fuori di esse. Si raccomandano quelle di tipo ffp2 o ffp3, e all’ingresso igienizzano le mani». Nel pomeriggio di domenica 15 maggio alcuni turisti dopo averlo letto hanno deciso di non entrare nella cattedrale di Pavia, altri lo hanno fotografato e lo hanno pubblicato sui social, dove si sono registrate centinaia di reazioni.
Scrive Salvatore: «L'avviso del Duomo di Pavia conferma che la Chiesa non si interessa più alla salute delle anime ma bensì a quella dei corpi come una qualsiasi organizzazione dedita all'assistenza sociale». Annota Latens: «Notavo mentre ero in Santa Maria delle Grazie venerdì e in Sant'Ambrogio giovedì: stessa raccomandazione, turisti 80% senza (stranieri tutti), fedeli (orario messe) con. Fedele-turista nuova creatura sanitaria, pericoloso "super spreader", che sfugge alle tassonomie della curia». Commenta Andrea: «Pavia che adoravo fino a gennaio 2020 è diventata una città infrequentabile. Ipocondria a oltranza, sembra di entrare in un ospedale, gente mascherata ovunque. Se da un lato purtroppo ha preso una botta terrificante con la prima ondata, dall'altro sembrano proprio non uscirne». Ricorda Sergio: «Quando Chiesa Cattolica significava fede, si raccomandava l'acquasantiera». Chiedono altri utenti: «Mascherine e gel sono in un unico comandamento o sono due comandamenti separati? Siamo a 11 o 12? Per come è formulato l'avviso, sembra che portare la mascherina e igienizzare le mani siano precetti religiosi, che un buon cristiano deve osservare. Lo ha fatto anche il governo, a ben pensarci, mettendo il vaccino su un piano moraleggiante e altruistico».
Sul sito della diocesi pavese sono riportate le disposizioni della CEI secondo le quali dal 1° maggio non vige più l’obbligo delle mascherine in chiesa, mascherine che ora sono solo raccomandate, dunque lasciate alla decisione del singolo. Il duomo di Pavia inoltre, i cui lavori di costruzione sono iniziati nel 1488, non teme assembramenti e mancanza di ricambio d’aria, presenta infatti una cupola alta 94 metri, terza in Italia per dimensioni dopo la basilica di San Pietro a Roma e la cattedrale di Santa Maria del Fiore a Firenze.
Notturno ha dato spazio per oltre un anno ai problemi etici e sociali della gestione della pandemia, sottolineando il pericolo del conflitto orizzontale come strumento di distrazione di massa, perciò abbiamo raggiunto il parroco, don Gian Pietro Maggi, che spiega: «La decisione è stata presa sulla base del protocollo per le celebrazioni preparato dall’Osservatorio giuridico legislativo regionale, che segue le decisioni dell’Avvocatura di Milano. Si tratta di un servizio, un gesto di tutela nei confronti delle persone più fragili che partecipano alla Messa e hanno ancora paura. Soprattutto nel pomeriggio, con l’ingresso dei turisti, ci sono stati fedeli che hanno provato grande preoccupazione».
La mascherina in chiesa però non è più obbligatoria, è solo raccomandata, così invece si corre il rischio di creare ancora conflitto orizzontale, conflitto tra i fedeli stessi. Ci sono persone che entrano senza mascherina perché ormai non è più obbligatoria, molti escono di casa direttamente senza come avviene negli altri Paesi europei, e qui vengono guardate male o sgridate da altri fedeli: «Non ho mai visto nessuno con la mascherina sgridare qualcuno che non la indossa, al massimo gli ha espresso la sua preoccupazione – spiega il parroco del duomo –. Si fa notare la mascherina e, se questa non viene indossata, sono gli altri fedeli che si allontanano scegliendo un’altra panca. Chi è senza mascherina può rimanere in disparte. La prima istanza a cui guardare deve essere la serenità di chi partecipa alla Messa. Tutti siamo stanchi di portare le mascherine, ma questo va visto come un servizio non come un diktat, come un gesto di attenzione per chi è preoccupato. Ci sono persone fragili che magari sono uscite da poco dall’ospedale, è un sacrificio insostenibile per noi?».
Il problema sollevato da molti però non è il sacrificio in sé, ma il senso del sacrificio, il fine del sacrificio. Dopo la campagna di vaccinazione di massa e con la maggior parte dei fedeli che ancora tiene la mascherina, su quali basi si cerca ancora di imporre la mascherina agli altri? Se la paura non è passata da sola, dopo tre dosi di vaccino e indossando la mascherina, non passerà più, perché il confine tra preoccupazione e paura irrazionale è stato superato. «Intanto la mascherina non è un’imposizione – dice il parroco –, ma un servizio. Se ci sono poche persone in cattedrale nessuno verrà a chiedere di indossarla, ma se entrano in tanti si crea preoccupazione tra i fedeli. Noi non possiamo conoscere i problemi di salute di chi abbiamo seduto vicino, quindi anche se ci costa fatica siamo chiamati a fare questo servizio. La maggior parte delle persone la indossa ancora per la Messa, senza l’ingresso dei turisti non sarebbe stato necessario esporre il cartello. Entrare con la mascherina provoca qualche malessere? È comprensibile. Ma bisogna salvaguardare la serenità di chi è dentro a pregare». (Riproduzione riservata)
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Ormai è evidente che il "core business" della Chiesa non è più l'evangelizzazione e la salvezza delle anime, ma l'assistenza agli anziani... quando non si ha nulla di appassionante da trasmettere, i giovani trovano di meglio per passare il tempo
A proposito delle questioni etiche in materia di vaccini, non so se hai visto questa inchiesta di Project Veritas...
https://www.projectveritas.com/video/pfizer-leaks-whistleblower-goes-on-record-reveals-internal-emails-from-chief-scientific/