“Meno tasse per chi ha figli”, la proposta di Giorgetti
IL COMMENTO Giusto sostenere la famiglia, nucleo fondante della società e promemoria di futuro. Ma attenzione alle ricette politiche con bonus, utili solo a fomentare il conflitto orizzontale
«Meno tasse per chi ha figli». È questa la proposta di Giancarlo Giorgetti, ministro dell'economia, per sostenere la natalità in Italia. D'obbligo alcune considerazioni: intanto si tratta di un'idea, peraltro non inedita, lanciata dai media in pasto all'opinione pubblica per creare un dibattito teleguidato sul nulla. Il tema è la miccia perfetta per l'ennesimo conflitto orizzontale (emergenza covid, guerra in Ucraina e clima non bastano come esempi?), dinamite pericolosa in una società sempre più individualista ed egocentrica. È giusto sostenere le famiglie con figli, nucleo fondante della società stessa. Il 29 dicembre 1985 Giovanni Paolo II diceva: «Non vi è altra comunità interumana così unificante, così profonda e universale come la famiglia, in pari tempo: così capace di rendere felici, e così esigente, perché pure così vulnerabile, in quanto esposta a svariate “ferite”».
Dalla famiglia parte tutto, da un quotidiano fatto di amore e incontro/scontro, da un equilibrio costantemente messo alla prova fra figura femminile e figura maschile: il bambino respira in casa un assaggio di società, riconosce nei genitori tracce della propria identità in formazione, impara ad affrontare le tempeste della vita. Ancora Giovanni Paolo II: «In questo modo il matrimonio e la famiglia diventano quell’ambiente educativo, che è assolutamente insostituibile: il primo e fondamentale e più consistente ambiente umano, che diventa poi la “chiesa domestica”. Si può dire che nella famiglia anche l’educazione diventa, in modo spesso inavvertito, un’autoeducazione, perché una sana comunità familiare permette di per sé lo sviluppo normale di ogni persona che la compone».
A fronte di tanta complessità, la ricetta politica della detassazione svela tutti i propri limiti. La famiglia necessita primariamente di valorizzazione umana, spirituale e culturale. Cosa arriva di più agli adolescenti del 2024: un bonus governativo o un ideale? Nel drammatico stravolgimento sociale contemporaneo, inoltre, chi sono i veri soggetti fragili? Una persona single con contratto lavorativo precario è molto più indifesa di una famiglia con due figli e con almeno un genitore a tempo indeterminato. I figli non sono solo spese e preoccupazioni, sono anche speranza e futuro.
I figli danno senso ai sacrifici e alle fatiche affrontate dai genitori, rendono concreti quei “lo faccio pensando al domani” e “lo faccio per gli altri”, pensieri che altrimenti resterebbero solo slogan. Avere accanto persone care di cui prendersi cura è a volte una croce, ma è anche ciò che dà senso alla presenza sulla Terra. Ed è qualcosa che solo in famiglia si sperimenta. Non pedine che corrono tra ufficio e apericena, ma persone segnate da ferite terrene e prospettive trascendenti. Esiste forse una persona che non desideri sentirsi amata? Esiste forse una persona che non troverebbe pace in una relazione seria, stabile, esclusiva? Ridurre tutto questo (e molto altro) a un bonus è disumano. (Riproduzione riservata)
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