"Non dovrete mai permettervi di odiare"
La dittatura del pensiero unico raccontata da Irina Ratushinskaja, poetessa vittima della malvagità sovietica. Neanche quattro anni di prigionia nel lager riuscirono a spegnere in lei la speranza
Se il pensiero unico fosse un colore, non sarebbe il bianco. Il bianco è troppo puro, sul bianco le macchie delle bugie si riconoscono subito, il bianco non concede angoli dove nascondere le malefatte. Non sarebbe neanche il nero. Il nero è troppo scuro, il nero fa pensare alla notte, richiama l’attenzione, fa insospettire, invita ad accendere nuove luci. Se il pensiero unico fosse un colore sarebbe il grigio.
Basta prendere in mano il libro di Irina Borisovna Ratushinskaja, “Grigio è il colore della speranza”, per averne conferma. A pagina 254 (traduzione italiana a cura di L. Montagnani, Rizzoli, Milano 1989) si legge:
«Tutte le norme dell’esistenza umana inculcate in ognuno di noi ancor prima che cominciamo ad avere coscienza di noi stessi venivano deliberatamente e scrupolosamente calpestate. (…) Una persona normale è scioccata dalla brutalità e dalle menzogne? Allora ve ne forniranno in tale quantità che dovrete chiamare a raccolta tutte le vostre forze interiori per ricordare che esiste, esiste un’altra realtà!».
La propaganda ha due obiettivi: rovesciare la scala di valori preesistente e spegnere il pensiero critico. Non una scala di valori generica, bensì quella umana, quella insita nel cuore di ogni uomo al di là di ogni politica. L’idea che ogni vita è sacra, è inviolabile, che esiste il bene ed esiste il male, che il cuore è inquieto finché non trova la verità, che la vita è fatta di relazioni e non di incontri usa e getta, che non c’è progresso se la vita di qualcuno viene calpestata, e tutta quella lunga serie di tasselli che, uniti, formano il mosaico delle tradizioni europee. Tradizioni che sono, volenti o nolenti, profondamente intrise di cristianesimo. Continua Irina:
«Esistono persone perbene, e sono la maggioranza, esistono interi paesi nei quali il nero si chiama nero e il bianco bianco, e ciò non viene perseguito per legge. Ma tutto questo vi sembrerà così lontano che solo con un grande sforzo di volontà riuscirete a conservare quella che era sempre stata la vostra normale scala di valori».
Proprio il cristianesimo è uno dei principali nemici del pensiero unico. Un nemico da tacitare, censurare, deridere. Un nemico insidioso perché ricorda che tutti gli uomini sono fratelli, che non esistono vite non degne di essere vissute, che il fine non giustifica i mezzi, che anche nell’ora più buia si possono alzare gli occhi al cielo e trovare speranza, che non tutto è in mano agli uomini, che esiste una misericordia senza limiti ma non c’è misericordia senza verità, che nonostante tutto è l’amore che salva il mondo. Un nemico, dunque, da affrontare duramente con la repressione feroce o da colpire di striscio, proponendo viscidi compromessi a pastori e personalità di spicco.
Eppure, in questo grigiore che si allarga a macchia d’olio, c’è chi resiste. E, a volte, riesce a dare il via alla rivoluzione prima che la dittatura sia inarrestabile. Quando non ci riesce, sparge con la sua vita semi di verità, che germoglieranno anche sotto il cielo più cupo, riportando speranza. È il caso dell’Ordine della Fenice e dell’Esercito di Silente, che persino di fronte alla sconfitta apparentemente definitiva dicono “no” al male. E da quel “no”, piccolo, insignificante, impotente, germoglia la rinascita.
Una rinascita più grande di loro, impensabile per loro. Grande come la rivoluzione iniziata in Grecia dopo la morte di Alekos Panagulis, anche grazie allo straordinario impegno giornalistico di Oriana Fallaci. Delicata come le poesie di Irina Ratushinskaja, appuntate su fragili brandelli di carta igienica durante la prigionia, e destinate a svelare l’orrore dei lager sovietici. Sì, è anche grazie alle sue poesie se oggi qualcuno nel mondo grida “no” al male. Lo ricorda Irina:
«E nello stesso tempo non dovrete mai, per nessuna ragione, permettervi di odiare! Non perché i vostri aguzzini non se lo meritino. Ma perché se soltanto lascerete penetrare l’odio dentro di voi, negli anni di lager si svilupperà talmente che soppianterà qualsiasi altra cosa, vi corroderà e corromperà l’anima. Voi cesserete di esistere, la vostra personalità verrà annientata, e in libertà tornerà un essere isterico, furioso, indemoniato. E se doveste morire in una delle tante camere di tortura, questo sarebbe l’essere che si presenterebbe al cospetto di Dio. Ed è proprio ciò che loro vogliono».
Che pericolo insidioso l’odio. Una società che vive sotto la dittatura del pensiero unico è una società profondamente intrisa d’odio. Odio per l’uomo, odio per la verità, odio per la fragilità. Questo odio, grazie al sapiente trucco della propaganda, non appare per ciò che è, ma viene presentato come la norma. Così, chi scopre l’inganno, oltre a subirne la violenza corre il grande pericolo di odiare. Odiare i dittatori, odiare i funzionari, odiare i parenti e gli amici che non vedono, o fingono di non vedere, l’avvento della dittatura. Lo strappo nel cielo di carta arriva sempre, guai però ad aspettarlo con livore. Irina traccia la strada:
«Perciò voi, guardando uno dei tanti ingranaggi di questa macchina – che abbia le mostrine rosse o celesti – cercherete di pensare che forse ha dei figli, che potrebbero crescere completamente diversi da lui. Oppure troverete in lui qualcosa di ridicolo: l’umorismo uccide l’ira. Oppure vi farà giustamente pena: adesso nessuno potrebbe certo invidiarvi, ma scambiereste forse il vostro posto con il suo? (…) Tutto ciò, già dopo il primo anno, vi procura il cosiddetto «sguardo da prigioniero», che è impossibile descrivere, ma, una volta incontrato, è anche impossibile dimenticare. (…) E neanche uno dei vostri aguzzini riesce a sopportare questo sguardo: si girano tutti dall’altra parte come cani bastonati».
Termina qui il nostro viaggio d’indagine nel pensiero unico. Quanti altri testi ci sarebbero da riscoprire, rileggere, consigliare: lo faremo, qui sulle pagine virtuali di “Notturno”. Al lettore del 2021 il compito di non smettere mai di pretendere la verità. Leggere, lasciarsi ispirare da chi questi meccanismi li ha vissuti, agire. La libertà non costa poco, ma vale tutto.