Pfizergate, l’Italia tace
EDITORIALE Le ammissioni della casa farmaceutica confermano l’inganno istituzionale dietro green pass e obbligo vaccinale anti covid. La libertà di coscienza è stata la prima vittima della propaganda
Chi si è opposto (e si oppone) a green pass, super green pass e obbligo vaccinale anti covid ha sempre detto che il bene del singolo non può essere calpestato in nome di un presunto bene collettivo. Ha sempre detto che i farmaci sperimentali giunti sul mercato europeo il 27 dicembre 2020 (il cosiddetto “Vax Day”) presentano gravi problemi medici, legati anche alla scarsa quantità di dati disponibili su sicurezza ed efficacia, pertanto avrebbero dovuto essere prescritti direttamente dal medico solo dopo una rigorosa valutazione del calcolo costi/benefici (è possibile farlo con tale penuria di dati?), solo alle fasce di popolazione che più rischiavano in caso di contagio, solo con una farmacovigilanza attiva, solo animati dal principio di precauzione. Ha sempre detto che i problemi etici di questi farmaci (in primis l’utilizzo di linee cellulari da feti abortiti) avrebbero dovuto portare lo Stato a fare un passo indietro rispetto alla scelta del singolo, perché è una scelta che va a toccare la coscienza, quella che l’enciclica “Gaudium et Spes” definisce: «il nucleo più segreto e il sacrario dell'uomo».
La contaminazione dei farmaci con l’aborto (che, come spiegano gli esperti, può generare anche problemi medici) non è una pratica nuova, ma con l’arrivo dei farmaci anti covid per la prima volta il problema è stato posto in modo esplicito a livello mondiale. La Congregazione per la dottrina della fede (21 dicembre 2020) ha dato una discutibile e discussa approvazione ai farmaci anti covid nonostante l’utilizzo di linee cellulari da feti abortiti, ma l’approvazione era condizionata alla gravissima emergenza, all’assenza di alternative etiche, all’impegno a manifestare pubblicamente il proprio dissenso a queste pratiche per chiedere un cambio di rotta alle case farmaceutiche. Tutti i documenti precedenti della Chiesa hanno sempre ribadito un netto “no” a questa sperimentazione scientifica senza limiti etici.
Chi si oppone a green pass, super green pass e obbligo vaccinale ha sempre detto che, almeno a giudicare foglietto illustrativo e consenso libero e informato, questi farmaci sperimentali non erano in grado di prevenire il contagio, pertanto ancora una volta la scelta doveva essere strettamente personale e valutata liberamente con il proprio medico di famiglia, che doveva analizzare la situazione senza pressioni né interessi economici.
Occorreva investire sul rapporto di fiducia tra medico e paziente, quel rapporto che si basa sulla certezza che il proprio medico è lì per prendersi cura della persona a lui affidata. Che il medico riceve sì proposte e promesse dalle case farmaceutiche, ma usa la propria coscienza e la propria deontologia per decidere cosa è meglio per il paziente e non cosa è meglio per la propria carriera.
L’11 ottobre 2022, intervenendo al posto di Albert Bourla (amministratore delegato di Pfizer) in Commissione trasparenza UE, la responsabile commerciale Pfizer ha ammesso (ridendo) che non sono mai stati effettuati test sulla capacità del “vaccino” di bloccare la trasmissione del virus. Una affermazione che demolisce completamente le basi propagandistiche della campagna vaccinale europea, ma in particolar modo italiana, e che fa temere future rivelazioni simili anche riguardo i test sulla sicurezza.
Una affermazione, ancora, che sta facendo letteralmente il giro del mondo, ma che è passata sottotraccia proprio in Italia, Paese nel quale la retorica de “Il vaccino è un atto d’amore” ha raggiunto livelli insuperabili. Proprio in Italia e solo in Italia chi ha difeso la propria (e altrui) libertà di coscienza è stato escluso dalla vita sociale prima e da quella lavorativa poi. E proprio in Italia le principali testate giornalistiche hanno scelto di non dare notizia di quanto emerso in Commissione trasparenza al Parlamento europeo.
Il 14 ottobre 2022 l’European Public Prosecutor’s Office (EPPO), ovvero la procura indipendente dell’Unione Europea (operativa dal 1° giugno 2021, con sede in Lussemburgo), ha reso noto che è stata avviata un’indagine sull’acquisizione dei vaccini covid-19 in Europa. Alcuni mesi fa, il New York Times aveva rivelato numerose comunicazioni private intercorse fra l’amministratore delegato di Pfizer Albert Bourla e la Presidente della Commissione Europea Ursula Von Der Leyen. L’11 ottobre scorso Albert Bourla era atteso al Parlamento europeo per fornire spiegazioni sulla vicenda, ma pochi giorni prima ha comunicato che non si sarebbe presentato. (Riproduzione riservata)
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