Rita Pavone e l’esercito della libertà
La cantante con un tweet ha scatenato le sentinelle della Costituzione, ora in lotta perché Marco Mengoni possa parlare durante i propri concerti. Combattenti che, però, combattono part-time
«Perché oggi in Italia, ogni volta che un cantante raggiunge finalmente il successo tanto rincorso e desiderato, sente subito il "bisogno" di fare affermazioni su cose che nulla, proprio nulla hanno a che fare con il proprio lavoro? Megalomania?». Se lo è chiesto oggi su Twitter Rita Pavone, cantante e attrice, classe 1945, in attività dal 1962.
Molti utenti hanno visto nel suo tweet un’allusione alle recenti affermazioni di Marco Mengoni che, chiudendo un concerto a Padova, ha dichiarato dal palco: «Nessuno dovrebbe decidere cos'è la famiglia». Un commento in aperta polemica con la procura di Padova e con il Governo.
Più della riflessione della cantante, però, colpiscono le risposte con le quali gli utenti hanno inondato oggi il suo profilo Twitter.
Claudio Pellegrini scrive: «Forse perchè siamo in democrazia? Ammesso che si sappia come funziona una democrazia perchè da come votiamo ultimamente non mi sembra».
Andrea Zalone, autore di Maurizio Crozza, scrive: «La butto lì, forse perché sono anche loro cittadini che godono del diritto di esprimere le loro opinioni? Se ognuno dovesse parlare solo di ciò che sa ci sarebbe un silenzio assordante».
Le_Dannyboy: «Così come un comune cittadino può dire la sua sui social, un artista può dire la sua durante un concerto. Si chiama democrazia».
EppurSheMoves: «Forse perché si tratta di diritti che lo toccano in prima persona? Ah già, tu sei una privilegiata a cui i diritti non vengono negati, non puoi capire».
Aurora: «Io sapevo si chiamasse democrazia, ma di questi tempi non pare vada di moda».
ClaudioF: «Dovete taggare le persone con nome e cognome quando scrivete i vostri tweet polemici. Se non sapete come si fa fatevelo insegnare. PS : Siamo in un paese democratico dove ognuno di noi ANCORA può dire la sua senza essere definito Megalomane».
AsiaHewson: «“Raggiunge finalmente il successo” dopo 14 anni di carriera, millemila premi e 75 dischi di platino fa già ridere così. Sono anni che comunica gli stessi valori, nelle interviste e nei suoi concerti. È un cittadino italiano e, almeno finora, la Costituzione glielo permette».
Chello: «Perché danno voce a chi non può, da sempre..! Lei evidentemente non ha niente da dire..».
LadyG: «e perché oggi in Italia quando un cantante non ha più il successo di una volta deve uscirsene con post a sostegno del nuovo governo per sperare di avere un posto in tv? Miseria? Ne ho visti alcuni, che pena».
Non sono mancati commenti a sostegno della tesi di Rita Pavone, come quello di Fr3d che scrive: «Eeeeeeeeeeehhhhhh gli artisti dovrebbero comunicare, ammesso che abbiano qualcosa da dire, con le loro opere, ma il punto è, hanno qualcosa da dire? Temo di no, o forse non sono artisti, l'arte non è mai conformista, il resto è marketing». O quello di Federico Comincini, che ipotizza: «Forse perché raggiungono il successo solo quelli che hanno accettato di diventare poi veicoli per messaggi decisi da chi li ha fatti emergere».
La marea di critiche a Rita Pavone contiene in sé una buona e una cattiva notizia. La buona è che l’Italia è piena di persone pronte a combattere per la libertà di espressione, per la Costituzione, per dare voce a chi non ha voce. La cattiva è che purtroppo queste sentinelle della democrazia e della libertà lavorano part-time. Con orari variabili e ferie abbondanti. Ad esempio, negli ultimi tre anni, mentre i loro concittadini venivano esclusi dalla vita sociale prima e dal lavoro poi per aver fatto obiezione di coscienza a un lasciapassare governativo che sottintendeva la somministrazione di farmaci sperimentali, questi osservatori della Costituzione erano purtroppo in vacanza. Tutti contemporaneamente.
È veramente un grande peccato, perché sarebbe stato importante vederli insorgere in difesa di chi dava notizie estranee alla propaganda, sarebbe stato utile vederli rilanciare informazioni al posto di slogan, sarebbe stato consolante vederli twittare in difesa dei loro parenti, amici, vicini di casa che rimanevano di colpo senza stipendio. Sarebbe bello che l’esercito della libertà scendesse in campo quando tutti i riflettori si spengono su chi viene delegittimato ed escluso. Ma le ferie sono sacre e i sindacati vigilano. (Riproduzione riservata)
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