Suicidio assistito: l'allarme dei vescovi inglesi
«Potrebbe essere difficile, per chiunque, trovare istituzioni dove ci si possa sentire al sicuro». Intanto, nonostante il caso di Daniele Pieroni, anche il Governo italiano segue Inghilterra e Francia
«Siamo molto preoccupati dal fatto che la legislazione sul suicidio assistito stia per essere approvata dalla Camera dei Comuni perché molti hospice e Rsa cattolici saranno costretti ad offrire il fine vita senza avere la possibilità di una rinuncia. Inoltre, le regole per l’obiezione di coscienza per il personale sanitario e gli assistenti sociali sono confuse e non adeguate, un problema che non verrà risolto dagli emendamenti proposti. Non ci sono sufficienti garanzie che le categorie vulnerabili non saranno costrette dalla pressione sociale, o da altre forme di controllo psicologico, a chiedere il suicidio assistito». Commenta così monsignor John Sherrington, responsabile del settore vita della Conferenza episcopale d'Inghilterra e Galles, gli ultimi passaggi parlamentari del “Terminally ill adults (End of Life) Bill”.
Il disegno di legge, come ha ricordato AgenSir il 5 giugno scorso, prevede che «adulti maggiorenni malati terminali, con un’aspettativa di vita di sei mesi e la capacità di intendere e di volere, possano chiedere il suicidio assistito dopo che due medici abbiano dichiarato che questi malati hanno diritto al fine vita e non sono stati sottoposti a pressione o coercizione». Il voto finale è previsto per il 20 giugno 2025. La voce dei vescovi inglesi però torna ad alzarsi e lancia un nuovo appello al mondo della politica: «I nostri rappresentanti scelgano di proteggere i cittadini più vulnerabili di questo Paese».
Il “Terminally ill adults (End of Life) Bill” si lega all'ultimo disegno di legge approvato in Francia, che amplia le maglie per l'accesso al suicidio assistito, e segna una coincidenza curiosa con l'improvvisa accelerazione data dal Governo italiano in materia di fine vita. Il 21 maggio scorso i vescovi inglesi avevano lanciato un altro allarme: «Se questa normativa dovesse essere approvata, gli hospice cattolici e le Residenze per anziani potrebbero non essere in grado di continuare il loro lavoro e di garantire cure palliative di alta qualità. Inoltre, potrebbe essere difficile, per chiunque, trovare istituzioni dove ci si possa sentire al sicuro. Questa legge danneggerà la nostra società cambiandola profondamente».
In Italia, dopo la notizia del suicidio assistito di Daniele Pieroni, primo caso dopo l'approvazione della legge regionale toscana, ha parlato il cardinal Augusto Paolo Lojudice, presidente della Conferenza episcopale toscana (Cet): «La vicenda ci lascia con una profonda amarezza ed è il segno di come sull’argomento del fine vita ci sia la necessità di un vero confronto a livello nazionale, lontano dai riflettori, che punti prima di tutto a ridare centralità alle cure palliative accompagnando il paziente non più guaribile nel tempo della sofferenza e del fine vita. Di fronte alla malattia grave e alla sofferenza dobbiamo prima di tutto affrontare la questione con il massimo rispetto e con la nostra preghiera, ma certamente ci tengo a sottolineare il principio dell’inviolabilità della vita umana, dal concepimento alla morte naturale». (Riproduzione riservata)
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