In Toscana governa il favor mortis
La Regione approva il suicidio assistito e promette: garantiremo la morte gratuitamente entro 47 giorni dalla richiesta. Si parla di "nuovi diritti", ma la menzogna nasconde l'avanzata della barbarie
«Oggi la Toscana ha fatto un passo in avanti importante: con 27 voti favorevoli, 13 contrari e 1 astenuto, il Consiglio regionale ha approvato la prima legge in Italia che regola il trattamento medicalmente assistito del fine vita», così Eugenio Giani, presidente della Regione Toscana, commentando l'approvazione della legge regionale che rende il suicidio assistito accessibile e gratuito. La Toscana ha fatto un passo in avanti importante, ma in quale direzione? Verso il favor mortis. Verso una cultura della morte che cancella l'indisponibilità della vita umana e trasforma la dignità inviolabile della persona in un orpello, nell'«erogazione di una prestazione sanitaria suddivisa in più fasi», come recita la legge.
La morte diventa una prestazione sanitaria erogabile dietro pronunciamento di un comitato. E la Regione promette: offriremo la possibilità di morire entro massimo 47 giorni dalla richiesta, perché l'Asl territoriale convocherà prontamente una commissione che a sua volta sottoporrà il caso al comitato etico territoriale. Entro 47 giorni la persona potrà essere uccisa. Perché per ottenere la messa in sicurezza di un attraversamento pedonale pericoloso servono quattro anni, per sottoporsi a un esame con il servizio sanitario nazionale servono due anni, ma per morire basteranno 47 giorni. Non solo: la morte sarà concessa gratis dallo Stato, non sarà necessario presentare neanche una marca da bollo.
Motore rombante di questa iniziativa? L'immancabile associazione Luca Coscioni, che ha saputo condire la narrazione dominante con l'insaporitore «dei diritti negati e della morte dignitosa». Banale dirlo: questo insaporitore è una fregatura. È un mix di aromi artificiali e glutammato utile solo a camuffare una realtà scomoda, fastidiosa, spaventosa. La dolce morte non esiste. Esiste invece un potere che si arroga il diritto di decidere quali vite possono continuare a vivere e quali meritano di ricevere la morte. Medicalmente assistita, ovvio, perché fa più chic. Perché parlare di addirittura due comitati di esperti rassicura tutti. Eh, se lo dicono gli esperti, siamo al sicuro no? In fondo abbiamo visto gli esperti del covid che hanno acquistato ville milionarie e gli esperti della guerra che hanno mandato a morire i figli degli altri, cosa potrebbe mai andare storto? Spoiler: tutto.
Tutto crolla se crolla l'indisponibilità della vita umana. Tutto crolla se l'opinione pubblica accetta entusiasta di mettere nelle mani di un comitato etico territoriale la propria vita. Il primo diritto inviolabile, il primo principio non negoziabile, in mano ai burocrati. Burocrati che magari avranno avanzamenti di carriera se riusciranno ad approvare più morti nel più breve tempo possibile. Ma Dolores Umbridge non è più il personaggio di una saga fantastica, è il volto sorridente della nuova commissione che si riunirà per decidere se il cittadino deve essere accompagnato alla morte. È la stessa Dolores Umbridge che mellifluamente parlava di difesa dei più fragili durante il covid, ovviamente. I fragili non sono stati difesi durante il covid e non saranno difesi oggi. Ora si parla di difformità tra Regioni, di incostituzionalità perché i cittadini sarebbero trattati diversamente a seconda della residenza. E cosa diranno i paladini della democrazia? Uniformiamo, rendiamo la morte accessibile a tutti. Non ci si oppone a questi obbrobri con i cavilli legislativi, ci si oppone chiamandoli per quello che sono: barbarie. (Riproduzione riservata)
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