Fiducia supplicans e Nota del 21 dicembre 2020: il filo rosso
Analogie fra la Dichiarazione sul senso pastorale delle benedizioni e il documento che apre ai farmaci testati e prodotti con linee cellulari da feti abortiti. Un doppio «salto dottrinale»
La Dichiarazione Fiducia supplicans sul senso pastorale delle benedizioni, diffusa il 18 dicembre 2023 dal Dicastero per la dottrina della fede, continua a suscitare forti critiche da vescovi, sacerdoti e laici in tutto il mondo. La prima e più diffusa obiezione è che il documento firmato dal cardinal Víctor Manuel Fernández sia un tentativo mascherato di modificare la dottrina cattolica. Tentativo non valido, ha affermato il cardinal Gerhard L. Müller, prefetto emerito della Congregazione (oggi Dicastero) per la dottrina della fede, per due motivi: «Il Papa e i vescovi possono porre alcuni accenti pastorali e rapportare in modo creativo la verità della rivelazione alle nuove sfide di ogni epoca, ad esempio nel campo della dottrina sociale o della bioetica, rispettando i principi fondamentali dell'antropologia cristiana. Ma queste innovazioni non possono andare oltre ciò che è stato rivelato loro una volta per tutte dagli Apostoli come Parola di Dio (Dei Verbum, 8). Infatti, non ci sono testi biblici o dei Padri o dei Dottori della Chiesa o documenti precedenti del Magistero a sostegno delle conclusioni di FS. Inoltre, si tratta di un salto dottrinale. Si può infatti parlare di sviluppo della dottrina solo se la nuova spiegazione è contenuta, almeno implicitamente, nella rivelazione e, soprattutto, non contraddice le definizioni dogmatiche».
Il Papa, dunque, può modificare lo stile dell’annuncio evangelico, ma non può modificare l’annuncio. Può approfondire alcuni aspetti resi urgenti dalle nuove sfide del mondo contemporaneo, ma richiamando quei principi non negoziabili incisi nel Magistero e nella legge naturale. Un esempio concreto? Il no all’aborto che si è esteso alle manipolazioni degli embrioni diventate pratica comune con il progresso scientifico. Di fronte ai mutamenti della medicina e della ricerca, la Chiesa ha posto «nuovi accenti pastorali» richiamando il principio non negoziabile dell’indisponibilità della vita umana. E qui si giunge a un problema: il modus operandi che ha portato alla Dichiarazione Fiducia supplicans sembra essere lo stesso che ha portato alla Nota della Congregazione per la dottrina della fede sulla moralità dell’uso di alcuni vaccini anti-Covid-19, diffusa il 21 dicembre 2020.
In quel documento, firmato dal cardinal Luis Francisco Ladaria Ferrer, prefetto fino al 1° luglio 2023, per la prima volta la Chiesa ha detto sì all’utilizzo di farmaci sperimentati e prodotti utilizzando linee cellulari da feti abortiti. Ma, come è stato sottolineato dalle pagine di questa newsletter diverse volte negli ultimi tre anni (clicca su “Archivio” per leggere gli articoli dedicati), tutti i documenti precedenti della Chiesa dicono un chiaro no alla sperimentazione su linee cellulari da feti abortiti.
In Fiducia supplicans l’impalcatura del salto dottrinale si basa sul fumoso «significato pastorale delle benedizioni», nella Nota del 21 dicembre 2020 tutto si regge sulla scivolosa «cooperazione remota». In entrambi i casi, si compie un passo in avanti senza la strada su cui poggiare i piedi. Mancano le basi logiche, teologiche, dogmatiche e dottrinali per compiere queste modifiche al Magistero. Modifiche che, come stanno ricordando vescovi da ogni parte del globo, non sono comunque lecite se vanno a modificare i principi non negoziabili e i fondamenti dell’antropologia cristiana.
Come può il giornalismo, in modo particolare quello specializzato in notizie vaticane, dimenticarsi di rilevare questi aspetti? Censurare il dibattito, come già avvenuto dopo la pubblicazione della Nota sui farmaci sperimentali anti covid, o ridurlo alle etichette “progressisti vs. tradizionalisti”, significa mentire ai fedeli e all’opinione pubblica. (Riproduzione riservata)
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