Il papato? Un incarico a tempo determinato
La malattia di papa Francesco e la rinuncia di Benedetto XVI portano la stampa a normalizzare l'idea delle dimissioni. Ma il vero obiettivo di questa desacralizzazione è l'uomo, non il pontefice
La malattia di papa Francesco ha riportato sulle prime pagine dei giornali il tema delle dimissioni. «Papa Francesco: ipotesi dimissioni dopo la polmonite? La risposta di Ravasi» titola il TgLa7, «Papa Francesco, la lettera di rinuncia firmata nel 2013 e l'ipotesi dimissioni» rilancia Il Tempo, «Papa Francesco ha già firmato le sue dimissioni (anni fa): "Ecco la lettera, ce le avete già» ricorda Today. La rinuncia al papato di papa Benedetto XVI, annunciata l'11 febbraio 2013, ha aperto uno squarcio nella storia (moderna e contemporanea) della Chiesa, rendendo accettabile, concreta e tangibile un'idea che fino al 10 febbraio 2013 era considerata perfetta per un thriller. La stampa sembra premere per una normalizzazione delle dimissioni, trasformando così il papato in un incarico a tempo determinato, ma a quale prezzo?
La desacralizzazione del reale è un processo che avanza indisturbato da decenni, grazie anche alla diffusione di relativismo e individualismo. Nulla è più sacro, nulla è più immutabile, solo i desideri del singolo sono lo strumento per comprendere e plasmare la realtà. Inutile dire che questa visione del mondo trova nei grandi gruppi di potere totale approvazione, perché consente di scardinare l'uomo dal puzzle di valori, relazioni, affetti, ricordi, tradizioni, consuetudini, luoghi che custodiscono l'umano e lo tengono al riparo dalle tempeste degli interessi economici e di potere.
Prelevare l'uomo come fiore reciso da un giardino per metterlo in un vaso isolato, senza radici né terriccio, porta a una fioritura immediata, perfetta per un post su Instagram. Col passare dei giorni però le radici perdute iniziano a far mancare il nutrimento, l'assenza di insetti impollinatori cancella la speranza di un futuro, l'acqua limpida diventa putrida, i petali cadono e finiscono nel sacco di un aspirapolvere. L'uomo è fatto per essere tagliato, esposto, gettato e sostituito?
Ridurre addirittura il Papa (vicario di Cristo in Terra, pastore della Chiesa Universale, successore di Pietro, vescovo di Roma, etc) a un impiegato contrattualizzato tramite agenzia interinale di cardinali è obiettivo troppo ambizioso per chi sogna di rendere l'uomo una pedina grigia, manipolabile, intercambiabile. Nel 2005 Giovanni Paolo II in fin di vita e senza voce si affacciò su piazza San Pietro e tentò di parlare: il pontefice polacco non stava solo mostrando la tenacia di un uomo, stava spiegando al mondo la terribile e straordinaria responsabilità di essere Papa. «Vi ho cercato, siete venuti da me, per questo vi ringrazio»: consapevole della propria missione, Giovanni Paolo II si è opposto persino alla malattia, riuscendo a regalare un ultimo messaggio di saluto ai giovani che lo vegliavano in piazza.
Dopo l'aggravarsi delle patologie che lo affliggevano il Papa aveva perso il controllo sulla curia romana? Riponendo gli occhiali con le lenti fatate si scopre che la curia romana è spesso sfuggita alle indicazioni del Papa regnante, e lo ha fatto con una protervia molto poco cristiana. Giovanni XXIII era in forze quando venne censurato dall'Osservatore Romano, Paolo VI era in forze quando dovette combattere per difendere l'”Humanae Vitae”, Giovanni Paolo II era in forze quando Emanuela Orlandi sparì nel nulla e quando monsignor Paul Casimir Marcinkus operava in Vaticano, Benedetto XVI era in forze mentre i corvi banchettavano sulla sua scrivania, ed è necessario aprire il capitolo su Giovanni Paolo I?
Curiosamente, mentre si procede con la desacralizzazione del papato, si divinizzano figure con incarichi pubblici attribuendo loro un'infallibilità tutta da dimostrare. Da personaggi politici a scienziati, da cantanti a sportivi, i vip che sposano la narrazione dominante diventano santini da interpellare su ogni notizia di attualità per ricavarne analisi e consiglio con cui concimare i fiori recisi. Il fatto che Benedetto XVI si sia dimesso non significa che sia ineluttabile il ripetersi della rinuncia. I problemi sollevati dalla sua rinuncia, tra l'altro, sono ancora tutti sul tavolo e non possono essere affrontati ora che il suo successore è anziano e ricoverato in prognosi riservata.
Il papato come incarico a vita ricorda inoltre al mondo l'indipendenza del soglio pontificio rispetto ai poteri terreni, da sempre infatti il Papa subisce attacchi volti a manipolare il miliardo e oltre di fedeli che lo riconoscono come vicario di Cristo in Terra. Allora a chi fa comodo la definitiva umanizzazione del papato? La desacralizzazione del Papa può contribuire alla progressiva disumanizzazione dell'uomo? (Riproduzione riservata)
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