Il Signore degli Anelli non è di destra
Intellettualmente disonesto ridurre le grandi opere fantasy di J. R. R. Tolkien e di J. K. Rowling alle dinamiche dei partiti politici. Queste storie raccontano la battaglia fra il Bene e il Male
I tre volumi de Il Signore degli Anelli e i sette libri di Harry Potter sono spesso inquadrati nelle dinamiche stantie dei partiti politici tradizionali, ma si tratta di un’operazione riduttiva e intellettualmente disonesta. «Perché Tolkien piace tanto all’estrema destra» titola Il Post, «Perché la destra italiana ha fatto di Tolkien il suo scrittore preferito» titola Wired Italia, «È impossibile non notare come nel corso della saga di Harry Potter venga a crearsi una struttura geopolitica simile a quella formatasi durante la Seconda Guerra Mondiale» scrive Inchiostro. Se sono faziosi i tentativi della politica di appropriarsi culturalmente di queste grandi opere, sono altrettanto pericolose le ricostruzioni della stampa mainstream che limitano i libri nel recinto di un dibattito pubblico ipersemplificato. Tolkien scrittore amato da Giorgia Meloni, Tolkien cantore «antimodernista, anticapitalista, nazionalista, contro l’immigrazione e a favore dell’omogeneità culturale europea» (è ancora Il Post), il Signore Oscuro di Harry Potter immagine di Adolf Hitler e via dicendo.
Il Signore degli Anelli (prima pubblicazione 1954) e Harry Potter (prima pubblicazione 1997) sono due saghe profondamente diverse, nate in contesti storici differenti e da due autori con formazione e storia personale lontane. Diversi sono i linguaggi e il pubblico al quale le opere si rivolgono. Diversa è anche la modalità con cui queste opere sono diventate note fino a raggiungere i lettori di tutto il mondo (Il Signore degli Anelli ha venduto più di 150 milioni di copie, Harry Potter oltre 500 milioni e le relative trasposizioni cinematografiche sono tra i film più visti di sempre). Vi sono però anche inaspettati punti di contatto fra queste opere tanto dissimili, e non possono essere spiegati solo con Rowling lettrice ed estimatrice di Tolkien.
La brama di potere che muove l'Oscuro Signore de Il Signore degli Anelli è simile a quella che anima il Signore Oscuro di Harry Potter. Simile è anche la strategia attuata: prima la divisione, poi la distruzione, infine il dominio assoluto, persino sulla vita e sulla morte. Il potere dell’Unico Anello è distruttivo e logora chi lo porta, qualcosa di simile accade a chi crea o conserva un Horcrux. E che dire di chi beve il sangue di unicorno per ottenere l’immortalità (illuminante il dialogo fra Harry e Fiorenzo nel primo libro della saga)?
Rowling, seppur priva della formazione cattolica di Tolkien, tratteggia con precisione il male insito nella manipolazione della vita. Tu-Sai-Chi uccide per conquistare non solo il potere, bensì l’immortalità. Vuole plagiare le leggi della vita a sua misura, apparentemente conquista il potere assoluto, ma intanto perde progressivamente la sua umanità. Nei film l’aspetto del Signore Oscuro, con il volto che ha perso i tratti umani e la veste che si logora progressivamente, è esplicitazione della corruzione del Male. J. K. Rowling si è ispirata anche ad Adolf Hitler per creare il personaggio di Lord Voldemort? Sì, ma è andata oltre. L’ascesa di Voi-Sapete-Chi è l’ascesa di un potere malvagio che vuole instaurare una feroce dittatura.
Non ci sono colori politici, non ci sono partiti, non ci sono categorie giornalistiche per fare titoli in neretto: Sauron e Lord Voldemort sono l’essenza del Male. «Un nuovo ordine sorgerà», dice Saruman, mentre l'esercito di Sauron cresce senza sosta. Ma una piccola Compagnia, insignificante e ferita, tiene viva la speranza. Non è lo stesso che accade con l’Ordine della Fenice e con l’Esercito di Silente? Nel buio di una storia dominata dal Male, si levano le luci di pochi cuori che rimangono fedeli alla loro natura umana. Amicizia, amore, famiglia, radici, coraggio, discernimento, onestà: sono solo alcuni dei tasselli che compongono i volti di Frodo Baggins, di Harry Potter e dei loro compagni d’avventura. Sulla carta, la missione di Frodo è semplicemente impossibile. Anzi, assurda. Se la storia di Harry Potter si basasse sullo sventolio delle bacchette, sarebbe finita prima ancora di iniziare. Non è la magia che fa vincere il Bene in Harry Potter, non sono la magia né la strategia militare che fanno vincere il Bene ne Il Signore degli Anelli.
Le grandi saghe raccontano il cuore dell’uomo, tormentato da battaglie interne ed esterne, un cuore che cerca il Bene ma è profondamente tentato dal Male. Non c’entrano nulla la destra, la sinistra o il centro, oggi maschere di forze che non abitano più nei vecchi palazzi del potere. Il Signore degli Anelli e Harry Potter sono di tutti perché è propria dell’uomo la ricerca della felicità, della pace, dell’amore, di qualcosa che sia oltre il visibile, di qualcosa che duri più della vita terrena.
Nell’opera di Tolkien l’elemento escatologico è evidente, ma qualcosa di simile è narrato anche dalla Rowling: Frodo e Harry sono eroi perché entrambi sono disposti a perdere la propria vita per il Bene. Durante il cammino verso il Monte Fato, Frodo capisce che la distruzione dell’Anello richiederà il sacrificio supremo. Durante la Battaglia di Hogwarts, Harry comprende che è necessario morire per vincere la morte. In gioco non ci sono le etichette con cui l’opinione pubblica viene quotidianamente annebbiata, in gioco ci sono quelli che papa Benedetto XVI chiamava i “principi non negoziabili”. Principi scritti nel cuore di ogni uomo tramite la legge naturale, direbbe ancora Joseph Ratzinger, principi (esplicitamente) amati e difesi da Tolkien e (forse inconsapevolmente) avvertiti e riconosciuti dalla Rowling.
Oggi, martedì 26 dicembre 2023, alle ore 21 su Canale 20 va in onda “Il Signore degli Anelli – Il ritorno del re”. (Riproduzione riservata)
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