Julian Assange, cala il silenzio
L’Alta Corte prende (ancora) tempo: l’estradizione sarà valutata dopo le garanzie sulla vita del fondatore di WikiLeaks. Dietro la maschera democratica, si rafforza la posizione degli Stati Uniti
Il 26 marzo 2024 l’Alta Corte inglese ha rinviato la decisione sulla richiesta di estradare Julian Assange. Secondo i giudici britannici, gli Stati Uniti devono prima garantire che il fondatore di WikiLeaks non sarà condannato a morte in caso di estradizione. Il Paese ha tempo fino a metà aprile per fornire all’Alta Corte le garanzie riguardo il diritto alla vita di Julian Assange in America: solo dopo aver valutato queste informazioni, i giudici inglesi sentenzieranno sulla sua estradizione. Intanto Amnesty International ha esortato gli Stati Uniti ad abbandonare il caso e a far cadere le accuse contro il fondatore di WikiLeaks. Come leggere questa decisione dell’Alta Corte?
Si tratta, molto semplicemente, di un favore agli Stati Uniti. La mossa ha più benefici: consente ai giudici inglesi di mostrare preoccupazione e cura per la vita di Julian Assange e fa credere all’opinione pubblica che il verdetto non sia già scritto da tempo. Questa maschera di democrazia e rispetto dei diritti regala poi agli Stati Uniti maggiore quiete. Più passa il tempo, infatti, più l’attenzione dell’opinione pubblica sul caso di Julian Assange viene a mancare.
I grandi giornali ritirano i propri inviati all’Alta Corte, le televisioni rimuovono il caso dai palinsesti, la gente dimentica. In Italia, ad esempio, in pochi hanno parlato di questo rinvio. Così facendo, quando arriverà il verdetto definitivo nelle prossime settimane, l’opinione pubblica sarà totalmente impreparata e sufficientemente disinteressata. Julian Assange potrà essere estradato senza neanche incontrare per strada fastidiose manifestazioni in difesa della libertà di stampa. Se i giudici inglesi avessero a cuore la libertà di stampa potrebbero intervenire sulla detenzione di Julian Assange, che da cinque anni è imprigionato nel carcere duro di Belmarsh: la sua salute è ormai talmente precaria da impedirgli di partecipare in collegamento video alle udienze. La vicenda di Julian Assange è scomoda, scomodissima, pertanto la strategia migliore per gli Stati Uniti è attendere che i riflettori della stampa si spengano. E il buio sta già aumentando. (Riproduzione riservata)
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