Susanna Tamaro: “La scienza non è un assoluto”
La scrittrice, ospite a “diMartedì” per presentare “Tornare umani”, spiega a Giovanni Floris: «Non si può costringere una persona con un obbligo che lede la tutela del suo corpo»
«Io non credo nella scienza. Io confido con grande ammirazione nella scienza, ma non credo nella scienza, perché se dico così significa che credo nella scienza come un assoluto. Quando la scienza diventa un assoluto allora siamo in un totalitarismo e questo un Paese democratico non lo può accettare». Così Susanna Tamaro, il 15 novembre 2022, a “diMartedì”. Ospite della trasmissione di La7 condotta da Giovanni Floris, la scrittrice ha parlato del suo nuovo libro (“Tornare umani”, Solferino), con il quale rilegge gli ultimi due anni da una prospettiva nuova e propone interrogativi finora rimasti esclusi dal dibattito pubblico italiano. Si legge nel libro: «Credevamo di essere onnipotenti e sbagliavamo. Credevamo di aver capito tutto e non avevamo capito niente. Gli anni della pandemia hanno costituito un grande reset, per tante certezze e tante convinzioni, e il risultato è un trauma collettivo di cui oggi viviamo le conseguenze: una situazione di gravissimo contrasto sociale, patologie psicologiche diffuse in forme acute soprattutto tra i giovani, un’incertezza generale sul futuro».
Alle domande di Giovanni Floris, Susanna Tamaro risponde con fermezza, senza lesinare critiche alla stampa mainstream: «Sui vaccini voi tutti vi siete comportati così: vaccino? Devo attaccare, non posso ragionare. Vietato ragionare». Giovanni Floris subito reagisce dicendo: «Beh, ma vede, non serve ragionare». Ed è interessante osservare come tutte le domande poste dal giornalista si basino sull’assunto del «vaccino atto d’amore per gli altri», nonostante l’intervista sia del 15 novembre 2022 e non del 15 dicembre 2020. Susanna Tamaro prova a parlare dei problemi etici legati ai farmaci sperimentali anti covid (pur confondendo feti abortiti e linee cellulari da feti abortiti), ma viene subito frenata da Giovanni Floris che bolla l’obiezione di coscienza come “fake news”.
Susanna Tamaro ricorda poi che: «Il sistema algoritmico funziona benissimo per i formicai, ma la persona ha una complessità e un’unicità. Non la si può costringere con un obbligo che lede la tutela del suo corpo». C’è, afferma ancora la scrittrice, «una sacralità» che deve essere rispettata, e qui il giornalista la ferma dicendo: «Se stai chiuso dentro casa, ma se vai su un autobus a contagiare».
Le domande poste da Giovanni Floris cercano di mettere in difficoltà l’ospite costringendola ad apporre la “x” su risposte pre-confezionate. Non sono vere e proprie domande aperte, bensì parti di un copione che da due anni a questa parte va in scena sui media mainstream. L’intervistatore parla della tutela dei fragili e l’ospite deve rispondere con la fede nella scienza, l’intervistatore parla di competenze e l’ospite deve rispondere con il ringraziamento alle case farmaceutiche e alle agenzie regolatrici. Un canovaccio ormai usurato, che Susanna Tamaro sceglie di non seguire fin dal primo istante.
Come rispondere con logica a domande illogiche? Come aprire un ragionamento in spazi televisivi che prevedono solo brevi slogan rassicuranti, pensati per chiamare l’applauso del pubblico? Non è possibile, o almeno non è possibile farlo nei salotti televisivi che contano, perché l’obiettivo non è quello di offrire agli spettatori cronaca e critica su cui riflettere, bensì slogan con cui tranquillizzarsi o indignarsi a comando. (Riproduzione riservata)
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Mi meraviglio che persone con la mente aperta come la Tamaro accettino tali inviti. Io da quasi tre anni non seguo più manco un Tg. Già mi davano fastidio certi conduttori che erano lì, pronti a cogliere in fallo il povero malcapitato. Son programmi vuoti di contenuti, capaci solo di dare spettacolo ad un pubblico ancor più vuoto e scialbo. Ma grazie a Dio la pandemia ha fatto fiorire una tale varietà di canali ricchi di contenuti e informazioni reali come anche il Vs Notturno.