La vera bufala dei feti nei vaccini
FOCUS I problemi etici dei farmaci sperimentali anti covid? «Una fake news», secondo i debunker. Ecco cosa è stato censurato dal dibattito pubblico italiano degli ultimi due anni
«Nei vaccini anti covid non ci sono feti abortiti». È da dicembre 2020 che i debunker pubblicano articoli nei quali bollano come “fake news” la presenza di feti abortiti nei nuovi farmaci anti covid. Se non ci sono feti abortiti nelle fiale, allora non ci sono problemi etici nella campagna vaccinale, dunque l’obiezione di coscienza per i legami con l’aborto non ha ragione d’esistere. Ora, debunkare i debunker è sempre antipatico, ma il vero problema che ha spinto milioni di persone nel mondo a fare obiezione di coscienza ai farmaci sperimentali anti covid è l’utilizzo di linee cellulari da feti abortiti. Oggi, grazie anche all’operazione portata avanti dai cacciatori di fake news, chiunque ponga il problema etico dell’utilizzo di linee cellulari per sperimentazione e produzione si sente rispondere: «Nei vaccini anti covid non ci sono feti abortiti». Il dibattito pubblico italiano, ipersemplificato e viziato da paura e conflitto orizzontale, si blocca su questa affermazione apodittica. Che però non smentisce nulla.
L’ARTICOLO – Il 10 dicembre 2020, diciassette giorni prima del “Vax Day”, Juanne Pili pubblica, nella sezione fact-checking di Open, l’articolo: “Coronavirus. Dietro ai vaccini Covid-19 ci sono i feti abortiti? Facciamo il punto sulla disinformazione”. Il pezzo, nel quale Pili si scaglia contro l’articolo di Francesca Romana Poleggi “Se dietro il vaccino (anche del Covid) ci sono i feti” pubblicato su Panorama il 2 dicembre 2020, è oggi fondamentale per comprendere l’operazione comunicativa portata avanti durante i primi mesi della campagna vaccinale. Scrive Open: «Non è necessario usare continuamente dei feti abortiti nella ricerca scientifica, perché le linee cellulari derivate vengono coltivate». Dopo aver (vagamente) negato la presenza di feti nei vaccini, si conferma l’utilizzo di linee cellulari da feti abortiti. E il problema etico è proprio qui.
LA QUESTIONE ETICA – I debunker hanno già pronta una soluzione: si tratta di linee cellulari provenienti da aborti degli anni ‘60 e ‘70, queste linee sono state poi coltivate fino a oggi. Ciò non risolve il problema etico: il male morale non cade in prescrizione, non viene attenuato nel tempo, non può essere giustificato con un ipotetico beneficio collettivo. La sacralità della vita è un principio non negoziabile, ciò significa che non può essere soggetto a ridimensionamenti o sospensioni, neanche di fronte a un’emergenza, neanche di fronte a un momento storico inaspettato e terribile. I principi non negoziabili sono tali perché rimangono non negoziabili anche quando tutte le certezze vacillano.
COSA DICE LA CHIESA – La posizione della Chiesa cattolica è stata sempre chiara: la vita è un bene indisponibile, che va accolto e custodito dal concepimento alla morte naturale. Il Catechismo della Chiesa cattolica al numero 2270 stabilisce: «La vita umana deve essere rispettata e protetta in modo assoluto fin dal momento del concepimento. Dal primo istante della sua esistenza, l'essere umano deve vedersi riconosciuti i diritti della persona, tra i quali il diritto inviolabile di ogni essere innocente alla vita». Al numero 2271 aggiunge: «Fin dal primo secolo la Chiesa ha dichiarato la malizia morale di ogni aborto provocato. Questo insegnamento non è mutato. Rimane invariabile. L'aborto diretto, cioè voluto come un fine o come un mezzo, è gravemente contrario alla legge morale». E ancora, al numero 2273: «Il diritto inalienabile alla vita di ogni individuo umano innocente rappresenta un elemento costitutivo della società civile e della sua legislazione». Il diritto inalienabile alla vita impedisce qualsiasi intervento sull’embrione, come si legge al numero 2275: «Si devono ritenere leciti gli interventi sull'embrione umano a patto che rispettino la vita e l'integrità dell'embrione, non comportino per lui rischi sproporzionati, ma siano finalizzati alla sua guarigione, al miglioramento delle sue condizioni di salute o alla sua sopravvivenza individuale».
I DOCUMENTI – Tutti i documenti della Chiesa ribadiscono un netto “no” a ogni forma di sperimentazione sugli embrioni. Si veda, ad esempio, l’Istruzione “Donum Vitae - Il rispetto della vita nascente e la dignità della procreazione” (Congregazione per la dottrina della fede) del 22 febbraio 1987: «Nessuna finalità, anche in se stessa nobile, come la previsione di una utilità per la scienza, per altri esseri umani o per la società, può in alcun modo giustificare la sperimentazione sugli embrioni o feti umani vivi. Usare l'embrione umano, o il feto, come oggetto o strumento di sperimentazione rappresenta un delitto nei confronti della loro dignità di esseri umani che hanno diritto allo stesso rispetto dovuto al bambino già nato e ad ogni persona umana. (…) Inoltre va sempre fatta salva l'esigenza morale che non vi sia stata complicità alcuna con l'aborto volontario e che sia evitato il pericolo di scandalo. Anche nel caso di feti morti, come per i cadaveri di persone adulte, ogni pratica commerciale deve essere ritenuta illecita e deve essere proibita».
LA COOPERAZIONE REMOTA – Il 21 dicembre 2020 la Congregazione per la dottrina della fede ha diffuso la “Nota sulla moralità dell’uso di alcuni vaccini anti-Covid-19”. Con questo documento, discutibile e discusso, la Chiesa cattolica ha definito moralmente lecito ricevere questi farmaci poiché: «il tipo di cooperazione al male (cooperazione materiale passiva) dell’aborto procurato da cui provengono le medesime linee cellulari, da parte di chi utilizza i vaccini che ne derivano, è remota. Il dovere morale di evitare tale cooperazione materiale passiva non è vincolante se vi è un grave pericolo, come la diffusione, altrimenti incontenibile, di un agente patogeno grave». In caso di emergenza gravissima (se non ti vaccini ti condanni a morte certa) e in assenza di alternative etiche, la Nota ammette dunque l’utilizzo dei farmaci anti covid nonostante la contaminazione con l’aborto. La Nota è discutibile proprio perché il concetto stesso di “cooperazione remota” si scontra con il principio non negoziabile della vita e con tutti i documenti precedenti sul tema. Ed è stata anche discussa, soprattutto fuori dall’Italia, da vescovi, sacerdoti, teologi, medici e giornalisti. Quella stessa Nota aggiunge infine due elementi: «L’uso lecito di tali vaccini non comporta e non deve comportare in alcun modo un'approvazione morale dell’utilizzo di linee cellulari procedenti da feti abortiti. Si chiede, quindi, sia alle aziende farmaceutiche che alle agenzie sanitarie governative, di produrre, approvare, distribuire e offrire vaccini eticamente accettabili che non creino problemi di coscienza, né agli operatori sanitari, né ai vaccinandi stessi. Nello stesso tempo, appare evidente alla ragione pratica che la vaccinazione non è, di norma, un obbligo morale e che, perciò, deve essere volontaria».
OLTRE LA FEDE – Quando la Chiesa parla di principi non negoziabili si rivolge a «tutti gli uomini e le donne di buona volontà», non solo ai credenti. L’indisponibilità della vita è un principio primariamente umano, che affonda le proprie radici nella legge naturale, infatti le domande poste dai problemi etici dei farmaci contaminati dall’aborto sono domande umane, filosofiche, non solo teologiche. Quale bene può venire da una sperimentazione scientifica che viola i diritti inalienabili degli embrioni? Quale bene può venire da una informazione che censura queste notizie? Quale libertà di pensiero e di parola è possibile se la stampa non consente all’opinione pubblica di accedere a questo dibattito? Quale consenso libero e informato se il paziente non conosce questa realtà? Quali interessi economici e di potere muovono le case farmaceutiche e le agenzie sanitarie governative verso l’utilizzo di linee cellulari da feti abortiti? Può esserci democrazia se la libertà di coscienza dei cittadini viene calpestata? Queste sono solo alcune delle domande che avrebbero dovuto animare i salotti televisivi e le pagine dei giornali dedicate alla campagna anti covid (anche le conferenze organizzate dalle diocesi). Queste sono solo alcune delle domande che, se poste dai giornalisti a chi detiene il potere, consentono all’opinione pubblica di formarsi un’idea libera dagli slogan, dalle etichette ideologiche e dalla propaganda. Le domande di senso mettono al riparo dalle menzogne dettate da interesse, paura, conformismo. Perché sono state censurate? La vera bufala è quella di chi afferma che non esistono problemi etici nella campagna di somministrazione dei farmaci sperimentali anti covid. (Riproduzione riservata)
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È quello che penso anch'io. C'è stata una informazione volutamente pilotata e la massa del popolo bue c"ha creduto! Han fatto un lavaggio del cervello a doc. Come disintossicare ora che il guaio è fatto? Continuare su questa linea nel proclamare la verità senza stancarsi.