Una preghiera per Indi
La proposta di una lettrice di Notturno: «Scriviamo ai monasteri di clausura e chiediamo che preghino con noi per questa bambina, per i suoi genitori, per i medici e per i giudici»
«I monasteri di vita contemplativa si offrono come "oasi" nelle quali l'uomo, pellegrino sulla terra, può meglio attingere alle sorgenti dello Spirito e dissetarsi lungo il cammino. Questi luoghi, pertanto, apparentemente inutili, sono invece indispensabili, come i "polmoni" verdi di una città: fanno bene a tutti, anche a quanti non li frequentano e magari ne ignorano l'esistenza». Così il 19 novembre 2006 all’Angelus, papa Benedetto XVI descriveva i monasteri di clausura. Mi ispiro a queste parole per rilanciare la proposta di una lettrice di Notturno, arrivata pochi minuti fa: affidare la piccola Indi Gregory alle preghiere dei monasteri. L’idea di questa lettrice, che ringrazio, è semplice: scegliere un monastero e inviare una richiesta (via mail o via telefono) di preghiera per Indi Gregory.
Lunedì 6 novembre alle 14 (le 15, ora italiana) saranno staccati i supporti vitali e la bambina non riceverà più ossigeno, idratazione e nutrizione. Esiste la flebile speranza di un ulteriore appello alla Cedu, la Corte europea dei diritti dell’uomo, ma già poche settimane fa i giudici si erano rifiutati di affrontare il caso di Indi. Per cosa pregare, dunque? Non sono la persona più adatta a rispondere, ma come cronista che segue la vicenda da settimane credo che il primo pensiero debba andare ai genitori di Indi, Dean e Claire. Mentre Indi li guarda con fiducia piena, mentre cerca con le sue manine le loro mani, loro nascondono le lacrime di una battaglia straziante.
Poi il pensiero va a Indi, perché sia protetta dall’incubo di una medicina che invece di curare sopprime le vite che considera non degne di essere vissute. Poi ancora a medici e giudici, perché il senso delle loro professioni è proteggere la salute e la giustizia, in modo particolare per chi, come Indi, è più indifeso. Perché la loro deontologia e la loro umanità impongono di rigettare ordini disumani. Perché serve un coraggio gigante per dire “no” al Male quando media, istituzioni e colleghi gridano “sì”. Ma è un coraggio profondamente umano, che si può trovare. Si può resistere all’onda del favor mortis, si può infilare un ramo nei raggi di questa ruota ideologica. E infine pregare per chi rimane, perché se questa storia si concluderà con la morte della piccola Indi si apriranno ulteriori strade di orrore.
Grazie a chi mi ha scritto stasera con questa proposta, grazie ai tanti lettori che da settimane seguono la vicenda di Indi e non rimangono indifferenti. Chi può, chi se la sente, coinvolga un monastero di clausura: non c’è tempo da perdere. (Riproduzione riservata)
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