Indi Gregory, la notte più buia
IL COMMENTO Il governo guidato da Giorgia Meloni ha conferito la cittadinanza italiana a Indi Gregory, ma l’ospedale di Nottingham e i giudici non arretrano: la bambina deve morire
La sentenza di morte che grava su Indi Gregory non è scientifica e non è nemmeno politica. È concreta manifestazione di un’ideologia antiumana distruttiva, è anticipazione di un mondo nel quale la dignità delle persone è una concessione del potere, che ridefinisce di volta in volta i requisiti per ottenere la salvezza. Pertanto, il (tardivo) conferimento della cittadinanza italiana difficilmente basterà a garantire il trasferimento di Indi al Bambino Gesù di Roma. Non bastò la cittadinanza americana conferita a Charlie Gard, non bastò quella italiana conferita ad Alfie Evans. Non bastò neanche l’arrivo della presidente del Bambino Gesù, Mariella Enoc, nella hall dell’Alder Hey di Liverpool, dove Alfie era ricoverato.
La sentenza di morte che grava su Indi Gregory è un’ombra scura che striscia nei corridoi del Queen’s Medical Centre di Nottingham. E le ombre non si fermano davanti a un Consiglio dei ministri. Nonostante le notizie date dai media mainstream, che (finalmente) scoprono Indi e in coro scrivono “Sarà trasportata al Bambino Gesù”, questa potrebbe essere la notte più difficile per Claire e Dean Gregory. Del resto, lo ha riconosciuto lo stesso Dean Gregory, che a La Nuova Bussola Quotidiana ha confidato: «Non sono religioso e non sono battezzato. Ma quando ero in tribunale mi sembrava di essere stato trascinato all'inferno. Ho pensato che se l'inferno esiste, allora deve esistere anche il paradiso. Era come se il diavolo fosse lì». Indi stanotte ha bisogno di tante preghiere. A Nottingham forse non lo sanno, non lo possono nemmeno capire, ma in Italia tante persone vegliano per Indi e per la sua famiglia. (Riproduzione riservata)
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