Nasce “Il pensiero che c’è”
L’APPUNTAMENTO Sabato 4 dicembre alle 16 la prima tappa. «Ci dicono che è vietato ragionare, domandare, dubitare, discernere. Vietato pensare. E noi rispondiamo raccontando l’altra storia»
Trieste, città mitteleuropea. Trieste, città aristocratica. Trieste, città della rivoluzione. Trieste, principio della restaurazione. Nasce a Trieste, e non poteva essere altrimenti, “Il pensiero che c’è”, iniziativa che si pone un obiettivo ambizioso: raccontare l’altra storia. Andare oltre, insomma, agli slogan ciclostilati in proprio, alle risposte preconfezionate, alle domande retoriche, alle menzogne rassicuranti, alle semplificazioni che schiacciano, alle etichette che imprigionano.
Primo appuntamento sabato 4 dicembre 2021 alle ore 16 da Trieste, diretta streaming a cura di Becciolini Network e sul canale YouTube di Martina Pastorelli. Live tweeting sul profilo Twitter di Giacomo Bertoni e cronaca su Notturno, media partner dell’evento. Ospiti: Alberto Contri (esperto di comunicazione e docente), Sara Gandini (epidemiologa e biostatistica), Emilio Mordini (psicoanalista), Paolo Sceusa (giurista), Daniele Trabucco (costituzionalista) e Andrea Zhok (filosofo, docente di filosofia morale).
Ideatrice del progetto è Martina Pastorelli, giornalista, già autrice de #lachiesachecè, che a Notturno spiega: «Viviamo una crisi storica, nata sanitaria ma diventata economica, politica culturale sociale antropologica, in cui ci è viene chiesto di non pensare più. Di non ragionare, non dubitare, discernere, non distinguere, non fare domande. Ci viene chiesto di accettare supinamente illogicità e incoerenze, soprusi e violazioni, divisioni, senza pensare alle conseguenze: che le libertà, i diritti, le relazioni umane che stiamo perdendo non si recupereranno, se non pagando un altissimo prezzo».
Una crisi nella quale l’opinione pubblica è la prima vittima e la coscienza il vero nemico da abbattere. L’opinione pubblica è manipolata da una narrazione dominante che alterna urla di terrore a canti delle sirene, è disinformata da media mainstream che censurano i problemi etici e medici della campagna vaccinale di massa, è ingannata dall’abuso del campo semantico della guerra, legna secca imbevuta di benzina per il fuoco del conflitto orizzontale. La coscienza è prima relegata alla dimensione intima dell’individuo, una dimensione nella quale i dubbi e le domande agitano il singolo ma non infastidiscono le manovre dei padroni del vapore.
Da mesi Martina Pastorelli ospita a #lachiesachecè voci che non hanno voce sui media mainstream, accendendo nuovi dibattiti e proponendo nuove domande, rendendo concreto l’invito della religione del logos a cercare la verità. Proprio dalla Chiesa, nel mondo, si sono levate voci in difesa della libertà di coscienza, con appelli pubblici a sanare le ferite sociali nate dallo scontro ideologico.
I vescovi del Colorado, ad esempio, hanno affermato: «Rimaniamo sempre vigili quando qualsiasi burocrazia cerca di imporre richieste uniformi e radicali a un gruppo di persone nell’ambito della coscienza personale. Nel corso della storia, le violazioni dei diritti umani e la perdita del rispetto per la dignità data da Dio a ogni persona spesso iniziano con mandati governativi che non rispettano la libertà di coscienza».
Il vescovo di Bayonne – Lescar – Oloron, monsignor Marc Aillet, ha aggiunto: «Non si tratta di negare che la sicurezza pubblica sia un elemento fondamentale del Bene comune, che lo Stato deve affrontare con determinazione, ma nessuno può essere costretto ad agire contro la propria coscienza. Perché qui è in gioco proprio la libertà di coscienza. E la coscienza deve essere libera e informata».
In tutto il magistero della Chiesa cattolica vi sono richiami alla tutela della coscienza, «sacrario dell’uomo», alla difesa della vita dal concepimento alla morte naturale, alla condanna di ogni sperimentazione scientifica sui bambini non nati (anche in nome di un ipotetico bene per la collettività), tutta la dottrina sociale riconosce la centralità del lavoro come mezzo per «per rendere la vita umana più umana».
L’insegnamento della Chiesa mostra una via che prevede, come ricorda Martina Pastorelli, il «farsi carico della complessità, il comporre i conflitti e conciliare gli estremi, il guardare alla complessità in tutti i suoi aspetti. Chi si dice cattolico non può non fare questo».
“Il pensiero che c’è” parte da qui, dalla ricerca della verità e dall’impegno a custodire l’umano: «Uniamo quindi il formato del talk show (di cui ormai in tv si vede solo una brutta caricatura) al mezzo della Rete, per arrivare a chi non è con noi – aggiunge Martina Pastorelli –. Cominciamo ad attraversare questa storia, la storia che stiamo vivendo. Insieme».
Sarà possibile seguire l’evento in diretta grazie al team di Becciolini Network. Notturno è media partner de “Il pensiero che c’è”: live tweeting sabato sul profilo Twitter di Giacomo Bertoni (@ParcodiGiacomo) e cronaca dell’evento il giorno successivo per gli iscritti alla newsletter. (Riproduzione riservata)
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