Report, inchiesta sulla campagna anti covid
La storica trasmissione di Rai 3 condotta da Sigfrido Ranucci svela opacità nell’acquisto dei farmaci sperimentali e nella loro somministrazione. Ma accende i riflettori con tre anni di ritardo
Domenica 11 febbraio 2024, in prima serata, i giornalisti di Report hanno acceso i riflettori (ancora una volta) sui farmaci sperimentali anti covid e sui conti che non tornano nella campagna “vaccinale” italiana. All’interno della storica trasmissione di Rai 3 sono stati mandati in onda i servizi “Il vaccino scomparso” e “Una dose di troppo”.
L’inchiesta “Il vaccino scomparso”, realizzata da Claudia Di Pasquale, analizza quanto avvenuto con il “vaccino” Astrazeneca: «Dopo che sono emersi sulla stampa dei rari ma gravi effetti avversi, il vaccino Astrazeneca è silenziosamente sparito dai centri vaccinali di tutta Europa. L'Italia ne aveva comprato 40 milioni di dosi, ne ha somministrato poco più di 12, 10,5 milioni sono scadute, mentre il resto lo ha donato ad altri Paesi, soprattutto a medio e basso reddito».
L’inchiesta “Una dose di troppo”, a cura di Giulio Valesini e Cataldo Ciccolella, fa emergere invece l’enorme spreco di denaro pubblico legato all’acquisto delle dosi anti covid: «L'Europa ha comprato 4,2 miliardi di dosi, e con la sola Pfizer ha fatto un mega contratto da 1,8 miliardi di dosi nel 2021, quando le negoziazioni erano dominate dal terrore della malattia e dalla minaccia delle varianti. L’Italia, calcolando tutti i vari vaccini sul mercato, ha opzionato ben 381 milioni di dosi di cui una buona parte sono in eccesso. Ma a quantità così grandi non è corrisposto un prezzo vantaggioso. E oggi paghiamo anche le dosi che non useremo. La Ue ha fatto un accordo con Pfizer: una parte delle fiale di troppo già opzionate le spalmeremo nel tempo fino al 2026, le restanti sono state cancellate ma le pagheremo comunque».
Durante la trasmissione sono state raccontate anche le storie di chi è morto a causa del farmaco Astrazeneca e non sono mancate immagini significative, come le persone intervistate fuori dagli hub “vaccinali” che non sapevano dire neanche quale dose avessero appena ricevuto e la risata serena di Pier Luigi Bartoletti, segretario provinciale Federazione italiana medici di base – Roma, che nonostante tutti i punti oscuri lamenta il basso numero di inoculazioni. Il servizio “Una dose di troppo” parla inoltre dei contratti secretati per l’acquisto delle dosi, dei messaggi privati fra Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, e Albert Bourla, amministratore delegato di Pfizer, della mancanza di professionalità e rigore degli enti regolatori europei e italiani, del sempre più diffuso scaricabarile («sì, i conti non tornavano ma non spettava a me...»), del fatto che questi farmaci non siano in grado di fermare il contagio e offrano una protezione brevissima, e via dicendo.
Al termine di Report rimane però un’insormontabile domanda: perché parlarne solo adesso? Perché mandare in onda questi servizi quando ormai milioni di italiani hanno ricevuto due, tre, forse addirittura quattro dosi di questi farmaci sperimentali? I problemi etici della campagna "vaccinale" erano noti dall'inizio, ma anche i dubbi medici si moltiplicavano per la tecnologia nuova e l’assenza di dati su sicurezza ed efficacia. Perché la stampa mainstream, in questo caso Report, mette nelle mani dell’opinione pubblica queste informazioni solo dopo che l’opinione pubblica ha ricevuto i farmaci? Perché, ancora, parlare solo degli effetti avversi del farmaco Astrazeneca, ormai non più sul mercato, e tacere dei danni causati da Pfizer e Moderna?
La trasmissione di Rai 3 ha intervistato Peter Doshi, docente di Farmacia all’università del Maryland e redattore del British Medical Journal, che ha dichiarato: «È stato sbagliato presentare questi vaccini come efficaci al 95%. La scoperta del declino dell’efficacia dei vaccini nel tempo mette in crisi la narrazione di vaccini efficacissimi al 95%. Le autorità non amano la diffusione di notizie di segno opposto alla ampia raccomandazione di vaccinarsi fatta tra il 2020 e il 2021». Martina Pastorelli, giornalista indipendente, citava Doshi già nel 2021, ovvero quando le persone dovevano scegliere, quando era fondamentale avere tutte le notizie per fare una scelta libera e informata. Report arriva così in grande ritardo e non dice tutto. (Riproduzione riservata)
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