Report non ha detto tutto
L’inchiesta “Il pandemonio” svela incompetenza e superficialità nella gestione italiana del covid. Ma dimentica problemi etici e domande di senso: l’inadeguatezza non basta a spiegare quanto accaduto
Lunedì 10 aprile 2023, in prima serata, Report ha mandato in onda “Il pandemonio”, l’inchiesta giornalistica di Giulio Valesini e Cataldo Ciccolella che, a tre anni dal primo lockdown, svela retroscena inediti sulla gestione dell’emergenza covid. Attingendo dalle carte del processo in corso a Bergamo, la storica trasmissione di Rai 3 ha mostrato la totale inadeguatezza della macchina organizzativa italiana di fronte alla diffusione del virus. Il filo rosso dell’inchiesta (giornalistica e della Procura) è semplice: si poteva fare di più, sottinteso “chiudere di più”, la burocrazia italiana non funziona, incompetenza e interessi di parte hanno ritardato l’attivazione delle misure di prevenzione.
Le chat tra dirigenti dell’Istituto superiore di sanità (Iss), Agenzia italiana del farmaco (Aifa) e membri del Governo, già rivelate alcuni giorni fa dal quotidiano La Verità e dalla trasmissione Fuori dal coro, fotografano superficialità e continui rimpalli di responsabilità. Il tono dei messaggi lascia ancora più basiti se si pensa che sono stati inviati nelle prime fasi della pandemia, quando gli italiani erano chiusi nelle loro case per Dpcm e tutti i media lanciavano messaggi di paura.
Report però svela una sola faccia della medaglia, quella dell’impreparazione e del caos. C’è l'inadeguatezza dei cosiddetti esperti, c’è Andrea Crisanti che dice "Il mio curriculum parla da solo" mentre ricarica la Tesla, ci sono le traduzioni mancate, ci sono gli interessi piccoli. Ma non ci sono i problemi etici. Il tassello più importante.
«Sembra un'armata alla sbando», commenta senza troppi giri di parole Sigfrido Ranucci. E le interviste mostrate provocano in effetti puro sconcerto (soprattutto leggendo cv e stipendi dei protagonisti). Ma l'incompetenza non basta a spiegare quanto accaduto.
Al di là delle chat, giunte nelle mani dei giornalisti solo adesso, perché i dati sulla fine della sperimentazione (2024) vengono diffusi dai media mainstream solo oggi? Chi osava parlare di “farmaci sperimentali” al posto di “vaccini sicuri ed efficaci” rischiava l’esclusione immediata da qualsiasi dibattito, pubblico e privato. Perché durante la campagna d’inoculazione dei farmaci sperimentali i problemi etici e medici sono stati censurati? Perché la presunta indignazione dei soggetti citati nell’inchiesta non ha portato a prese di posizione pubbliche?
L’assenza di dati su sicurezza ed efficacia dei farmaci sperimentali era nota già dall’inizio della campagna “vaccinale” (bastava leggere i bugiardini dei farmaci e il consenso “libero e informato”), i primi problemi etici (legati all’utilizzo di linee cellulari da feti abortiti) erano noti dal 21 dicembre 2020: perché la stampa mainstream ha taciuto? Perché accende i riflettori oggi, lunedì 10 aprile 2023, e perché ne accende solo alcuni? Martina Pastorelli, giornalista indipendente, autrice del docufilm “Covid19, dodici mesi di pensiero critico”, aggiunge infine un’altra domanda: «Da Fuori dal coro a Report, di notizia in notizia, si rafforza per logica un dubbio: come avrà fatto a vaccinare se stesso e i propri figli chi manifestava così gravi perplessità su indisponibilità dei dati sui vaccini Covid e su opacità dei contratti relativi?». (Riproduzione riservata)
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Beh, io penso che la maggior parte di quelli che imponevano il siero magico, loro, non l'abbiano fatto, come si era visto ultimamente nel mondo dello spettacolo. In questo momento il mio pensiero và a Cristo che non si è schifato di tutto stò marciume che stà sotto, che manco ne immaginiamo la profondità, stò cancro che corrode l'umanità. Lui, che non ha fuggito la croce, salvi ogni uomo dal potere delle tenebre. Noi, piccoli operai nella vigna del Signore, cercheremo di fare del nostro meglio, sempre nella Verità. Sempre avanti senza stancarci.