Gli anticorpi perduti
Ricordare l’orrore delle dittature passate deve allargare lo sguardo sui pericoli del presente. Altrimenti rischia di diventare sterile esercizio mnemonico o, peggio ancora, gettone ideologico
Coltivare la memoria delle dittature passate significa conoscere, tramandare, respingere l’orrore dei campi di concentramento nazisti e dei gulag sovietici, ma non solo. Coltivare la memoria impone di riconoscere i lineamenti della dittatura anche su volti diversi. Un esempio? Il regime nazista avviò l’Aktion T4, un programma che prevedeva l’eliminazione delle persone con disabilità. Erano malati inguaribili, secondo i nazisti, erano un costo per lo Stato e una preoccupazione per la società, dovevano essere accompagnati alla “dolce morte” con compassione. Lo pensavano i gerarchi nazisti, lo praticavano i medici, lo accettavano i cittadini. Ebbene, l’eliminazione delle vite considerate non degne di essere vissute è uno dei volti del Male, che inganna l’uomo e lo convince di poter comandare la vita e la morte.
La Storia è ciclica, il Male cerca sempre un pertugio per tornare al potere, ma non lo fa con la stessa maschera: non si presenterà alle prossime elezioni un politico che propone di attuare l’Aktion T4 o l’Aktion T5, eppure l‘eliminazione delle vite non degne di essere vissute tornerà. Torna sempre. La discriminazione delle persone sulla base della loro adesione o no alla narrazione governativa tornerà. Torna sempre. Solo che avrà un nuovo nome, perché Aktion T4 non funziona più. Solo che avrà un altro colore, non più nero e non più rosso. Forse grigio. Ed è a quel punto che si vede la differenza fra chi ha coltivato la Memoria e chi l’ha utilizzata come una tessera per accedere ai salotti che contano.
La compressione dei diritti fondamentali dei cittadini attuata durante la pandemia da covid-19 è stata un tragico banco di prova per i riflessi delle sentinelle della democrazia. Paura e conformismo hanno consentito che venissero adottate misure in palese violazione della libertà di coscienza delle persone, in primis con l’imposizione di farmaci sperimentali non etici e dei quali non si conoscevano efficacia né sicurezza. Paura e conformismo hanno acceso il fuoco del conflitto orizzontale che ha sciolto come neve al sole rapporti familiari, amicizie, colleganza, buon vicinato.
Paura e conformismo hanno mostrato l’inconsistenza della retorica sulla solidarietà, degli allarmi sui regimi dittatoriali, degli slogan alla “siamo tutti sulla stessa barca” e “nessuno si salva da solo”. Davanti alla campagna d’inoculazione dei farmaci sperimentali milioni di persone sono state escluse dalla vita sociale prima e lavorativa poi. E a escluderle non sono state solo istituzioni e media, è stata la gente comune. Quegli stessi cittadini che pochi mesi prima avevano sventolato bandiere della pace o cantato “Auschwitz” di Guccini, per ordine della televisione sono diventati implacabili controllori della tessera governativa: chi non ce l’ha non entra, dicevano, spiace ma questi sono gli ordini. Non entri in ospedale, non entri in ufficio, non entri in banca, non entri in posta, non entri in libreria, non entri a teatro, non entri al cinema, non entri in oratorio. Le regole vanno rispettate, ribadivano, e a sentirlo dire nel nostro meraviglioso ma caoticissimo Paese si provava lo stesso straniamento causato dal teatro dell’assurdo.
In televisione e sui giornali sono tornate minacce degne dei periodi bui del Novecento, vere e proprie campagne di delegittimazione e censura, segnali premonitori di un Male che cambia bandiera ma odia sempre l’uomo. Chi ha reagito? Chi ha detto “no”? Oggi emergono gli scandali (malamente) celati dietro la gestione della pandemia, giorno dopo giorno si scopre che tutti gli allarmi lanciati dai cosiddetti “no vax” erano (purtroppo) fondati. I problemi etici, inizialmente legati “solo” all’utilizzo di linee cellulari da feti abortiti per sperimentazione e produzione dei farmaci, si sono estesi alla violazione della libertà di coscienza e alla disgregazione controllata dei vincoli sociali. E con sgomento ci si rende conto che nessun anticorpo della democrazia si è attivato.
Nessuna istituzione, neanche la Chiesa (anzi), si è messa di traverso a difesa dei cittadini. Nessuna grande firma ha usato la propria penna come scudo per l’opinione pubblica. Nessun grande ospedale ha spalancato le proprie porte rigettando discriminazioni disumane e antiscientifiche in nome del giuramento d’Ippocrate. In nome dell’umanità. È profondamente umano desiderare di custodire l’umano. E c’è una scintilla di divino in questa tensione protettiva. Perché non abbiamo saputo conservarla? (Riproduzione riservata)
Per restare sintonizzato su “Notturno” clicca su “Iscriviti”. “Notturno” vive grazie ai lettori: se ti abboni sostieni il lavoro giornalistico della newsletter e ottieni l’accesso completo all’archivio. Riceverai inoltre, ogni settimana, un contenuto riservato agli abbonati. Puoi cancellare la tua iscrizione in qualsiasi momento cliccando su “Unsubscribe”.
Vedi anche
Già, hanno usato la tessera verde come strumento di discriminazione. Chissà cosa ancora succederà in questo mondo disumanizzato.